“Montanelli stupratore di bambine?”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Benedetta Piola Caselli

Condivido gran parte della riflessione di Benedetta Piola Caselli sulla statua imbrattata di Indro Montanelli a Milano. D’istinto preferirei che la statua non venisse rimossa, ma non sono in grado di spiegarne le ragioni. Indro Montanelli (in calce il video della sua confessione/versione) è stato un grande giornalista e un pessimo storico, una personalità complessa e assai controversa: ricordo la polemica con lo storico Del Boca sull’uso di agenti chimici da parte dell’esercito di cui era stato sott’ufficiale volontario nell’aggressione italiana in Etiopia culminata nella proclamazione dell’impero da parte di Mussolini. (gian franco ferraris)

 

di Benedetta Piola Caselli

Quando non sai come rispondere agli argomenti, spiega Shopenauer, scredita l’ interlocutore ricordando le sue malefatte (“L’ arte di ottenere ragione”, Adelphi, stratagemma 17).

Si chiama argumentum ad hominem, e lo si oppone all’ argumentum ad rem, cioè quello sulla sostanza del discorso.
E serve proprio, per dirla coi romani, a buttarla in caciara.

Da giorni i social imperversano sull’ argomento Montanelli stupratore di bambine.
È seguito a Pablo Neruda pezzo di merda che abbandona la figlia disabile.

E Montanelli, che ha fatto? Nel 1935 , soldato in Abissinia, sposò secondo le leggi del madamato una quattordicenne, e – summa iniuria – non se ne penti mai.
Anzi: ce lo venne pure a raccontare.

A Montanelli è stata dedicata una statua, che delle femministe (?) hanno provveduto ad imbrattare, per ricordarci l’ orrore della mentalità “fascista, maschilista e patriarcale”.
Altro coro ha rilanciato: perché imbrattare? Tiriamola proprio giù! (Fosse mai che diventiamo più fascisti, maschilisti e patriarcali per il magico potere delle statue….)

Mi pare una strana discussione.
Io, se penso a Montanelli (cosa rara, ma che potrebbe succedere quardando un monumento), penso a un grande giornalista di area liberale, al suo contributo al dibattito intellettuale del paese, all’uomo che si fece cacciare da Il Giornale per la sua opposizione a Berlusconi.

Non mi viene proprio da pensare al soldato che – in accordo con le leggi dello Stato e alla cultura locale – sposò (chiedendola al padre, felicissimo) una fanciulla considerata già pronta per il matrimonio.
Non mi viene proprio.

A me non importa niente come fu l’ uomo Montanelli – non ho gli elementi per guardargli nel cuore.
Così come non mi importa che Neruda fosse uno stronzo ; o Pasolini un pederasta; o Althusser un femminicida o …mettete chi vi pare.

Perché queste persone entrano nella mia vita solo con le loro opere: di queste faccio esperienza e quindi sono le uniche cose che posso giudicare.

Ora vorrei dire: “lasciamo da parte la Montanelli uomo, riportiamo il dibattito sugli argomenti. Ditemi perché Montanelli non è stato un grande giornalista, ditemi perché non andrebbe ricordato”.
Ma mi rendo conto che è non è possibile.

Perché il chiasso screditatorio, in realtà, non serve a spostare l’ attenzione dalla sostanza del discorso.
La sostanza qui non c’è.
Non c’è un argomento professionale contro Montanelli che sia uno.
Non c’è niente di cui parlare.

Tutto questo accanimento è una strategia diversa: non nasconde gli argomenti, ma la mancanza di argomenti.
È un baccano che serve a coprire il vuoto pneumatico di una sinistra rimasta senza pensiero e senza azione.
Il cui unico scopo, oramai, è legittimarsi per contrasto rievocando i fantasmi di gente morta e sepolta, nella difficoltà di opporre qualcosa di concreto ai vivi.

E che, svuotata della sua funzione, si attacca alle formule del pensiero acritico e all’ individuazione del nemico a caso per ricompattare le fila.
Vi risuona qualcosa?
Dove abbiamo visto queste cose?
Siete sicuri, ma veramente sicuri, che a renderci più fascisti sia la statua di Montanelli?

https://www.youtube.com/watch?v=N_2xZWu_Ak8&feature=emb_logo

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