I pochi secondi per cui, molto banalmente, non c’è mai stato nessuno e non ci sarà mai, nella storia, uno come Diego Armando #Maradona (1960-2020).
Il 22 giugno 1986 io avevo solo 8 anni, ma ho un ricordo bellissimo di questi giorni, magari non era questa partita storica contro gli inglesi, probabilmente era la finale contro la Germania, il fatto è che guardavamo la partita in TV da mio zio Carlos che viveva nella zona nord del paese dove oggi c’è la scuola superiore, quasi in campagna, e poi d’improvviso, tutti a gridare e festeggiare, mio padre e mio zio sono saltati sulla vecchia jeep e sono partiti a fare la carovana del trionfo, mi ricordo guardare questa fila infinita di macchine rumorose, tutti a suonare il claxon, prendevano la statale per andare in fila indiana, sempre ubriachi di estasi, dal mio paese La Paquita al paese vicino di Brinkmann, un po’ più grande del nostro e dove si poteva fare più baccano.
Io sono rimasto lì a guardare la felicità, non so perché ma ho in memoria anche la pioggia, e una pioggia molto forte, qualcuno del mio paese che mi confermi o meno se per la finale o per la partita contro gli inglese aveva piovuto a dirotto (adesso realizzo che devo tradurre questo testo in spagnolo, altrimenti i miei compaesani di La Paquita andranno dritto a vedere il video e niente risposta)
Dopo la pioggia (o meno), le macchine con i claxon sfinito, la felicità di un intero popolo che mangia calcio a pranzo e cena, e dopo alcuni anni di crescita personale ho capito cosa era successo quel 22 giugno 1986: era successo Diego Armando Maradona, Diegote, e io voglio ricordarlo sempre e solo così. Il resto è noia.