Esistenze all’ammasso

per mafalda conti
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Esistenze all’ammasso
Apro parentesi quasi scusandomene. Lo dico “romanticamente”, da anima bella, senza la pretesa che siate d’accordo con me, anzi. Il ritorno alla normalità, la liberazione da obblighi, restrizioni, disciplinamenti, distanziamenti, coprifuochi è ormai scena quotidiana. Il traffico in città è ritornato infernale, gli spazi pubblici sono presi d’assalto, aperitivi e movide hanno ripreso il loro corso, c’è come un ammassarsi, come un rincorrere scioccamente il tempo tentando di anticiparlo, c’è la frenesia di saturare ogni spazio (privato e pubblico) per corrispondere così al bisogno di “libertà”, c’è la corsa alle vacanze rincarate, alle merci tornate padrone del mercato e gonfiate nei prezzi, c’è come la necessità di ritornare subito, immediatamente e senza infingimenti, massa, coacervo, mucchio selvaggio di corpi che rincorrono tutto e niente, che vogliono tutto e di tutto per non percepirsi come nulla.
La parentesi della cura nei propri comportamenti è cessata non appena e nello stesso istante in cui si è dato il sostenziale liberi tutti, e tutto o quasi ha riaperto senza nemmeno la fatidica locuzione “in sicurezza”. Ma riammassarsi per il mercato è davvero la libertà a cui aspiravamo? È davvero la salvezza che sbandierava soprattutto la destra (e non solo)? È davvero la normalità? Oppure una cosa, almeno una, il lockdown doveva insegnarcela, che c’è un senso etico anche e soprattutto nella nostra condotta, nei nostri movimenti, nel nostro dinamismo sociale. E che l’ammassamento è il primo segnale di un’etica che non c’è più. Perché nel caos dei corpi non c’è regola, non c’è condotta, non c’è scelta, ma solo il senso di esistenze incapaci di viversi da sé. Da questo punto di vista il lockdown è stato doloroso, ma anche un’occasione persa. Si deve sempre trarre insegnamento dal proprio dolore. Così, però, mi pare non sia andata. Attendo smentite ovviamente. Chiusa parentesi.
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