La strategia delle imprese e l’assalto alla diligenza del denaro pubblico

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

La strategia delle imprese e l’assalto alla diligenza del denaro pubblico

Il Vicedirettore del Sole 24 Ore riconosce al governo lo sforzo economico profuso ma contesta l’assenza di una prospettiva. Non c’è un disegno, a suo parere, non c’è l’indicazione di un percorso strategico. Ma come? Il ridisegno della sanità pubblica che c’è dietro ai 3,25 miliardi di euro previsti dal decreto, non è una prospettiva strategica, non è un’inversione? Potenziare le strutture territoriali, accrescere le risorse per la cura di prossimità, moltiplicare le terapie intensive non vuole dire niente? Lascia tutto invariato rispetto a ora?

Cosa voleva Orioli, che in questo clima si potesse lucidamente attuare una dettagliata riforma dell’economia italiana barricati a Palazzo Chigi, mentre si è alla ricerca di risorse per far mangiare molti italiani? Magari con pacche sulle spalle della Confindustria?

Oppure Orioli intende per ‘indicazioni strategiche’ questo: defiscalizzare le imprese, deregolamentare l’attività di impresa, distribuire liquidità a fondo perduto alle imprese, sostenere le imprese anche quando pagano le tasse all’estero, pagare alle imprese i dispositivi di sicurezza, evitare in questa fase controlli alle imprese, mettere a carico dello Stato anche la responsabilità della mancata predisposizione dei dispositivi di sicurezza nei luoghi di lavoro, in definitiva spandere soldi pubblici alle imprese come se non ci fosse un domani?

Magari riversando tutto direttamente nei loro bilanci, pure i soldi per la sanità pubblica e quelle per gli indigenti. Ovviamente senza che la “burocrazia ci metta lo zampino”; detto in altri termini: tanti, maledetti e subito, evitando controlli e verifiche, anzi chiudendo pure il terzo occhio. Tanto il debito pubblico lo pagheranno i dipendenti e la cosa non preoccupa.

Eccola la strategia. Tanti soldi a noi, e pochi controlli per noi. Facile facile. Altrimenti tutte le misure di sicurezza necessarie, che costano molto e fruttano poco in termini di fatturato, le paghi lo Stato. Insomma, dobbiamo aprire tutto e subito anche contro il parere del Governo, ma il Governo se ne deve fare carico. Il rilancio del Paese passerebbe per il rilancio delle classi dirigenti, le fortune italiane passerebbero per il trionfo del profitto privato che, si spera, trabocchi un pochino (non troppo eh) verso il basso.

Se siamo nella situazione in cui siamo (una sanità pubblica vicina al collasso sotto la pressione del virus) è proprio perché è una vita che in Italia è in corso la strategia che gli imprenditori vorrebbero fosse confermata dal Governo Conte. Orioli, di fatto, chiede all’esecutivo non che cambi la prospettiva, ma che la confermi. Che si continui con la favola di sempre, quella per cui l’impresa è la colonna, lo Stato il servente e i cittadini i paganti. Detto con una faccia tosta che non vi dico. Semmai teme che un cambiamento tipo quello della Sanità ci sia davvero.

Le classi dirigenti puntano come sempre e senza indugi al banco, e stavolta con loro ci sono anche le regioni più ricche, senza distinzioni, a montare la pariglia sovversiva. Intanto quelli che contano davvero e la fanfara politica che suona il flauto attorno, stanno già montando la panna per prendersi Palazzo Chigi, accaparrarsi le risorse europee e distribuirle tutte verso l’alto. Senza che cambi strategicamente nulla. Sapevatelo.

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