L’Italia che resiste

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

L’Italia che resiste

Giorni fa ho letto un articolo su ‘Rolling Stones’, che quasi denigrava chi sta rispettando la quarantena. L’autore definiva costoro “orda di mediocri, che non avevano mai raggiunto un risultato nella vita”. Perdenti, sfigati, insomma, che eccellono solo nel restare a casa, vestiti di “una gloria tutta pigiama e piaghe da decupito”. Come vedete il superomismo non muore mai, nemmeno quando un pandemia produce centinaia di migliaia di morti nel mondo. Beh, la lettura ha prodotto in me due effetti. Il primo è stato questo: ‘Rolling Stones’ da oggi mi si scorda proprio. Il secondo è stato, invece, pensare con una certa tenerezza ai tanti cosiddetti perdenti e sfigati, aristocraticamente attaccati dal superuomo di cui sopra, che trascorrono disciplinatamente in casa questa bella primavera pandemica (non fanno i runner, non vanno tutti i giorni a fare spesa, non portano il cane a passeggio ogni quarto d’ora, per dire) e non vantano specifici meriti, né li senti lagnarsi troppo.

Vorrei dedicare a loro questo mio 25 aprile, vorrei pensarli come i resistenti di oggi. D’accordo, ci sono donne e uomini che corrono quotidianamente altissimi rischi per la nostra salute e che sono malpagati e mal protetti. Ma di loro parliamo sempre e sono in cima ai nostri pensieri. Oggi, in questo 25 aprile così strano, il mio pensiero va invece ai presunti sfigati, a chi fa il proprio dovere anche stando a casa senza fare nulla, e sono milioni e milioni di essere umani in Italia e nel mondo. L’umiltà delle persone normali (ne conosco tantissime) è il cemento con cui ogni giorno teniamo assieme le nostre vite. L’umiltà della mamma che lavora e si occupa dei figli, quella del babbo che fa una vita anonima e piena di sacrifici, dei nonni che accorrono sempre anche alle ore più impensate, di chi vive in periferia, lontano dalla vita, di chi non ha grandi meriti o talento da opporre, ma fa il suo dovere nel grigiore quotidiano. Anti-eroi che pochi conoscono, e che non vengono mai celebrati ma più spesso denigrati.

Una vita è sempre una vita. Anzi dico di più: la vita di un presunto perdente è più bella, più nobile, più tenera di chi si esalta ogni cinque minuti narcisisticamente. Dedico, dunque, il 25 aprile, la liberazione e il ricordo della Resistenza ai resistenti di oggi. Agli ultimi, ai fragili, ai poveri, a chi non conta nulla, ma in realtà conta moltissimo. A chi si sottopone al lockdown silenziosamente, senza menarla troppo. Grazie anche a voi, che siete milioni e milioni. Evviva il 25 aprile di tutti noi, il 25 aprile che non muore mai.

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