16.500 mail a sostegno dell’Appello: «Basta con gli agguati»

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Anna Falcone, Antonio Floridia
Fonte: Il Manifesto

Anna Falcone

Il nostro appello “Basta con gli agguati” ha raggiunto in soli tre giorni 16.500 firme! E continua a crescere. Ciò dimostra che, lungi dal voler limitare il diritto di critica al governo e il pluralismo delle idee – come chiaramente scritto nell’appello – mai come adesso è inaccettabile che dietro la strumentale propalazione di sedicenti moti “libertisti” si tentino evidenti manovre di potere, volte a sovvertire gli assetti politici nel Paese. Tantissimi cittadini italiani non ne possono più della politica urlata, delle palesi menzogne e degli slogan che solleticano la rabbia, ma non offrono alcuna reale soluzione ai gravissimi e inediti problemi posti dalla pandemia, che aggravano ulteriormente la crisi economica già in atto e le diseguaglianze che affliggono la nostra società. In un momento di tale gravità, tutto ciò è inammissibile. Basta con i regolamenti di conti sulla pelle delle persone: i più deboli in primis! Mai come adesso è necessario cambiare passo e far fare alla politica (tutta) e alla classe dirigente quel salto di qualità che metta il futuro dei cittadini, i loro diritti, la necessaria riorganizzazione del lavoro e dell’economia in senso più innovativo ed equitativo, la riconversione ambientale e tecnologica, la protezione dei più fragili, al primo posto. In quella che è – e sarà – la più grave crisi sociale, economica e democratica dal dopoguerra, trasparenza, competenza, responsabilità e costruttività devono essere prerogative non solo del governo, ma anche delle opposizioni! Che nessuno mai più approfitti di crisi di portata epocale, per lucrare crisi democratiche. Sono sempre i cittadini che ci vanno di mezzo. Dipende anche da noi fare in modo che, questa volta, si reagisca non con la “rottamazione” di fatto della democrazia, ma con una maggiore richiesta di partecipazione. condizione essenziale per il compimento e l’evoluzione del progetto democratico già scritto in Costituzione. E’ l’unico vero “vaccino” contro il virus del populismo e dell’uomo solo al comando. La Storia ci insegna: non funziona e finisce sempre male.. Scrive Antonio Antonio Floridia, uno dei promotori dell’appello:”Un grande insegnamento viene da questa vicenda ed emerge da tante mail: “basta” con una politica urlata e divisiva, riconquistiamo la civiltà di una discussione democratica aperta e pluralista. Puntiamo sulle cospicue risorse di mobilitazione politica e civica che ancora esistono nel nostro paese e che si sono manifestate in questi giorni. Ne avremo molto bisogno per il “dopo”. Un dopo che sia pensato dal basso, a partire delle diseguaglianze e dalle contraddizioni sociali”. Su questo obiettivo andiamo avanti.

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Antonio Floridia su “Il Manifesto”

Breve viaggio nelle 16300 mail dei firmatari

Partiamo da una premessa: si è trattato di un testo promosso da un gruppo di intellettuali, condiviso da migliaia di cittadini “comuni”, un testo che ha rivelato una profonda consonanza con le idee e i sentimenti di una fetta importante dell’opinione pubblica (certo non tutta, ma forse proprio non minoritaria, anche stando ai sondaggi).

Quali le motivazioni? Si possono riassumere in alcuni nuclei ricorrenti nelle mail che ho potuto leggere.

Nessuno (nemmeno il testo dell’appello) difende acriticamente il governo, ma molti sono infuriati per il modo con cui una parte dei media e del ceto politico hanno condotto il dibattito di queste settimane: attacchi talvolta visibilmente strumentali e pretestuosi, che soprattutto lasciavano intendere l’esistenza di manovre finalizzate a far fuori questo governo. Ma per andare dove, poi?

Un passaggio chiave dell’appello è stato molto apprezzato: dietro alcune delle critiche al governo, e anche agli attacchi personali ad un Presidente del consiglio bollato come “inadeguato”, molti hanno visto “l’espressione degli interessi e delle aspirazioni di coloro che vogliono sostituire questo governo, e la maggioranza che faticosamente lo sostiene, per monopolizzare le cospicue risorse che saranno destinate alla ripresa”.

Quindi: molto meglio Conte che Salvini; molto meglio questo governo che improbabili “governi tecnici” o di “unità nazionale” (con la Meloni!?). Una riflessione che consigliamo ai “retroscenisti” politici: dove comincia l’analisi critica degli “scenari” e inizia invece il lavorìo per crearne le condizioni? A torto o a ragione, molti lettori alla fine sospettano che, dietro le pensose e arzigogolate supposizioni sui “movimenti” di questo o di quel leader, si nasconda il tentativo di orientare il quadro politico in un senso o nell’altro.

È un fatto: la condotta del governo, nel complesso, è apparsa saggia e prudente. La gente poi guarda la tv e fa i confronti con i disastri in atto negli Usa o in Gran Bretagna, o con le analoghe difficoltà in Spagna o in Francia, e ne trae le sue conclusioni. Non solo, ma capisce benissimo che molte delle più evidenti criticità sono riconducibili alla “normalità” malata del passato: a cominciare dall’abbandono del servizio sanitario nazionale (molte adesioni tra medici e infermieri).

E anche un altro fatto: in tante mail si vede che Conte ispira fiducia, anche sul piano personale. A fronte di giudizi tranchant e supponenti (come forse avrebbe detto il grande Arbasino: “ah, signora mia, avremmo bisogno di uno statista, e invece ci ritroviamo un modesto avvocato di provincia”), Conte è apparso come una persona che, dinanzi ad una tragedia enorme, magari commette errori, ma si assume le sue responsabilità, si lascia consigliare da tecnici e scienziati, sta conducendo una strategia attenta sul versante europeo, senza isolare l’Italia.

Ci sarebbe molto altro da dire: non mancherà occasione. Questo archivio di mail potrà restare come un magnifico documento per gli storici di domani. Ma un’ultima notazione va fatta. Questo appello ha suscitato reazioni sdegnate soprattutto tra gli addetti ai lavori del circuito mediatico: ma come ci si permette di criticare chi critica un governo? Stalinismo, peronismo, e giù di questo passo…Ma la “critica della critica critica” è una prassi di nobile ascendenza. Nessuno, ovviamente, pensa che sia illegittimo criticare, ma è altrettanto legittimo criticare i modi, e le finalità, della critica altrui.

Piuttosto, un grande insegnamento viene da questa vicenda, ed emerge da tante mail: “basta” con una politica urlata e divisiva, riconquistiamo la civiltà di una discussione democratica aperta e pluralista. Puntiamo sulle cospicue risorse di mobilitazione politica e civica che ancora esistono nel nostro paese e che si sono manifestate in questi giorni. Ne avremo molto bisogno per il “dopo”. Un dopo che sia pensato dal basso, a partire delle diseguaglianze e dalle contraddizioni sociali.

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