La piazza delle classi dirigenti e altre nefandezze

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La piazza delle classi dirigenti e altre nefandezze
Ci saremmo arrivati prima o poi. Era chiaro che il Covid sarebbe servito ai sovversivi di piazza e di governo per tentare il colpaccio (una specie di golpe istituzionale, una marcia su Roma delle classi dirigenti). E infatti eccoli qui, a speculare sulla rabbia, a soffiare sul fuoco del malcontento, a sognare revanche politiche, a bramare i soldi europei. Sono gli imprenditori che giocano in borsa invece di innovare, che portano i soldi all’estero invece di investire, che comprano yacht invece di pagare le tasse. “Categorie” che hanno stracciato da tempo il patto fiscale. Piccola borghesia che aderisce incondizionatamente a qualunque spirito animale qualunquista che le ispiri risentimento.
E poi politici che giocano sfacciatamente su due o tre tavoli come Matteo Renzi, giornalisti che fanno i sindacalisti della proprietà editoriale e che pensano solo alla carriera, al mutuo da pagare, alle vacanze e alle rate del SUV. Pezzi di popolo inebetiti dai programmi TV e dal richiamo del mercato e del consumo, come sirene pronte a divorarti l’anima. Non potevano mancare infine i fascisti, né poteva stare ferma la criminalità. È nei momenti di crisi che emerge il marciume.
La piazza, come sempre, mostra il buono e il cattivo. Da una parte gli infermieri, i quali, distanziati e in termini civili, hanno espresso la loro insoddisfazione per gli stipendi da fame. Dall’altra, la violenza e la rabbia di chi non ha mai rispettato le regole della democrazia e soffia sul fuoco dei conflitti sociali per ciechi interessi ristretti. Anche stavolta politici da strapazzo e classi dirigenti ridicole montano la protesta e se ne fanno gloria, giocando sulla sicurezza del Paese pur di arrivare ai soldi pubblici e arraffarli come ladri qualsiasi. Faine da due soldi che siedono al governo e imprenditori che dicono di voler collaborare, ma vediamo oggi in che senso intendono la parola “collaborazione”.
Il Covid ha messo davvero a nudo chi siamo. Da una parte gente pronta al sacrificio e attenta al bene comune – dall’altra individui e ceti rabbiosi, pronti alla dittatura vera (altro che sanitaria) pur di non pagare le tasse, esigendo tuttavia sanità e trasporto pubblico efficienti. Certo, c’è chi soffre maledettamente la crisi, ma sono soprattutto i precari, i cassintegrati, chi fa lavoro in nero, quelli che in piazza non ci sono andati, e che vanno avanti con gli aiuti del governo. A fare casino ci pensano le “categorie”, quelli che sono sempre gli altri i colpevoli, quelli che bisogna lasciare tutto aperto tanto il virus non esiste o è colpa delle scuole, dei tram e del governo, quelli che i sindacati, i comunisti, Conte hanno rotto i coglioni, fateci lavorare e basta con queste cazzo di mascherine.
Il governo ha già promesso ristori e aiuti economici che pagheranno nel tempo quelli che hanno sempre pagato le tasse. Ma non gli basta, meglio sovvertire e fare casino e arrivare al malloppo. Sennò come fanno gli industriali ad accaparrarsi i soldi europei, come fanno i giornali-partiti a essere letti se non speculano sul caos, come fa Renzi a sembrare un dirigente politico dall’alto del suo 2%, come fa Salvini a sembrare un uomo politico senza prendersela coi neri, come fanno tutti ad arraffare tutto senza lasciare alla ricchezza sociale nulla di nulla?
Verrebbe voglia di una nuova invettiva contro l’Italia, ma penso che non ne valga nemmeno la pena. Facciamo di meglio. Raccogliamo tutta l’amarezza che abbiamo e gettiamola in faccia a questi quattro manigoldi. Sosteniamo il governo e facciamo fronte contro il virus e contro quelli che profittano della sofferenza dei più fragili. Non vedo altra strada dinanzi alla sovversione.
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