Autore originale del testo: Giovanni La Torre
Fonte: i gessetti di Sylos
Fonte: i gessetti di Sylos
Sul giudizio estero su Draghi e gli italiani vi è stata, purtroppo, una conferma alla mia tesi
Nel “gessetto” n. 504 del 5/2/21 scrivevo, a proposito degli apprezzamenti esteri su Draghi capo del governo italiano: “Si tratta, se non l’abbiamo ancora capito, del solito atteggiamento che hanno all’estero di considerare l’Italia un paese non maturo per una democrazia seria, incapace di autogovernarsi secondo le regole della democrazia liberale, e quindi quando vedono arrivare un uomo esterno alla politica lo accolgono sempre bene perché sperano che metta in riga gli italiani. Accadde lo stesso con il fascismo. All’inizio Mussolini fu accettato e apprezzato, soprattutto in Inghilterra, proprio per questo, perché si considerava l’Italia un paese ingovernabile con le regole democratiche e liberali, alle quali non era avvezzo, quindi andava più che bene un uomo forte che mettesse in riga noi italiani.”
Purtroppo, e sottolineo “purtroppo” perché speravo sinceramente di avere torto, in questi giorni abbiamo avuto delle conferme in proposito. Sul Financial Times del 25 aprile, dopo i soliti elogi a Draghi, che è inutile ripetere, vengono riportati dei giudizi poco gradevoli sull’Italia. Cito, uno per tutti, quello della tedesca Jana Puglierin, se ho capito bene funzionaria del Consiglio d’Europa: “L’Italia è sempre stata vista come il delinquente minorile dell’UE, e ora è il modello europeo”. Ecco, come vedete il concetto è quello solito: l’Italia non è in grado di governarsi con i soliti politici (addirittura era come un giovane delinquente), ci vuole un uomo forte che li metta a posto e li governi, a prescindere dalle scelte compiute dagli elettori.
Il 23 aprile, invece, è apparso un articolo su Draghi e l’Italia su l’Economist. Qui viene messa in evidenza un’altra caratteristica italiana, quella di innamorarsi in fretta dell’uomo forte di turno. Sentite: “La politica italiana ha il complesso del salvatore che nel tempo ha assunto forme diverse. Nell’era moderna ha assunto le sembianze prima di Silvio Berlusconi, un cantante da crociere diventato magnate dei media, poi di Matteo Renzi, un giovane riformista che ha promesso più di quanto ha mantenuto e poi è imploso. Ora la salvezza si è presentata nella forma di Mario Draghi, che un politico italiano ha paragonato a Gesù Cristo”. L’articolo fa osservare poi che un conto è fare il presidente della Bce, un altro fare il capo del governo di un paese.
Poi ancora, sempre l’Economist: “l’Italia ha una voce più forte in Europa, ma non dovrebbe servire un miracolo per questo. L’Italia è un membro fondatore dell’Ue, terzo Paese più popoloso e la terza economia. Ma prima di Draghi non sempre è stata trattata come meritava [questo a causa della] giostra di premier che si alternavano [i quali spesso] non erano qualificati. Giuseppe Conte era un oscuro avvocato prima di salire alle più alte sfere della politica europea. Berlusconi un pagliaccio evasore fiscale con un debole per i festini”.
Ecco cosa pensano di noi all’estero. Quindi, torno a dire, quando leggiamo di elogi ai vari Supermario, Supermonti o Supervattelapesca italiani, consideriamo cosa c’è dietro ed evitiamo di inorgoglirci e gonfiare il petto, anche se quelle considerazioni le considerassimo veritiere.


