Vincenzo Musacchio, giurista e docente di diritto penale, dal 2018 associato della School of Public Affairs and Administration (SPAA) presso la Reuters University di Newark (USA), presidente dell’ Osservatorio Antimafia del Molise e direttore Scientifico della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise.
L’ultimo decreto Conte per far fronte all’emergenza coronavirus secondo lei rispetta la Costituzione?
Questo non è il momento delle critiche ma, per onestà intellettuale, non posso non dire che proprio l’ultimo decreto (corretto come strumento) palesa gravi limitazioni e deroga alla Costituzione in modo sbagliato e direi allarmante. Ma di questo se ne discuterà nelle sedi opportune finita l’emergenza nazionale.
Non le sembra che il caos delle regole rischi di aumentare il panico tra la gente?
Non vi è dubbio che i cittadini appaiono inevitabilmente disorientati. Il continuo susseguirsi e moltiplicarsi delle regole di comportamento, ripetutamente modificate, hanno prodotto disorientamento e confusione, che si sono aggiunti alle incertezze già indotte dalle diverse opinioni variamente espresse sul tema in questione da parte degli esperti in medicina.
Ma la sua opinione in merito qual è?
Confesso di avere difficoltà nell’esprimerla poiché non ancora capisco se siamo in una condizione di emergenza sanitaria o stiamo assistendo ai sintomi di una vera e propria emergenza costituzionale che giustifichi ogni specie di sospensione, più o meno temporanea, delle regole costituzionali e democratiche.
Ci spiega meglio quest’ultimo aspetto?
Gli effetti del coronavirus, di fatto, hanno prodotto deroghe delle principali libertà costituzionali, per di più alcune imposte con atti amministrativi e non con gli strumenti consentiti dalla Costituzione proprio per fronteggiare “casi straordinari di necessità ed urgenza”. In questo contesto si sono utilizzate modalità non previste dalla Costituzione e precisamente le ordinanze del Presidente del Consiglio. La democrazia non è un gioco, e con le sue regole non si scherza, nemmeno in nome dell’emergenza. Io la penso così! Se fossi stato Presidente del Consiglio e non avessi potuto coinvolgere in nessun modo il Parlamento avrei impiegato lo strumento del decreto legge.
Le misure predisposte dal Governo italiano secondo lei hanno funzionato?
Non è stato fatto tutto ciò che era possibile dal punto di vista delle restrizioni attuate. Di certo, l’errore più grave è stata la sottovalutazione del virus, nonostante le avvertenze degli esperti sulla gravità della minaccia di epidemia. Gli esperti, tuttavia, mi riferisco ai virologi, hanno creato confusione, con dichiarazioni divergenti e addirittura opposte facendo ritardare in molti casi quelle misure di isolamento sociale che invece sono cruciali per il contenimento dell’ormai pandemia.
Una domanda che si fanno in tanti: si possono fare i nomi dei contagiati?
La giurisprudenza ammette sia possibile divulgare i nomi dei contagiati, allorquando la notizia assuma un’importanza decisiva ai fini della cronaca: è il caso, ad esempio, del famoso “paziente uno”, cioè del primo contagiato da Covid-19 in Italia, di cui i giornali hanno riportato nome, residenza, attività lavorativa ed età. Ugualmente, è possibile divulgare i nomi delle persone decedute a causa del Coronavirus: anche in questo caso, si deve ritenere che il diritto di cronaca prevalga su quello alla riservatezza. E’ legale divulgare la residenza delle persone contagiate da Covid-19, in quanto è diritto della popolazione sapere a che punto è l’epidemia e quali zone ha colpito.
Professore cosa ci dobbiamo aspettare ora?
Credo che al termine di questo periodo di crisi si aprirà un dibattito sui provvedimenti normativi emanati. Tutto sommato mi sentirei di affermare che il bilanciamento tra diritti costituzionali e situazione emergenziale siamo ancora in grado di farlo poiché abbiamo un ottimo riferimento normativo: la nostra Costituzione. Ciò che mi preoccupa di più sono le conseguenze economiche e politiche di quanto sta accadendo.
Ci può spiegare meglio?
Ci potranno essere danni economici rilevanti. In Cina, ad esempio, c’è già una riduzione della crescita economica di circa un punto percentuale, con inevitabili ricadute sull’economia mondiale. Il blocco dell’attività di alcune fabbriche cinesi incide già sui rifornimenti all’estero di componentistica. Questo virus ci ha dimostrato come la globalizzazione economica abbia anche molti sviluppi negativi. Molte famiglie e imprese potranno essere a rischio fallimento e potremmo essere prossimi a un disastro politico ed economico epocale. Siamo di fronte ad una globalizzazione dei rischi sanitari con gravi ripercussioni sulla politica e l’economia di alcune nazioni, incalcolabili per via della dimensione dei fenomeni e della velocità con cui si trasmettono da un continente all’altro. Sono convinto che il panico stia generando, e alla fine genererà, più danni dello stesso virus. Questo panico ha già creato un pesante danno d’immagine al nostro Paese che sarà molto più pericoloso e catastrofico dello stesso virus. Chi ci governa oggi ha un compito immane: dovrà affrontare contemporaneamente una crisi sanitaria, economica e geopolitica. Non li invidio!


