SEAN CONNERY, L’ULTIMO HIGHLANDER

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: David Nieri / Franco Cardini
Fonte: Minima Cardiniana

SEAN CONNERY, L’ULTIMO HIGHLANDER
Si era ritirato dalle scene nel 2003, dopo l’esperienza non proprio entusiasmante del film La leggenda degli uomini straordinari, del quale era stato attore e co-produttore. “Stufo di avere a che fare con degli idioti”, a poco più di settant’anni aveva deciso di appendere al chiodo gli abiti di scena per indossare l’adorato kilt scozzese, che grazie a lui riusciva quasi a diventare un abito fashion.
Sir Thomas Sean Connery è passato a miglior vita lo scorso 31 ottobre, qualche mese dopo aver spento novanta candeline. Una carriera meravigliosa, la sua, non solo per il ruolo che lo rese famoso, ovvero James Bond, del quale vestì i panni in ben sette pellicole. Fisico atletico e slanciato, un metro e ottantanove di altezza, dopo aver svolto diversi, umili mestieri, si affacciò sulle scene inglesi come attore teatrale. Ma fu la sua partecipazione a Mister Universo, nel 1953, a spalancargli l’anticamera della gloria: in rappresentanza della Scozia, si classificò al terzo posto; così fu notato e “scritturato” in diverse produzioni televisive e cinematografiche.
Una volta spogliatosi della divisa dello 007 più amato dalla critica (e dalle donne) – una divisa che creò mode e trend –, Sean Connery attraversò il periodo più felice, in qualità di attore, negli anni ottanta del secolo scorso. Magistrale nel ruolo di Guglielmo da Baskerville ne Il nome della rosa (1986), straordinario nei panni del poliziotto irlandese (buon sangue “cugino” non mente) Jimmy Malone (Oscar come miglior attore non protagonista) ne Gli intoccabili (1987) di Brian De Palma, il fascinoso scozzese riusciva a circondare di un alone magico ogni film in cui recitava, caratteristica che distingue un fuoriclasse da un “normale” attore, seppur di rilievo. La mia generazione non può dimenticare Juan Sánchez Villa-Lobos Ramírez, il maestro d’armi spagnolo di origine egiziana che insegna i trucchi del mestiere a Connor MacLeod (Cristopher Lambert) in Highlander. L’ultimo immortale (1986). Citare ogni singola apparizione è impossibile. La sua estrema versatilità lo rendeva adatto a ogni tipologia di personaggio: ricordate lo scrittore scorbutico William Forrester, che richiama un po’ il mitico J.D. Salinger, l’autore de Il giovane Holden, in Scoprendo Forrester (2000)? Oppure il capitano sovietico Marko Ramius in Caccia a Ottobre Rosso (1990)? Infine, il “padre” di Idiana Jones ne L’ultima crociata (1989)?
Qualche curiosità: a causa della prematura calvizie, Connery recitò in tutte le pellicole di 007 con un toupet per non rischiare di compromettere il fascino di Bond. Non lo compromise. Anzi, la calvizie, con l’avanzare dell’età, finì per rivelarsi un componente “aggiuntivo” del suo successo: come un buon single malt (scotch, naturalmente), Sean migliorava man mano che gli anni passavano.
Connery portava un tatuaggio sul braccio destro, “Scotland Forever”, che tuttavia non permise mai che si notasse nei film che interpretava. Profondamente innamorato del suo paese (come dargli torto), sostenne la campagna per l’indipendenza della Scozia in occasione del referendum del 2014. Come non amare un personaggio del genere. So long, Sean.

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