Chiedere scusa? A chi?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 3 agosto 2018

“Se verrà dimostrato che il razzismo non c’entra niente e che addirittura, come pare, il primo di questi cretini è il figlio di un consigliere comunale del Pd, c’è qualcuno che deve chiedere scusa e fare silenzio per il prossimo mese”. Così Salvini. Siccome l’uovo contro Daisy l’avrebbero lanciato tre ragazzi in vena di goliardie (e si sa che i goliardi, i bulli, i violenti, quelli che puntano il debole e l’indifeso non sono in nessun caso razzisti!), allora chi avrebbe anche solo immaginato o detto che si trattasse di razzismo adesso dovrebbe chiedere scusa.

A chi? A lui? Al governo? All’opinione pubblica? Ai tre ragazzi? Ai razzisti? La prima che dovrebbe chiedere scusa sarebbe proprio Daisy, in tal caso. Che ha insistito a dire che il gesto era razzista, motivandone anche le ragioni ambientali (si trovava di sera in una zona della città dove circolano prostitute nere, e potrebbe essere stata scambiata per una di loro). Ma forse è proprio questo che vuole Salvini, quello a cui mira: che la nera italiana chieda scusa ai bianchi italiani, colpevoli di una goliardata, o in generale di battute innocenti, di un po’ di goliardia, di sano spirito di razza, e che sarà mai. Forse vuole che la nera italiana si riconosca in difetto verso la maschia gioventù italica. La vittima che deve chiedere scusa ai carnefici è l’ultima che avrei voluto sentire. Ma ve lo immaginate se fossero stati tre ragazzi neri a tirare uova a una donna bianca negli stessi modi? Salvati cielo.

Io torno a ripetere e sono convinto che si possa essere goliardi, bulli, violenti e razzisti nello stesso tempo, nell’ordine che volete. Un atteggiamento non esclude l’altro. Essersela presa prima con pensionati, donne, altri soggetti sociali deboli, non esclude comunque che si possa proseguire in una escalation, tirando fuori il peggio del sentimento razzistico. Non conosco i tre ragazzi, ma penso che siano anch’essi vittime del clima d’odio e di risentimento che divampa in Italia. Chi nutre sentimenti antirazziali, lo fa spesso (o sempre) per un clima culturale che lo avvolge, per una tendenza diffusa, per l’incitamento altrui, perché ne sente parlare nei bar o in strada o sul bus o in tv o sui social. È come una tenaglia, l’odio che ti stringe e ti acceca. Fa emergere il bruto e il violento al posto dell’uomo incivilito. Come una regressione. E noi sappiamo quanto i sentimenti condizionino la nostra vita (e la politica), in gran parte composta di sentimenti ed emozioni, appunto. Ovviamente io non chiedo scusa a nessuno, per le ragioni che ho detto. E spero che nessuno lo faccia. Si comincia con le scuse, si finisce con il cappello in mano e la schiena piegata. La dignità salva sempre, e prima ancora il rispetto.

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