di Fausto Anderlini
Colpo di tosse
Le misure d’emergenza sono inaudite. Almeno a mia memoria, non ricordo provvedimenti generalizzati contro la libertà di riunione delle persone. Ove si instaurasse la censura per i media (misura senz’altro salutare e del tutto legittima visti gli effetti psichici di natura collettiva che da essi conseguono) saremmo al coprifuoco totale, alla quarantena sigillata, allo stato d’eccezione compiutamente dispiegato.
Da qualche colpo di tosse partito nel Catai ai prodromi situazionali di un colpo di stato nazionale. Nell’ambito dei quali lo Stato emerge come nuda forza e unica autorità riconosciuta. Come Leviatano panottico cui sono affidati in esclusiva i destini di cittadini transitati all’stante alla condizione di pazienti. La società trasformata in presidio ospedaliero. La salute pubblica ricondotta alla sua essenza profilattica.
Sebbene il sillogismo sia senz’altro azzardato, non v’è dubbio che nell’immediato la situazione politica entra in un fase inedita. La stabilità del governo in carica ne è automaticamente rafforzata, Le fibrillazioni che l’assillano vanno in secondo piano e il governo ritorna il prius di una catena di comando che dall’emergenza sanitaria si allargherà inevitabilmente allo spazio economico-sociale. Le tanto richieste elezioni sono allontanate. La situazione non è di quelle in cui la ‘palla passa al cittadino’. E tanto per fare un esempio correlativo, Renzi è stato la prima vittima del coronavirus. Persino quelli dell’Huffighton hanno smesso di chiedere elezioni slavificanti. ‘Sfidare Salvini in campo aperto’ non è proprio il caso. Si rischia il contagio.
Se si pensa che solo un’estate fa c’era un tizio che invocava ‘pieni poteri’ tra un mojto e l’altro, siamo a una nemesi con effetti quasi comici.
Gli ‘italiani’ che sotto la guida leghista volevano cacciare gli stranieri dal suolo patrio, difendendone i ‘confini’, si trovano ora in una condizione negletta per la quale non possono uscirci. Perché sono gli altri, gli stranieri, e sommamente i vicini, a cingerli in un cordone di sicurezza, Se vanno alle Mauritius li rimandano indietro. L’untore che diventa l’appestato, quelli prima reietti che evolvono a monatti, i tronfi persecutori in stigmatizzati, i cattivi in bisognosi di compassione.
Ancora pochi giorni la destra puntava a insufflare nell’opinione pubblica, dopo i neri, la reiezione degli asiatici. Attaccava la gestione della sanità da parte del governo, salvo vedersi recapitato come un boomerang la falla del sistema sanitario lombardo-veneto. Né sono stati dimenticati quegli epiteti, come forza Etna e forza Vesuvio, a suo tempo affibbiati dai buontemponi padani ai catastrofati del Sud. Ora sono i Sindaci dell’ischitano a prendersi il lusso di trattare gli escursionisti lombardi come indesiderati. Il Po e la linea dell’Arda fungono oggi da frontiere contro i focolai padani e ove dovessero cedere, il sud potrebbe sempre allestire linee sull’Appennino e sul Sangro (vera linea di delimitazione delle due Italie).
Perchè un conto è gestire la paura, altro conto è usare il panico. La psicosi pandemica, la paura reale, cessa di essere risorsa politica oppositiva e si traduce nell’impotenza e nella delega fiduciaria passiva (cioè senza alternative). A favore di chi ha le leve del governo. Tanto tuonarono che adesso gli piove addosso.


