La quarantena non è un livellatore sociale, anzi è un eccellente esaltatore di diversità.
Un conto è fare la quarantena in case di 50 Mt in 4 o 5 persone, un conto è farla in villa con giardino; un conto è farla avendo lo stipendio comunque assicurato un altro è viverla senza certezza di reddito. Un conto è potersi permettere gli abbonamenti vari Sky, Netflix ecc un conto è fermarsi ai canali RAI, mediaset, la7 e qualche TV locale. Un conto è farla con la fibra un conto con i dati mobili a tratti disponibili. Un conto è seguire le video lezioni dal tuo PC privato altro è condividere un device con altri fratelli e con programmi non aggiornati o addirittura fare tutto da uno smartphone. Un conto è farla in una famiglia che si ama altro in una famiglia con tensioni interne. Un conto è farla in salute altro è viverla sapendo di essere “l’anello debole della catena”.
Allora il virus non ci ha reso tutti uguali ci ha invece ricordato quante disparità esistono ancora, quante categorie di cittadini e come il walfare sia del tutto insufficiente.
Ora, oltre al walfare sul quale i governanti dovranno interrogarsi, c’è la solidarietà fra pari. Esiste il sentirsi parte di un sistema che per sopravvivere deve educarsi a prendersi cura di tutti, esiste l’attenzione all’altro, l’aiuto con una busta di spesa, con un supporto tecnico o morale, con la proposta di una soluzione. Esiste il fattore Umano. Ecco oggi occorre questo!
La quarantena non è un livellatore sociale, anzi è un eccellente esaltatore di diversità
Autore originale del testo: Marianna Sturba
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