Diamo a Conte quello che è di Conte sulla segretazione dei dati Covid

per Gian Franco Ferraris

Il commento di Paolo Marchesani a questo articolo “Un Paese in ostaggio della «questione settentrionale»” riportato anche in calce

 

Credo che questa vicenda metta in luce almeno 2 cose che potevano essere scontate indipendentemente dalla narrazione.
La prima è la assurdità della secretazione dei verbali. Tu non puoi chiedere i sacrifici che hai chiesto e che tutti abbiamo fatto e continuiamo a fare e secretare l’origine di ciò che ci chiedi. È assurdo, non si tratta di una ragione di stato, sono cose di salute di tutti.
Era assurdo farlo ed è stato assurdo passare per vie legali per desecretarli. È la giusta strada per alimentare il costume di un paese che della dietrologia e del sospetto fa uno sport nazionale. La seconda evidenzia una cosa scontata da prima, ovvero che la zona rossa di Nembro e Alzano, la potevano fare, sia il governo, sia la regione Lombardia e, che, in realtà, nessuno lo fece. Questa vicenda credo sia una brutta immagine per il governo che oscura la gestione buona di tutta la fase. È inutile girare attorno agli argomenti, si sono trovati ad affrontare qualcosa che al mondo non si era mai vista e che non aveva esempi se non quello cinese. Sarebbe stato difficile e proibitivo per tutti e l’errore purtroppo fa parte delle caratteristiche umane. Il problema diventa quando lasci la umiltà di chi può sbagliare e ti vesti da superman che fa tanti annunci. In quel momento, anche ciò che è inevitabile e comprensibile, diventa difficile da comprendere e attaccabile. La realtà credo sia questa.
Questi fatti potrebbero alimentare una cosa che personalmente ho sempre ritenuto sbagliata, ovvero la parabola personale di Conte. Io non sottovaluto nulla, nemmeno i suoi meriti ma, insieme a questi vengono inevitabilmente le responsabilità e, questa vicenda parla chiaro.

Lina Di Summa 
Io condivido che ci siano degli errori, ma chi non ne avrebbe.fatto in quei momenti così tragici. Col senno.di.poi possiamo criticare tante cose, però non possiamo negare che nonostante tutto siamo riusciti a superare una situazione drammatica. Tutto il modo ci riconosce.il merito di essere comunque stati capaci di affrontare la tragicità del momento.

Paolo Marchesani Lina di Summa, ma infatti, siccome eravamo davanti ad una realtà terribile, bastava tenere un profilo serio ma proporzionato e non andare a fare il super comunicatore. Faccio un esempio, lo stile molto sobrio di Speranza era più adatto e credibile. In ogni caso questa questione dei verbali secretati fu una indubbia scelta sbagliata e, fu ancora di più averli negati costringendo a passare per la magistratura per averli. Perché???????? Non sei davanti ad un segreto di stato, sei davanti ad una pandemia. Che tu li secreti o meno, agli italiani ti devi rivolgere perché sono loro quelli che soffrivano e morivano. Lo sport della dietrologia e del dubbio, è così che vengono incoraggiati. Proviamo per un attimo anche a pensare se i 5 stelle non fossero al governo, che bailamme, loro per primi avrebbero fatto su una cosa del genere. Poi nel merito, è chiaro che rivelano la verità e anche qui, è giusto che la politica faccia la mediazione sociale e può anche sbagliare a farla e, quindi che se il comitato diceva una cosa, occorre andare oltre perché ci sono interessi socio economici che vanno considerati. Ed è giusto che il governo, in questo caso sbagliando, le abbia considerate, ma non si può e non si deve arrivare al palleggio delle responsabilità con la regione Lombardia, quando entrambi (governo e regione) potevano fare ma hanno tenuto conto della richiesta di confindustria (questa è la realtà).
Ripeto, chi decide può sbagliare, è il limite umano invalicabile, ma tutto parte da una stupida secretazione, forse per cercare di avere maggiore visibilità nella comunicazione.
A me spiace dirlo ma, tutto questo, è stupido!
Se adesso ci dovesse essere una onda di ritorno (magari no) ma qualcuno la deve accettare. Poi in Italia, per come siamo, la pagherà magari chi non c’entra ma, almeno cerchiamo di essere intellettualmente onesti.

Un Paese in ostaggio della «questione settentrionale»

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