Zingaretti astruso e incomprensibile (sulla crisi di governo)

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

Urbi, orbi, orbanizzati

A meno non sia una messa in scena tattica, devo dire che la ratio della strategia di Zingaretti mi sfugge.
Si può capire il timore per soluzioni abborracciate di transizione che oltre a prendersi in carico il costo politico della manovra economica dovrebbero scontare la propaganda salviniana contro l’inciucio ecc. ecc. Ma quale che sia il contesto non si vede come permettere a Salvini di andare all’incasso oggi sia meglio rispetto a un ipotetico domani. Meglio un doman del quale, comunque, non c’è certezza che il rischio oltremodo reale di un ‘cambio di sistema’ immediato che cancellerebbe a venire i connotati del sistema democratico.

L’idea di potersela ‘giocare’ in uno scontro elettorale secondo la tempistica messa a punto dalla Lega mi sembra una pia illusione che accomuna, ciascuno nel suo ambito, tanto Zingaretti che Di Maio. Non si può certo confidare nelle potenzialità taumaturgiche di Gentiloni, Sala, Calenda o chi altri da una parte e di Conte, Di Battista o chi altri dall’altra. Ma soprattutto sono due le considerazioni che rendono avventuristico l’azzardo Zingaretti.

Innanzitutto l’ancora non precisato profilo ideale e programmatico del Pd a guida Zingarettiana, tanto è vero che la convention delle ‘idee’ dovrebbe aver luogo a Novembre, cioè ad elezioni avvenute. Un partito dall’identità ancora incerta non può certo suscitare grandi entusiasmi.

Ma soprattutto l’assenza di uno schieramento elettorale adeguato allo scopo. Con il sistema elettorale vigente se 5S e Pd e alleati minori non trovano una qualche sinergia sono drammaticamente soccombenti. Sull’uninominale Salvini potrebbe fare l’en plein anche da solo, confidando nel trascinamento del voto utile proveniente dal resto della destra.
Giungendo a disporre di una maggioranza parlamentare superiore al 60 %. Marciando coordinati invece, Pd e 5S potrebbero quantomeno fare incetta di collegi al sud e riprendersi le regioni rosse. Limitando di molto il gap con la Lega.

Perché queste due condizioni si realizzino occorre tempo. Nell’immediato il Pd non ha alcun interesse che i 5S implodano definitivamente. Non c’è nessuna ragione di supporre che gli elettori tornati allo stato brado sciamino verso il Pd. Anzi. E’ probabile che vadano altrove.

L’unico vantaggio che il Pd di Zingaretti trarrebbe sarebbe di avere una rappresentanza parlamentare finalmente allineata alla dirigenza di partito. Magra soddisfazione se la rappresentanza dovesse ridursi a una piccola e impotente scialuppa. Inoltre lasciare spazio di manovra a Renzi significherebbe rafforzarne la posizione. Che senso ha lasciare che Renzi gestisca la linea che fino ad ora ha affossato facendone le veci ?

Comunque la si giri qualsiasi cosa possa differire le elezioni sembra preferibile. Il parlamento è sovrano e non può ridursi ai diktat di un ministro di polizia. Il quale se impedito nei suoi propositi certo abbaierà con la bava alla bocca. Ma tempo qualche mese potrebbe sgonfiarsi tutto d’un colpo.

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