di Fausto Anderlini – 2 agosto 2018
Che dire di oggi ? Spesso, durante questo terzo abbondante di secolo mi sono chiesto quanto sarebbe durato. E mi davo una spiegazione basata sulla persistenza della memoria collettiva, quale si plasma nei momenti topici di una comunità. In diversi sondaggi su vasta scala avevo verificato, ancora al 2010, che la strage della stazione era l’evento indiscutibilmente più presente nella coscienza di sè della città, assieme alla Resistenza. La stazione e il sacrario ai caduti davanti al quale si officia il 25 Aprile. Bologna città di sinistra, democratica, antifascista. La memoria collettiva di una città è un congegno misterioso. Una volta che si radica tende a persistere e a involvere gli abitanti, malgrado la parte che è stata testimone degli eventi che la strutturano recede sullo sfondo, per lo scorrere del tempo e il ricambio demografico. Si crea un calco, un timbro, una sorta di battesimale capace di condizionare, catalogandolo nella consuetudine, chiunque passi per il luogo. La magia del genius loci. Un poco come accade per la parlata locale, che tende a persistere anche se i nativi almeno da qualche generazione sono un’infima minoranza.
Nel minuto di silenzio, dopo i tre squilli della sirena, la massa si transustanzia e acquista una forza terribile. Anche se si raduna sempre in modo festoso. Comitive, polisportive, infermieri, vigili del fuoco, gente comune, passanti….Durante il quinquennio della destra al potere si cercò in modo subdolo di decalcificare questa struttura identitaria, assecondandola nella forma ma cercando di fare rivivere altre forme di iconodulia, religiose o di senso comune locale. Un tentativo di spoliticizzazione del rito civile contro il quale, ogni volta si è levata la massa a sfondo mistico che si forma nel minuto di silenzio, Talvolta in modo assolutamente contro-fattuale. Ci sono state cerimonie dominate dall’ira, dallo scandalo, nelle quali si giunse in prossimità di detronizzare la calca dei politicanti che occupava indegnamente il palco. E quelle cerimonie furono tra le più belle. La coscienza era viva e vigile e si sarebbe levata più forte contro chiunque avesse cercato di vanificarla.
Ed anche oggi eravamo lì, sempre quelli, più o meno nello stesso numero, liquefatti e scanzonati nella stessa calura estiva. ma con la stessa voglia di rivivere la sacralità del rito civile che è l’anima della città. E però c’era qualcosa di nuovo anche se tutto è filato liscio come non mai. Anzi proprio per questo. La massa, il corteo, è una forza mistica, un corpo collettivo con una sua soggettività trascendente, Anche se ogni singolo individuo che la compone può essere inadeguato se non indegno. Durante il percorso ho chiaccherato con vari compagni, Pd, Leu, Pap e vattelapesca, Rossi, bruni e frou-frou. C’era chi aveva simpatia per Salvini e chi aveva votato 5 stelle. Ognuno nei suoi viaggi perso, ognuno a suo modo ‘di sinistra’, In testa erano schierati i gonfaloni delle istituzioni, comuni, regioni, primi cittadini con le fasce tricolori. Ma chi cazzo erano ? Solo cinque anni fa li avrei riconosciuti uno ad uno. Del resto la marcia degli stendardi non aveva la stessa cadenza ieratica con la quale in altre occasioni scendeva lungo via Indipendenza, quando cittadini e istituzioni facevano tutt’uno. Una volta in piazza Bolognesi, il custode dei familiari delle vittime, non aveva la stessa stentorea indignazione d’un tempo. Era come placata in ordinarie raccomandazioni. Il Sindaco Merola è stato breve. E quel Fico, terza carica dello stato, tanto atteso alla prova, mi è parso di una futilità desolante. Una voce insignificante, totale assenza di retorica professionale, come un liceale che sciorina i suoi pensierini senza spartito. Certo con il pregio dell’autenticità, cioè di una qualunque levità Un vero “cittadino”. Ha detto che si occuperà del caso al “100 per 100”, che dalla trattativa Stato mafia emergono “cose pazzesche”, che sarà “fatta piazza pulita del passato”. Non solo del marcio, ma forse, in questa palingenesi del ‘cittadino’, anche di chi vi ha combattuto contro. Dopo di che la gente convenuta ha celebrato il minuto di silenzio e se ne è andata. E questo è il punto.
E’ stato il primo 2 Agosto senza la sinistra. The day afther. Questa la sintesi. Qualcosa di clamoroso. Ho incontrato Castagna, ex sindaco di Casalecchio, ancora Pd, e mi ha detto festante che era una bella ‘prova’ di presenza. Ma non è vero: quella massa, l’odierna cerimonia, è stata piuttosto all’insegna dello sbigottimento, Percorsa da una stralunata interrogazione. Sappiamo perchè siamo qui, ognuno venendo dai suoi privati percorsi, ma cosa sarà d’ora innanzi ? Dove andremo? Chi e cosa saremo ? Chi ci rappresenterà ? Senza interpreti politici e istituzionali, senza chiese che li accolgano, senza interpreti collettivi calati nella realtà storica, i riti non possono durare. Anche quelli civili e repubblicani. Non è vero che riprendono forza all’insegna della spontaneità. Semplicemente perdono linfa e muoiono, recedendo nella dimenticanza. Sono pessimista, ma sento tutta l’urgenza di non morire. Non così, comunque.






