Autore originale del testo: Alfredo Morganti
C’è Natale e Natale
Ma come si fa a pensare al Natale, ai cenoni e ai parenti adesso, in piena bagarre Covid? È evidente che si ha in mente la festa economica ben prima di quella spirituale. Perché se davvero si badasse al “messaggio” della natalità, alla povertà, alla pace, a nessuno verrebbe a mente il 25 dicembre ma staremmo ben fermi all’oggi, al Natale che è oggi, all’Altro (l’ultimo degli ultimi, il più fragile, il malato, l’anziano, il povero, anzi lo scandalo della povertà) che chiede adesso la nostra responsabilità, il nostro impegno, la nostra partecipazione.
In fondo cos’è Natale? È l’idea che l’Altro venga prima di noi, prima del nostro ego, prima della nostra vanità, del nostro narcisismo, dei nostri consumi; l’idea che la salvezza passa per la nostra attenzione e la nostra cura verso chi ha bisogno, i più diseguali di tutti, gli ultimi. Natale, oggi, è soltanto un periodo dell’anno in cui spingere i consumi al parossismo. Di questo si parla con largo anticipo, non della nostra responsabilità verso chi ha più bisogno, e magari oggi giace in una terapia intensiva, muore in una RSA, attende un letto in ospedale, è malato in casa, lotta in corsia contro il virus, insegna a scuola tra mille difficoltà, lavora a un Drive-in, sta alla cassa dei supermercati, attende un sussidio e un aiuto dal governo perché ne ha davvero bisogno.
Natale si celebra oggi, sempre, in ogni momento di crisi e di impegno e responsabilità personale. Quello che accadrà tra un mese, francamente, rispetto a chi testimonia il suo impegno tutti i mesi dell’anno (spesso per due soldi di stipendio), è davvero poca roba.


