di Alfredo Morganti – 26 ottobre 2018
Desirée non sta assistendo allo scempio politico e mediatico che si sta facendo della sua sofferenza e della sua morte. E di lei, della sua piccola vita sofferente, poco importa davvero. Il martello della propaganda, in questi casi, è il peggior oltraggio che si possa fare alla memoria di una persona che non c’è più. Si parla tanto di degrado, e ci si lamenta che San Lorenzo sia divenuto, nelle tipiche iperboli giornalistiche, il luogo del degrado assoluto. Si associa al degrado il tema dell’ordine pubblico, come se non fossero possibili (e doverose) anche altre associazioni. E non si fa, invece, un’equazione piccola piccola: il degrado equivale alla mancanza di lavoro, di cura, di manutenzione urbana, è un effetto della disperazione sociale e personale, è ciò che resta di una società individualizzata al punto che sono ‘padrone a casa mia’, ma me ne frego degli spazi pubblici e della vita degli altri. Siamo come compressi in luoghi individuali sempre più angusti, per consegnare quelli comuni all’incuria e alla indifferenza. Non esiste in sé l’immigrazione, non esiste in sé il degrado, non sono entità metafisiche che viaggiano su autostrade senza accessi. La vita degli altri dipende dal modo in cui si governa, dalla risorse che destiniamo alla cura sociale, dalla solidarietà che sappiamo esprimere.
Lo stesso Ministro dell’Interno che va a occupare lo spazio mediatico offerto dal caso di Desirée, quale ricetta offre? La solita. “Catturiamo le bestie” dice. E così gonfia con parole di odio la sicurezza pubblica, la carica di rancore – e si trasforma in un caccia all’uomo la giusta ricerca di ordine. E poi? Poi basta. Poi il male non viene trattato alla radice, non viene attenuato porgendo attenzione alle ragioni del degrado. Non si ricostruisce socialità, non si tessono trame di assistenza e di solidarietà, non si curano gli ambienti urbani, non si presta attenzione ai luoghi pubblici. La città non diventa migliore, anzi appare sempre più inospitale. E non ci si occupa né della rete di relazioni umane, né degli ambiti in cui queste relazioni avvengono, tantomeno della cultura che dovrebbe ‘formare’ i cittadini. Si indicano le ‘bestie’, si apre la caccia e si esibiscono i trofei. Punto. Per carità, non che non debba essere fatto, anzi. Ma è la jungla in cui viviamo il problema, il coacervo di egoismi, la legittima difesa trasformata in una legittima offesa, la rabbia che monta, la spietata propaganda attorno alla tristissima fine di una povera ragazza.
Il Ministro che va a visitare il luogo del martirio di Desirée, nello stesso tempo promuove una manovra di governo dove si allarga il fossato del debito pubblico e dove si apre uno scontro durissimo con l’Europa per destinare, dei 40 miliardi di euro in campo (di cui 21,7 in deficit), appena 3,5 miliardi a investimenti pubblici, il 9% circa. Dove il grosso della cifra va a soddisfare i bisogni degli individui di mercato, e così facendo strappa ancor più le maglie della solidarietà e dei legami ‘sociali’. Dove la pace fiscale è più importante della pace sociale. Dove la sicurezza non è costruita anche attraverso una rinnovata coesione, ma innescando la caccia all’uomo. Dove i neri sui barconi valgono solo come merce di scambio o di ricatto con l’Europa. Dove l’Europa cessa di essere un’idea, una valore di fratellanza tra popoli e nazioni, per divenire terreno di scontro, disvalore, bestialità anch’essa. E dove lo spazio della politica si riduce a quattro equazioni economiche e a molte urla mediatiche. Così che l’Europa non verrà mai riformata davvero.
Se si fosse davvero voluto combattere il ‘degrado’, tuttavia, non avremmo fatto ‘buffi’ per distribuire risorse in mille rivoli personali, con la scusa di dover attivare la domanda, ma avremmo investito sulle nostre città, sulla loro manutenzione urbana e sociale, avremmo optato per la solidarietà e per gli spazi comuni. Avremmo agito sulla ricchezza sociale che si sarebbe tramutata anche in ricchezza individuale. Avremmo preso i soldi dal pozzo enorme dei grandi patrimoni privati per ridistribuire risorse ai servizi pubblici, alla scuola, alla sanità. Avremmo fatto manutenzione nella vita quotidiana: quella che occupa gli spazi sociali, quella che vive di beni pubblici. E invece si indica la bestia, ci si costruisce una trama elettorale sopra, e intanto la si attizza e la si sfama aprendo fossati tra uomo e uomo, scegliendo i patrimoni invece dei bisogni, chiedendo i soldi agli investitori invece di trovarli in casa propria, utilizzando a questo scopo il criterio della giustizia non quello della vendetta. Povera Desirée, penso amaramente, in che mondo sei vissuta.


