La Sinistra è morta?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giovanna Ponti

di Giovanna Ponti – 2 giugno 2019

Dare per morta la sinistra per me è un errore.
Certo occorre una visione nuova: i piccoli gruppi che si uniscono ai fini di creare una lista elettorale sono stati sgamati, come non ha convinto un Pd che aveva nelle liste tutto e il contrario di tutto.
Ormai gli elettori non ci cascano più, tranne qualche nostagico in buona fede.
Ho letto un Fratoianni e un La Forgia molto autocritici e consci che quella sinsitra lì non esiste opiù e che bisogna rivedere un po’ tutto, compreso riposare lo sguardo sul Pd e sperare possa modificarsi.
Però la sinistra non è morta e anzi se ne ha molto bisogno.
Io non credo che solo in Italia, Paese che per trent’anni ha avuto il Partito Comunista più votato d’Europa, la tradizione , le idee, la prospettiva di una società più giusta in senso socialista sia morta.
Non ci credo.
E credo anche che fra gli astenuti ci sia un mucchio di persone che non ce la fa a esprimere un voto utile a scapito dei propri valori o un voto identitario minoritario e ininfluente.
Bisognerebbe insomma capire in quale percentuale gli elettori di sinistra si siano astenuti dal voto, e non sono andati a votare perchè non si sentivano rappresentati da NESSUNO.

Io credo siano stati moltissimi.
Non si sentono rappresentati da un Pd, litigioso e confuso, che si muove nell’ottica di un centrismo tutto interno al sistema e nemmeno da liste che, un anno dopo il fallimento di LeU, si presentano ulterirmente divise e mettendosi insieme all’ultimo momento, due mesi prima delle votazioni.

Credo insomma che non ci sia più una sinistra politica che rappresenti la sinistra sociale, che è viva e vegeta e si palesa in molte manifestazioni di dissenso al governo giallo-verde: nelle manifestazioni e nei movimenti, nel volontariato e nelle battaglie sosciali, perfino nelle lenzuolate e nei selfie truffaldini.
Poi sarò vetero, ma va bene rispondere alle esigenze degli elettori, ma se non inserisci le varie battaglie in un ragionamento “ideologico”, cioè con contenuti teorici precisi, (chi siamo, cosa vogliamo costruire, in che modo) avremo qualche battaglia vinta, ma la guerra sempre persa.
Lo sforzo è proprio quello di tornare sì ai territori, ma con un’idea forte della società che si vuole.
Ad assecondare i bisogni senza sapere dove portano, sono buoni tutti: perfino Casa Pound. La destra in questo è facilitata: l’idea nazionalista, il razzismo, il “prima gli italiani” è facile da sbandierare e da utilizzare per acquisire consensi.
La nostra elaborazione è un tantino più complessa. Se poi manca la prospettiva, siamo fottuti in partenza.

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