Fonte: Il Riformista
La partita referendaria “giocata” attraverso le considerazioni, mai reticenti, del professor Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, una “coscienza critica” della sinistra che non ha mai avuto peli sulla lingua o interessi di bottega da coltivare. Professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia (Dedalo Edizioni), Tra i suoi libri, ricordiamo: Fermare l’odio (Laterza); Il sovversivo. Concetto Marchesi e il comunismo italiano (Laterza); Il presente come storia. Perché il passato ci chiarisce le idee (Bur, Rizzoli)
Professor Canfora, qual è, a suo vedere, la vera posta in gioco politica nel referendum sul taglio dei parlamentari?
La posta in gioco vera, sostanziale, è il tentativo disperato dei 5 Stelle di ottenere finalmente un successo, dopo le catastrofi nelle quali da tempo si dibattono. Loro hanno questa escogitazione che rasenta il paradosso. E cioè non esiste quorum per questo tipo di referendum, la proposta è potentemente demagogica e quindi certamente passa, avremo una catastrofe nelle regionali, ma diremo abbiamo trionfato nel referendum. Ormai la questione è questa qui. Un partito allo sbando, pronto a tutto, ad allearsi con il diavolo o con l’arcangelo Gabriele non importa, deve trovare un motivo per dire che finalmente una cosa c’è andata bene, prima del disastro. Purtroppo costoro calpestano cose serie come la Costituzione, il principio della rappresentanza etc., per una finalità bassamente di bottega.


