La linea

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

La linea

Ho appena finito di ascoltare Pier Luigi Bersani, in diretta su fb. E, al di là delle tante cose condivisibili che ha detto, ho pensato una cosa. Quando ero giovane e andavo in sezione (per un attivo, per un congresso, per il direttivo) ci andavo soprattutto per chiarirmi le idee. Mi serviva il dibattito, mi serviva intervenire, mi serviva sentire cosa dicesse il segretario e come concludesse il mitico “compagno” della federazione. Poi si poteva restare della propria idea, ma di sicuro quella discussione era servita.

Cos’è un partito in fondo? Un luogo dove si “agisce”, si discute, dove si fa azione politica assieme ad altri, si interviene collettivamente nel dibattito nella vita pubblica. Un luogo di partecipazione organizzata insomma, a cui si aderisce per il programma e per gli ideali.

Questo era anche il PCI: non una generica comunità, ma uno spazio reale in cui si parlava, si agiva, si condividevano idee e valori e si faceva prassi politica tutti assieme. E per questo ci si confrontava. Che cosa ci univa? Tante cose, e non ultima la famosa “linea”, una specie di volontà generale attorno a cui si discuteva e che poi diventava una sorta di “timone”, almeno sinché essa appariva adeguata, efficace, condivisa.

Vengo al punto. Io ancora oggi, se ascolto o leggo alcuni compagni come Bersani cerco la “linea”, ossia quella portentosa trama di ragionamenti che aiuta a tessere il filo dei miei pensieri e a fare una sintesi, anche solo provvisoria. Mentre lo ascoltavo è come se la mia testa prendesse appunti, come se si attivassero le sinapsi politiche.

Questo manca a tutti oggi. La linea. Ossia l’elemento collettivo della sintesi. Ecco perché il dibattito pubblico è scarso, frammentato, inadeguato (lo ha detto anche Bersani), perché manca anche questo strumento. E il filo è tessuto tutto dai media (e dai potentati che ne sono proprietari) e dai social, secondo logiche che sono aleatorie, rispetto alla prassi e all’agire politico effettivo.

Serve la mediazione dei partiti e delle organizzazioni, perché sennò tutto è solo frammento, tutto è solo personalizzazione, tutto si decompone (la realtà è questa). Ed è facile allora che emergano uomini soli al comando, perché di questo consiste la realtà politica oggi, senza partiti, senza una linea, senza un dibattito strutturato.

Ringrazio i compagni che questo lavoro politico, quello di tirare le fila e indicare una linea, ancora lo fanno. È un lavoro faticoso, di grande responsabilità, duro da sobbarcarsi. Bersani lo fa egregiamente, e di questo gliene sono grato. Poi un giorno serviranno alla bisogna anche un partito e un giornale, ma questo è il tema di un altro post.

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