Il centrodestra di Salvini e Meloni, anzi il destra-destra
Scrive il Corsera che tra Salvini e Meloni ci sarebbe freddezza. Il primo, in effetti, si sente già il Capo dei Capi, la seconda invece ha innestato la marcia e punta in alto. Non è facile comporre i dissidi, quando questi riguardano la leadership e i candidati. Non c’è più Berlusconi, ossia il versante ‘moderato’ dell’ipotetico raggruppamento, a fare la sintesi. Il 5% che gli assegnano i sondaggi è davvero poca cosa, ben poco anche per chi lo immagini un terreno di caccia per le proprie scorribande vivaistiche. La destra italiana è davvero di destra, si è radicalizzata, ha risvegliato la ‘bestia’ e anziché domarla la eccita sempre di più, scatenando risentimento come se fosse aria fresca. Il testa a testa Salvini/Meloni non può che contribuire ad alzare i toni, presentando al Paese un conto politico salatissimo. Sicuramente si inaspriranno le parole d’ordine contro l’immigrazione, contro la solidarietà e l’accoglienza, contro chi si prende cura del disagio (associazioni, onlus, gruppi di cittadini). Sarà una gara al rialzo, rissosa, avvelenata, almeno da qui al confronto elettorale. I loro giornali sputeranno fiamme, amplificando se possibile l’intensità delle sconcezze che si propagano nell’aere. Immaginate se a costoro si aggiungessero, come si stanno aggiungendo, anche alcuni sfollati dall’area di centrosinistra. Bingo.
#Bersani ebbe a dire che fare politica è domare la bestia, ossia chetare gli istinti e gli impulsi personali e sociali per costruire forme di convivenza civile grazie a cui regolare il conflitto, rendendolo produttivo invece che distruttivo. Mi sembra la metafora giusta per spiegare in cosa consista la democrazia, ossia il governo del popolo che esercita la sovranità nei limiti della Costituzione. La destra-destra, che vomita sull’immigrazione e il disagio, aizza invece la bestia contro le istituzioni democratiche: l’esatto opposto di quanto prescrive la civiltà politica. Essa vuole scombinare il dialogo, vuole stracciare la tessitura istituzionale, cancellare i corpi intermedi, #disintermediare e svuotare di senso la Costituzione. Vuole il presidenzialismo, vuole ridurre la democrazia alla sola verticalità: il rapporto immediato, populistico, tra il Capo e il ‘suo’ #Popolo. Svuotando di senso, così, l’orizzontalità dei rapporti di potere, le relazioni politiche, istituzionali, la rete delle associazioni e della partecipazione organizzata. Vuole tifosi che inneggiano, non cittadini consapevoli. A chi dice che destra e sinistra non esistono più, lo invito ad aprire gli occhi ancor prima che attivare la propria intelligenza.
In Italia c’è un’onda montante di radicalizzazione. Andrò controcorrente, ma la destra-destra apre spazi immensi alla politica che voglia eleggere, invece, la ragionevolezza e la convivenza democratica a proprie bandiere. Voglio dire che non è il caso di radicalizzare a nostra volta il conflitto politico e di stare al loro gioco come in uno specchio. Non vuol dire evitare di ribattere all’offensiva della destra, sguarnendo il campo. Al contrario, bisogna tenere altissimo il presidio democratico nel Paese. Le #Sardine sono un esempio possibile. È urgente, invece, ricucire, tessere, rivitalizzare le istituzioni, diffondere un senso di unità popolare, far rinascere partiti veri e rafforzare la dimensione “orizzontale” della democrazia, come dicevo, quella che loro stanno invece bombardando alzo zero. Laddove loro si ritirano (il campo delle istituzioni e del dialogo politico costruttivo) noi dobbiamo invece penetrare, presidiando il vuoto democratico che ingenerano. Una forza serena, appunto, che non adotta il metodo e i paradigmi della destra, ma ne propone di alternativi. Parrà banale quello che dico, ma quel risentimento, quella aggressività, quel modo di pensare la politica ogni tanto mi capita di scorgerli anche nel nostro campo, come un virus che si è diffuso, a cui dobbiamo da subito porre un freno. Quando chiedo una riforma #proporzionale del sistema elettorale, penso anche a tutto questo.



