Fonte: ANPI Subiaco sezione "Giulio Valente"
…non ci sarebbe stato nessun 2 giugno 1946 senza il 25 Aprile 1945, e forse non ci sarebbe stata nessuna Repubblica senza il voto delle donne!
Non ci sarebbe stato nessun 2 giugno se nel 1919 Don Luigi Sturzo (fondatore del Partito Popolare) non avesse inserito nel programma del suo partito l’estensione del diritto di voto alle donne, tracciando un confine netto con la tradizione clericale e schierandosi quindi anche contro Papa Pio X che già nel 1905 affermava: “non elettrici, non deputatesse, perché è ancora troppa la confusione che fanno gli uomini in Parlamento. La donna non deve votare ma votarsi ad un’alta idealità di bene umano […]. Dio ci guardi dal femminismo politico.”
Nel 1928 ci fu la cancellazione totale del diritto di voto (maschile e femminile).
Non ci sarebbe stato 2 giugno se il 20 gennaio 1945 Togliatti non avesse scritto una lettera a De Gasperi nella quale affermava che fosse necessario porre la questione del voto alle donne nell’imminente consiglio dei ministri.
Non ci sarebbe stata Repubblica se a tale lettera De Gasperi non avesse risposto : “ho fatto più rapidamente ancora di quanto mi chiedi. Ho telefonato a Bonomi, preannunciandogli che lunedì sera o martedì mattina tu e io faremo un passo presso di lui per pregarlo di presentare nella prossima seduta un progetto per l’inclusione del voto femminile nelle liste delle prossime elezioni amministrative. Facesse intanto preparare il testo del decreto. Mi ha risposto affermativamente.”
Così il 30 gennaio 1945 nella riunione del consiglio dei ministri, come ultimo argomento, si discuteva del voto alle donne.
Non avremmo avuto la nascita della repubblica se il primo febbraio 1945 il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi, non avesse riconosciuto il voto femminile, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi.
E forse non ci sarebbe stata nessuna Repubblica se il 2 giugno il ‘Corriere della Sera’ non fosse uscito in edicola con l’ articolo intitolato “Senza rossetto nella cabina elettorale” con il quale invitava le donne a presentarsi presso il seggio senza rossetto alle labbra. La motivazione era : “Siccome la scheda deve essere incollata e non deve avere alcun segno di riconoscimento, le donne nell’umettare con le labbra il lembo da incollare potrebbero, senza volerlo, lasciarvi un po’ di rossetto e in questo caso rendere nullo il loro voto. Dunque, il rossetto lo si porti con sé, per ravvivare le labbra fuori dal seggio.”
Donne senza rossetto, lontane dal focolare domestico, espressero la loro voglia di libertà. Chi meglio di coloro che da sempre, da secoli, vivevano la mancanza di diritti e di autodeterminazione, poteva tracciare la strada per un’Italia migliore? Per tanto tempo non si fidarono delle Donne pensandole assoggettate alla Chiesa, ai padri o ai mariti, e invece esercitarono la loro libertà.
Le donne elette alla Costituente furono 21 su 226 candidate, pari al 3,7 per cento. Un gruppetto che sarà ricordato come ‘madri costituenti’ che, pur appartenendo a schieramenti politici diversi, saprà applicare un gioco di squadra su temi come l’uguaglianza, la famiglia, il riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio, la parità salariale, l’accesso delle donne alle professioni. Saprà, dunque, costituzionalizzare i diritti e porre la prima pietra di leggi fondamentali per la vita quotidiana della nazione e per la sua modernità.



