Odio razziale e xenofobia

per Vincenzo Musacchio
Autore originale del testo: Vincenzo Musacchio
Fonte: Originale

INTERVISTA AL DIRETTORE DELLA SCUOLA DI LEGALITÀ “DON PEPPE DIANA” DI ROMA E DEL MOLISE, VINCENZO MUSACCHIO, SU ODIO RAZZIALE E XENOFOBIA

intervista a VINCENZO MUSACCHIO di Lucia De Sanctis – Free Blogger  4 agosto 2018

Professore, deve preoccuparci il clima che stiamo vivendo attualmente in Italia?

Fondamentalmente l’Italia non è un paese razzista. Negli ultimi vent’anni, tuttavia, il livello di razzismo e di xenofobia nella società italiana, purtroppo, ha continuato a crescere. Fatti che erano inimmaginabili solo qualche anno fa, sono ora accettati quasi senza proteste, anzi, sotto alcuni aspetti, sono persino giustificati. Quando i leader di partito incitano all’odio razziale si rischia un aumento di violenza “fai da te” contro tutto ciò che viene visto come straniero. La cultura del nemico, la paura del diverso, che poi genera di volta in volta intolleranza, xenofobia e razzismo, ha cause sociali, psicologiche, economiche e politiche. Il razzismo è la negazione dell’eguaglianza tra le persone, è l’idea che persone appartenenti a categorie biologiche diverse debbano godere di diritti diversi. Le barriere che la persona crea in fondo sono barriere che la stessa vive al suo interno.

I media spesso utilizzano toni “forti”: che peso possono avere “parole sbagliate” nella realtà quotidiana?

Comincio col dire che qualsiasi parola usata ha delle conseguenze così come anche il silenzio produce i suoi effetti. Il ruolo dei media è fondamentale nella costruzione di una cultura del nemico, del diverso. Per capirci basti pensare alla commissione di un reato da parte di uno straniero:  già nel titolo dell’articolo o del servizio televisivo si indica la provenienza del reo, cosa che non avviene se lo stesso reato è commesso da un italiano. Va anche detto che la colpa non è tutta dei media poiché nel nostro paese non sempre gli intellettuali prendono posizioni nette e chiare su questi temi. Anche la scuola e la famiglia hanno le loro colpe.

Quanto dobbiamo preoccuparci?

Il razzismo inteso nella sua essenza per fortuna è “patrimonio” di una minoranza. Ma ciò non può non farci preoccupare soprattutto se restiamo immobili su situazioni che invece meriterebbero di essere affrontare con intelligenza e decisione. Ad esempio sono stato sempre favorevole a che l’insegnamento in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia del Novecento. Se fino a qualche anno fa il valore dell’antifascismo era patrimonio indiscusso di pressoché tutte le forze politiche in campo, oggi esso non appare così scontato. Non dimentichiamoci mai che abbiamo una tra le più “belle” Costituzioni del mondo ed è ad essa che dobbiamo fare riferimento nei momenti più critici. Faro che ci illumina il cammino in questa materia è l’articolo 3 della nostra Carta Costituzionale, che riporto testualmente: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Un articolo che da solo è un programma che non può essere disatteso o peggio ancora manipolato o addirittura negato da nessuno a meno che non voglia sovvertire la democrazia e i suoi principi fondanti.

Però il pericolo di scoprirsi un paese con sempre più razzista c’è. Chi sono i responsabili?

A me non piace la caccia alle streghe. Comunque, ad onore di verità devo dire che la colpa è anche di politici e giornalisti. Ma non solo. Grande responsabilità  la hanno anche i cittadini italiani che rivelano una grave mancanza di cultura sull’argomento. Culturalmente siamo in forte ritardo nell’affrontare un tema complicatissimo come quello del razzismo e della xenofobia. In questo contesto, la politica, purtroppo, spesso non sembra essere attrezzata per dare il buon esempio e noi abbiamo una grande capacità di indignarci, ma abbiamo molta più difficoltà a metterci in gioco. Assumersi una responsabilità, rimboccarsi le maniche, provare a costruire qualcosa è molto più complicato che scrivere sui social network.

Ma la sua opinione sull’argomento qual è?

Vedo e sento un clima di odio e di razzismo creato per lo più per opportunismo politico. Soffiare sul fuoco vuol dire macchiarsi di una colpa che prima o poi ti ricadrà addosso. Per calcolo politico si fa qualunque cosa ma alla fine occorre stare attenti alle conseguenze che si determinano nella società. Per la Lega adesso l’obiettivo sono i migranti, prima però erano i meridionali. Oggi su questi temi c’è anche l’assenso del Movimento 5 Stelle che doveva essere una forza di cambiamento. L’atteggiamento di Salvini poteva essere giustificabile quando era solo leader della Lega ma oggi che è  Ministro dell’Interno non può e non deve continuare a soffiare sul fuoco. Comunque ribadisco che le colpe non sono solo politiche poiché anche gli italiani dovrebbero farsi un esame di coscienza.

Lei vede una soluzione al problema?

Come ho già detto il razzismo è ineliminabile, fa parte del genere umano. Vi sono però alcune soluzioni per tenerlo sotto controllo e ridurlo in termini di sopportabilità sociale. Una soluzione praticabile, a costo zero, è quella di far emergere il problema, renderlo noto informando e studiando la storia del passato perché tenere viva la memoria dei tragici avvenimenti vissuti e comprenderne le cause profonde sarà di insegnamento e di monito per il futuro. Educare, significa anche conoscere le diverse realtà che ci circondano, scoprirle ed apprezzarle proprio in virtù della loro diversità e della possibilità di un reciproco arricchimento. Nel futuro sarà indispensabile informare, sensibilizzare ed educare l’opinione pubblica, a partire dalle giovani generazioni affinché siano strumento di promozione di una nuova era, di una nuova società globale in cui siano rispettati i diritti umani di tutti, senza distinzioni di razza, sesso o religione. Sarà questa la vera sfida degli anni a venire e molto dipenderà dagli esempi e dagli insegnamenti che daremo alle future generazioni.

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