Con quali culture si ignora del tutto il cristianesimo: da Salvini improbabile “defensor fidei” ad Antonio Polito che rivendica “il sacro”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Raniero La Valle

CON QUALI CULTURE
Nella visione complessiva dei problemi che emergono e possono fare da ostacolo al cambiamento oggi necessario e alla ripresa dopo il virus, non possiamo non rilevare l’arretratezza che si è manifestata in Italia nella polemica relativa alla rinuncia della Chiesa a celebrare col solito concorso di grandi folle e assemblee ecclesiali i riti della Settimana Santa. Non vogliamo alludere tanto al prevedibile sfruttamento del dolore dei fedeli fatto da Salvini nella sua nuova improbabile veste di “defensor fidei”, vindice del sacro e sostituto dei vescovi, quanto alla legittimazione che gli è stata data dal Corriere della Sera, giornale noto al senso comune come espressione ideale della borghesia italiana, o almeno lombarda.
Questa borghesia è laica, perché viene dall’illuminismo, ma rivendica anche il cristianesimo come fattore determinante dell’identità italiana (Croce!). Tuttavia nel fondo di Antonio Polito, che pur viene dalla sensibilità della cultura comunista, si rivendica il “sacro” come “formidabile strumento di tenuta e coesione” sociale, e anzi addirittura come “nato per questo”, e si ignora del tutto il cristianesimo, se non per dire che anche prima di esso e della sua Pasqua le feste pagane celebravano la rinascita primaverile della terra. Ma il cristianesimo è precisamente l’evento che ha operato il passaggio dalla legge del sacro alla libertà della fede, dalla pesantezza dei riti alla interiorità dell’adorazione in spirito e verità, dal timore del Dio “affascinante e terribile” alla visione del Dio sfigurato, mansueto e vivificante della croce. È impressionante, e certo anche colpa di un mal trasmesso messaggio, che dopo duemila anni una borghesia europea sia attratta dai residui e dalle briciole delle antiche culture pagane, rivendichi le virtù palliative “dei miti e dei riti”, richiami in servizio una religione ridotta a “simboli e metafore”, nella persuasione che ciò serva agli uomini, “anche ai contemporanei così sicuri di sé, ma oggi all’improvviso sconvolti dalla scoperta di non essere invincibili”; un’ennesima alienazione, una cristianità senza cristianesimo.
Polito ricorda l’editto di Costantino: per la prima volta, da allora, dice, si celebra la Pasqua a porte chiuse. Allusione incauta: perché prima di Costantino c’era la persecuzione.
Molte cose dobbiamo dunque mettere a posto con le nostre culture. Per questo nella nostra scuola e nel sito c’è una sezione intitolata “Dimenticare Teodosio”. Per fare l’unità umana, tutte le religioni devono uscire dal loro sogno di Costantino, verso un’età diversa da quella costantiniana di Teodosio e diversa dalla ricaduta nelle manifatture pagane del sacro. È una gran cosa che a guidare la Chiesa tra questi scogli, nel sovvertimento della pandemia, ci sia tutta la misura e la lucidità evangelica di papa Francesco.

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