Il voto ‘populista’ è momentaneamente ‘sommerso’, ma il suo corpo resta in agguato

per mafalda conti
Autore originale del testo: Fausto Anderlini
Il voto ‘populista’ è momentaneamente ‘sommerso’, ma il suo corpo resta in agguato
Come già alle recenti regionali, anche questa volta i sondaggi hanno fatto flop. Una fallacia che si replica puntuale almeno da una decade. Il decennio del ‘populismo’. In effetti l’erroneità si deve alla incapacità di prevedere cosa accade nell’area dell’astensionismo, ovvero dell’elettorato sommerso che si sottrae ai sondaggi. Con effetti oltremodo distorsivi sull’agenda politica. Ogni settimana i media somministrano al pubblico previsioni di voto tarate da questa grave carenza e che quindi non hanno alcuna validità. Leggende demoscopiche tratte dalla circoscritta platea dell’elettorato ‘manifesto’. *
I dati di flusso del Cattaneo (pur essendo relativi solo a To, Na e Bo, e pur col limite di avere come destinazione i candidati e come origine i partiti) permettono di cogliere (ex post) gli elementi che sfuggono ai sondaggi (ex ante).
Da questi dati emerge come il risultato elettorale sia stato determinato dal largo deflusso nell’astensionismo dei votanti 5S e Lega. Con l’eccezione di Napoli, dove l’elettorato 5s delle europee si è riversato quasi interamente su Manfredi, con minima cessione all’astensionismo. Sicchè (almeno relativamente a queste tre città) si evincono due considerazioni. La prima è che il cosiddetto ‘populismo’ è tutt’altro che scardinato. Piuttosto è entrato momentaneamente in sonno, non trovando nelle comunali un motivo per esprimersi. Quindi non è affatto detto che possa tornare in gioco clamorosamente (come si vedrà). La seconda è che ha ragione Conte a rivendicare il risultato di Napoli come un proprio successo.
Difficile ipotizzare come queste tendenze agiranno al secondo turno a Torino e Roma, dove è comunque da prevedere, secondo norma, un ulteriore aumento dell’astensionismo. Decisivo sarà in entrambi i casi il comportamento delle periferie.
A Torino tanto la destra che i pentastellati hanno le loro roccaforti nei quartieri più disagiati e spianati dalla de-industrializzzione: a nord della Dora e a Mirafiori sud. Tuttavia il fatto che entrambi i candidati al ballottaggio hanno quasi saturato il corpo dei votanti e che quello del Pd sia in netto vantaggio da a quest’ultimo buone probabilità di elezione. Anche nel caso l’elettorato 5% optasse in buona misura, come probabile, per l’astensione.
Più spinoso il caso di Roma. Qui la Raggi e Michetti hanno avuto i migliori risultati nelle periferie, specie oltre il raccordo anulare (Roma segue un gradiente lineare quasi perfetto secondo due linee di demarcazione: le mura aureliane e il raccordo anulare). Per Gualtieri, che parte in leggero svantaggio, potrebbe non bastare la convergenza di una parte del voto andato a Calenda. Le mosse della Raggi, per adesso improntate al risentimento, vedasi il caffè con Michetti, destano qualche inquietudine. A maggior ragione, a mio parere, sarebbe importante che da Gualtieri partisse una offensiva per intercettare il voto delle periferie andato alla Raggi. Facendone propria una quota almeno superiore a quella che può riconvertirsi su Michetti. Se Michetti ha il suo deficit nel fatto di essere nè carne nè pesce, Gualtieri dovrebbe mettere in gioco soprattutto la sua fisicità.
Sempre stando alla micro-geografia urbana i casi di Napoli e Bologna si stagliano come casi particolari. A Napoli i 5S tengono bene nei quartieri periferici più disagiati: l’ex area industriale di Barra e dintorni a sud del porto e le zone degradate orientali di Scampia e Secondigliano. A Bologna il Pd conserva il suo radicamento (in netta controtendenza rispetto al caso nazionale) proprio nelle periferie popolari.
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Quando facevo i sondaggi avevo un mio metodo per stimare il voto. Al netto di astenuti e non dichiarati e considerando nel computo sia gli uni che gli altri (assieme agli incerti) ponderandoli con le tendenze di flusso. Facendo la media fra le due risultanze ci prendevo. Non so per quale ragione ma il risultato prevedeva in modo quasi esatto il risultato reale. Lo sanno i compagni che mi commissionarono il mio ultimo sondaggio alla viglia delle elezioni del 2018.
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