Ripercorriamo le dichiarazioni delle ultime settimane dei governatori delle regione del nord Italia, hanno detto e chiesto tutto e il contrario di tutto, se il governo stanzia 10 miliardi ce ne vogliono di più, 30, 50 … non importa quanti basta puntare alto … e poi, bisogna, rilanciare subito l’economia ma anche chiudere tutto … chiudere i confini ma anche no (se lo fanno gli altri nei nostri confronti).
Idee confuse e palesemente contraddittorie, vendute con qualche abilità propagandistica per avere i consensi “dal popolo”, ma nocive per l’umanità in questi tempi drammatici.
E tutte queste Regioni hanno nel tempo, ridotto le risorse per la sanità pubblica, tagliato il personale, esternalizzato i servizi, finanziato le strutture private.
Il risultato ottenuto dalle Regioni in questi trent’anni non ha prodotto altri esiti se non un aumento della spesa pubblica improduttiva, di sprechi e malgoverno – le Regioni del Sud – se possibile, sono piazzate pure peggio. Occorre trarne le dovute conseguenze e tornare a un assetto istituzionale nel quale le decisioni fondamentali della vita politica e sociale dei cittadini italiani a partire dalla gestione della salute vengano prese a Roma. (gf)
Vale la pena di ricordare un vecchio politico liberale Giovanni Malagodi che si oppose con lungimiranza all’istituzione delle regioni: “Giovanni Malagodi: ” L’errore fatale delle Regioni”

le dichiarazioni di Luca Zaia solo nell’ultima settimana:
4 marzo 2020: «“La zona rossa è il Veneto”. Lo afferma il presidente della Regione Luca Zaia, in conferenza stampa dal centro della protezione civile di Mestre, da dove partecipa in videoconferenza all’incontro con il presidente del consiglio Giuseppe Conte. “Senza nulla togliere alla tragedia di Vo’, che vive un totale isolamento non programmato, con restrizioni nelle piccole cose della vita. E’ un sacrificio immane che stiamo chiedendo ai cittadini“, precisa poi Zaia auspicando che domenica, con lo scadere dell’ordinanza, le restrizioni per il paese padovano possano essere riviste. Le misure economiche di cui sta discutendo il Governo ammontano a 3,6 miliardi di euro, che “considero onestamente solo l’inizio di una partita molto più importante, per un’economia che e’ veramente in ginocchio. Per noi 3,6 miliardi di euro non bastano ma aiutano a partire”
7 marzo 2020 la notizia era: «“Consideriamo superata l’emergenza di Vo’. Abbiamo mandato una lettera al premier, a Speranza e al Comitato tecnico scientifico perché Vo’ sia liberata”. Lo ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, a margine dell’unità di crisi regionale sul Coronavirus, a Marghera. Precisando che la decisione dovrà essere contenuta nel nuovo Dpcm da rinnovare entro domani, Zaia ha sottolineato che «abbiamo 66 positivi su 3.300 abitanti, e l’isolamento lo consideriamo superato”»
8 marzo 2020 (ANSA): «Il presidente del Veneto, Luca Zaia, critica il decreto del premier Giuseppe Conte sul coronavirus considerando “esagerata e inopportuna” la decisione di definire area rossa le tre province venete e chiede quindi lo stralcio di esse. Zaia sottolinea che “non è stato interpellato per un parere prima della definizione del decreto e che l’ultimo contatto con Conte è stato prima di mezzanotte”. Lo stralcio riguarda le province di Padova Treviso e Venezia. A fronte di cluster circoscritti, “e che non interessano in maniera diffusa la popolazione generale, non si comprende – osserva Zaia – il razionale di una misura che appare scientificamente sproporzionata all’andamento epidemiologico”. “Noi veneti non ci siamo mai tirati indietro, io non mi sono mai permesso di dissentire, anche se c’erano misure che a volte avrei fatto in un’ altra maniera. Ma questo decreto per un’interpretazione – conclude – ha bisogno minimo di una circolare attuativa. Tutto magari ha una ratio, ma per noi veneti, in questo momento no”».
9 marzo 2020: Zaia (Veneto): “Misura sproporzionata”
“Il Veneto si oppone alla creazione delle tre zone di isolamento previste dal Dpcm. Nelle controdeduzioni inviate al Governo, sulla base delle conclusioni scientifiche cui il comitato tecnico scientifico è giunto stanotte, ho chiesto lo stralcio del blocco deciso per le 3 province di Padova Treviso e Venezia. A fronte di cluster circoscritti, e che non interessano in maniera diffusa la popolazione generale, non si comprende il razionale di una misura che appare scientificamente sproporzionata all’andamento epidemiologico”. È quanto scrive su facebook il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.
10 marzo 2020: «Piuttosto che protrarre un’agonia che dura mesi, credo sia meglio arrivare a una chiusura totale, così da bloccare definitivamente il contagio. È una linea di pensiero che sta girando e penso che se ne parlerà anche oggi, perché è fondamentale isolare il virus, e più rallentiamo la velocità di contagio e più respiro diamo alle nostre strutture sanitarie».
11 marzo 2020: «Faccio un richiamo alla responsabilità. I modelli matematici dicono che il 15 marzo avremo un’impennata importante degli accessi alle terapie intensive. Le curve ci dicono che ci sarà un inasprimento forte delle curve della contagiosità. Se non stiamo a casa, avremo 2 milioni di veneti contagiati da qui al 15 aprile e finirà che dovremo svuotare gli ospedali dai pazienti ordinari per inserire i contagiati da Coronavirus»
indimenticabile poi la dichiarazione di Zaia a fine febbraio, durante un’intervista (e dopo aver fatto capire che gli italiani e i veneti in special modo si lavavano molto, mentre i cinesi …), la ormai famosa frase “Li abbiamo visti tutti i cinesi mangiare i topi vivi“. Cosa che aveva suscitato l’indignazione e la protesta del governo cinese.
-.-.-.-
le dichiarazioni di Attilio Fontana

25 febbraio 2020: Fontana parlando con Radio 1 ha ricordato di aver proposto prima del diffondersi del virus di isolare chi veniva dalla Cina e di essere stato accusato di razzismo in quella occasione. “Io queste cose non le avrei mai ricordate – ha aggiunto Fontana – ma se si mette ad accusare le Regioni, significa che sta seguendo un’altra strategia. È la strategia della disperazione”.
27 febbraio 2020: “Pur essendo io non infettato da virus, ma avendo avuto rapporti quotidiani con una persona che purtroppo risulta essere stata contagiata, devo muovermi con una certa cautela perché la mia negatività si può trasformare in positività in qualunque momento, nei prossimi ormai 12 giorni, perché sono tre giorni che non incontro la mia collaboratrice” ha dichiarato Fontana. “La mia vita cercherà di essere il più normale possibile – ha spiegato Fontana – come dico a tutti i cittadini. Metterò la precauzione della mascherina, così che se per caso improvvisamente divento positivo evito di infettare chi sta con me. A maggior ragione porrò in essere le precauzioni che sono state distribuite: mi laverò spesso le mani, eviterò di avvicinarmi troppo ad altre persone, starò attento quando starnutisco e cambierò spesso fazzoletto, tutte precauzioni che rallentano la corsa del virus”.
7 marzo 2020 “Misure stringenti in tempi rapidi”
“I sindaci, alla luce dei dati relativi alla diffusione del contagio e della pressione del crescente numero dei malati nelle strutture ospedaliere puntualmente inviati al governo e al commissario Angelo Borrelli hanno sostenuto la necessità di mettere in campo misure stringenti e rigorose in base alle quali si possano chiedere sacrifici alle comunità. E’ chiaro che ciò può avvenire solo in presenza di indicazioni rapidissime”
8 marzo 2020: “La bozza del Decreto del presidente del Consiglio sembra andare nella direzione del contenimento della diffusione del virus, con misure più incisive che invitano i cittadini alla prudenza. Ma non posso non evidenziare che il testo è, a dir poco, pasticciato e necessita chiarimenti da parte del governo stesso per consentire ai cittadini di capire cosa si può fare o meno.
A Roma qualcuno non ha capito bene la situazione o quantomeno l’ ha capita con un certo ritardo – commenta Fontana quando ancora non è arrivato il documento -. Noi abbiamo sempre cercato di rendere chiaro il quadro, con numeri, dati scientifici e proiezioni, ma non ci hanno creduto”.
dichiarazione su facebook di Alberto Cirio del 9 marzo 2020: 🔴 #coronavirus PIEMONTE
Adesso in videoconferenza con il Governo e le altre Regioni per chiarire i dubbi sulle misure di contenimento e fare il punto sulla situazione del contagio. Vi aggiorno più tardi.
Quindi qualche ora dopo…….Cirio (Piemonte): “Decreto sta facendo impazzire i cittadini”
“Il decreto del Governo sulla Lombardia e 14 province “sta facendo impazzire i cittadini”. Così in diretta Facebook il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio in cui ha anche annunciato di essere positivo al Coronavirus.
“Il decreto evita ciò che è futile, il necessario si può fare”, sottolinea spiegando le nuove limitazioni previste per contenere i contagi da coronavirus: Per lavoro posso spostarmi, le merci si possono muovere”.

Stefano Bonaccini (Emilia Romagna) 9 marzo su facebook: “Alcune parti del provvedimento possono risultare di dubbia interpretazione e domani di difficile applicazione”
“Abbiamo ricevuto solo tre ore fa dal Ministero della Salute la bozza dei due nuovi Dpcm con le misure ulteriormente restrittive anti-Coronavirus. Talune di queste prefigurano agli occhi di molti la possibile introduzione di una grande “zona rossa”, estesa dalla Lombardia a diverse province dell’Emilia-Romagna, del Veneto, del Piemonte e delle Marche. Non è propriamente così, ma alcune parti del provvedimento possono risultare di dubbia interpretazione e domani di difficile applicazione. C’è addirittura chi ci sta chiedendo se lunedì potrà recarsi o meno al lavoro o se verrà introdotto il fermo produttivo.
Ben comprendendo – sottolinea – che queste nuove limitazioni sono dettate da indicazioni imprescindibili del Comitato tecnico-scientifico e condividendo l’obiettivo di contenere con ogni mezzo la diffusione del virus, riteniamo necessario poter meglio valutare la coerenza dei provvedimenti, che impattano peraltro in modo disomogeneo sul nostro territorio regionale.
Per queste ragioni ho chiesto al presidente Conte e al ministro Speranza, in una logica di leale collaborazione, di poter lavorare ancora alcune ore per addivenire alle soluzioni più coerenti e condivise”.

i commenti di Fausto Anderlini e Alfredo Morganti che condivido
Fausto Anderlini, 9 marzo 2020: Benedetto Bonaccini, ma se avevi dei rilievi da muovere al decreto governativo perchè non hai levato il telefono, te che ne hai la possibilità, e ne hai parlato con Conte seguendo le linee di discrezione che si usa tra poteri formali ? Ma si può gestire l’emergenza con ‘governatori’ che anzichè mediare sul territorio le misure assunte a livello centrale, in quanto terminali dello Stato, rilasciano interviste, sollevano polemiche e distinguo, avanzano prerogative di legittimità, promuovono istericamente la loro immagine tramite i canali mediatici ? Come se fossero a ‘Striscia la notizia’….
Alfredo Morganti, 2 marzo 2010:
La destra e la sinistra alle prese con lo stato d’eccezione
Leggeteli i giornali di destra, non fate gli schifiltosi, non contentatevi di chi ha le vostre opinioni o si differenzia solo per qualche sfumatura. Gli stessi che sino a ieri l’altro dicevano che era in corso una pandemia mortale e che il governo faceva prove tecniche di strage, quando hanno visto che questa linea che giocava vilmente sulla paura e che era da ‘disfattisti’ (come si diceva in tempo di guerra) non funzionava né verso le proprie figure sociali di riferimento (tra cui imprenditori che necessitano di relazioni economiche, dinamismo, contatti di affari), né verso l’elettorato, che cessa di seguirti se semini panico, hanno letteralmente ‘svoltato’ a 180° e oggi urlano ‘basta psicosi’. ‘Il Tempo’, per dire, scrive che il Covit-19 è un’altra scusa per fare deficit (ma come, non era Salvini che voleva sfondarlo sovranisticamente?), che non bisogna creare panico (appunto!) e che il coronavirus sarebbe una specie di arma di distrazione di massa per fare il Mes. Insomma: Covit-19 come oppio dei popoli. ‘Il Giornale’ si preoccupa persino del fatto che l’emergenza fermi il diritto: lo dicono quelli che sono per le frontiere chiuse, anzi per l’ostracismo, e per confinare gli immigrati su una nave a porti sbarrati alla pietà. Per non parlare dei più disagiati e dei poveri. È evidente che vivono dinanzi a uno specchio e che sono autoreferenziali. È il loro carattere strutturale, c’è poco da fare.
Ecco cos’è la destra. Il potere per il potere. E via la politica, ossia tutto ciò che si frappone alla conquista del posto di comando. Soltanto un Capo e un Trono. Ogni scelta, tragitto, percorso è immaginato per andare a pallino, costi quel che costi. I suoi alfieri sono abbacinati dal Palazzo, farebbero (fanno) qualsiasi cosa pur di sedersi sulla poltrona da sovrano. Un ‘sovranismo’ tutto personale, tutto per sé, non della nazione. Ogni posizione è lecita, ogni scelta è finalizzata, anche quelle più contraddittorie. Così pure le svolte improvvise, i ribaltoni, le rovesciate, e ogni tipo di calcolo nella speranza che non si abbia memoria di nulla, anzi sono sempre pronti a cancellarla, questa memoria, come se fosse un orpello. Anche gli amici di centro fanno così, anche i momentanei compagni di strada toscani, quelli che oggi dicono una cosa, domani un’altra, purché ciò li collochi in buona visibilità, in cima alla home page, nelle titolature di prima pagina o nelle anticipazioni dei tg.
Alla sinistra si può dire tutto: che sia frammentata, debole, incapace di tirare le fila, rissosa al proprio interno, senza carattere, persino ‘plagiata’ o egemonizzata dal pensiero neoliberale. Si può anche dire che sia incompiuta e abbia timore di essere unita, e tema quasi di essere un soggetto. Eppure non le si può dire di esser priva di una sensibilità verso il Paese, di non possedere antenne capaci di intercettare il senso a partire dai momenti difficili come questo attuale. Anzi, tanto più. C’è una differenza di fondo tra la destra e la sinistra: la prima, si sente sovrana quando decide lo stato d’eccezione, quando lo genera proprio per imporre il proprio bastone; la seconda, lo stato d’eccezione lo affronta ogni volta con cuore e mente, con passione e senso di responsabilità, anche se sono stati gli altri a produrlo ad arte o le vicende stesse. C’è una generosità di fondo verso il Paese che ci distingue da loro. Verso il Paese di chi lavora, soffre personalmente e socialmente, è subalterno, anonimo, dimenticato, sfruttato. È tutta qui la nostra speranza, quella che va sempre coltivata.
3 marzo 2020:
Contrordine: meglio la psicosi!
Ricordate i giornali di destra e il loro “basta psicosi”? Sono gli stessi che prima avevano accusato il governo di fare ‘prove tecniche di strage’. Bene. Oggi, ‘Il Tempo’ riparte alla grande con la psicosi indotta. Titola: Il contagio si avvicina. Il virus fa la marcia su Roma. Glissiamo sull’evocazione della marcia su Roma, che è già di per sé indicativa dello spirito che li anima. E concentriamoci sull’evidente eccitazione che provoca il preannunciato arrivo del virus nella Città Eterna. Vi leggiamo come un’ansia, un’attesa che finalmente sembra placarsi, quella del momento in cui anche la Capitale sarà in emergenza come Milano. Al ‘Tempo’ importa il giusto del ‘basta psicosi’ pure da loro invocato or ora. Vuoi mettere una bella epidemia nella città della politica, il conseguente attacco al governo, la richiesta dello stato di emergenza, e poi di un nuovo governo istituzionale, anzi di salute pubblica Salvini-Meloni-Renzi, e quindi l’attacco di prassi all’amministrazione romana, e poi il caos dal quale possano sgorgare tempi nuovi, una fase nuova, e perché no: un ordine nuovo! La psicosi mi pare che alberghi nelle redazioni dei media ben più che in una popolazione pur provata dalle tante sciocchezze che circolano nell’etere e nei cavi sotto forma di bytes informativi.



