Autore originale del testo: Anna Falcone / Corradineo Mineo
Anna Falcone – facebook ore 10 – 17 novembre
Ci siamo svegliati tutti increduli. Possibile che si sia giocata così male, con tanta grossolana arroganza la partita politica sulla nomina del Commissario alla Sanità in Calabria? Possibile che, nonostante la disponibilità di Gino Strada, si sia deciso di non chiamarlo e di nominare in fretta e furia Eugenio Gaudio? Possibile che senza alcun consenso da parte di Strada, si sia fatta girare la notizia di un “tandem” fra i due? Evidentemente sì. Evidentemente non è cambiato nulla. O almeno così credono. Vi invito a leggere tutti questo pezzo di Conradino Mineo, che ringrazio, ancora una volta, per la chiarezza e il coraggio delle sue parole.
Perché questo, per la Calabria, è un punto di non ritorno.
E noi non ci fermeremo.
-.-.-.-.-
anna Falcone ore 17
Siamo alla farsa, per non dire alla tragedia! E, nel frattempo, i calabresi stanno come topi in gabbia: zona rossa e sanità allo sfascio. Mentre aumentano le file per i ricoveri. Ricordiamo a chi sta i piani alti che la Politica è servizio. Solo per questo gli è dato il potere.
Corradino Mineo
Lo aveva chiamato il presidente del consiglio per dare una mano in Calabria. Poi silenzio. E mentre si dimettevano due commissari alla sanità, uno che non sapeva di dover preparare il piano anti covid, l’altro che a maggio andava dicendo che le mascherine non servano e per contagiarsi bisogna stare 15 minuti con la lingua nella bocca di un malato, il governo ha scelto per guidare la sanità della Calabria un uomo di potere, Eugenio Gaudio, ex rettore a Roma, di origini calabresi, indagato, anche se l’accusa si orienterebbe per l’archiviazione. E Gino Strada? Fare il vice di Gaudio non è affare suo. Quali compiti gli vogliano affidare non è dato sapere. Forse perché -come dice Di Maio al Fatto- tra il dire e il fare “ci sono di mezzo tre ministeri e una regione” che -questo le dico io- vogliono alla direzione della spesa sanitaria qualcuno che gli somigli, non un medico coraggioso che ha salvato vite in Asia e in Africa.
A chi vogliamo credere oggi? Al grido di dolore che muove dagli ospedali o alle regioni che scalpitano per lasciare la « zona rossa »? Le linee colorate della curva dei contagi spiegano come Francia e Spagna si siano mosse prima e lì i contagi ora diminuiscano. Noi dovremo aspettare. Ma, allegria! Sono in arrivo due vaccini, il secondo, tutto americano, non avrebbe neanche bisogno di temperature freddissime per essere trasportato. Vabbè, poi bisognerà distribuirlo. Negli Stati Uniti non si sa quale Casa Bianca se ne debba occupare e Biden dice a Trump: “mentre tu non ammetti la sconfitta, la gente continua a morire”.
Confindustria tuona contro la politica dei sussidi. Che bello, è la mia posizione! I soldi vanno spesi per cambiare l’economia, renderla sostenibile, per combattere le disuguaglianze e far muovere i consumi. Ma a leggere sotto il titolo, si capisce che Bonomi ce l’ha col governo che ha accantonato alcuni miliardi per rinnovare i contratti degli statali; fra loro medici degli ospedali pubblici e insegnanti. Una scelta che potrebbe obbligare gli industriali a spendere per pagar meglio i dipendenti. Che non sia mai! Soldi solo alle imprese, non al lavoro!
Bankitalia certifica che il debito pubblico ha toccato ieri 2.583 miliardi. Come faremo, se Orban e Duda minacciano il veto sul Recovery Fund? Risposta: dovremmo fregarcene. Non del debito, ché non è proprio tempo di dare soldi agli amici o di sprecarli per inefficienza. Ma del ricatto di Polonia e Ungheria, le quali vogliono che l’Europa non gli contesti l’attacco ai diritti civili e alla separazione dei poteri, possiamo fregarcene. Il nostro problema è infatti la Germania e, a strascico, la Francia. Se Germania e Francia saranno con noi, il debito verrà coperto dalla BCE, in attesa di sbloccare finanziamenti e prestiti. Invece dar retta a ungheresi e polacchi potrebbe nuocere gravemente a un’Europa che cerchi finalmente darsi una politica economia e una politica estera.
A proposito, Corriere e Repubblica scoprono il grande accordo per il libero scambio in Asia ,con al centro la Cina. E titolano Xi sfida Biden. Titolo ingenuo e disinformato o peggio omissivo. Neppure Biden ci farà tornare al 2017, quando Trump si stava insediando e il presidente cinese esaltava il libero scambio a Davos. In questi 4 anni l’America ha cercato di ricacciare la Cina indietro di mezzo secolo. Così Pechino ha chiuso un accordo con la parte più conservatrice del partito comunista, ha stretto molto sui diritti e le libertà, puntato sulla produzione per il consumo interno e sui mercati nei quali gli Stati Uniti non possono dettar legge, Dalla Via della Seta alla Grande Muraglia. All’occidente servirebbe ora una politica davvero innovativa per non cedere troppo terreno alla Cina e. In perdere la faccia. L’Europa può tentare, l’America si vedrà.



