Il dibattito pubblico in Italia. Una specie di rumoroso silenzio.
di Alfredo Morganti
La contesa sul Green Pass sta toccando il fondo. Oggi sentivo un avvocato che diceva no al vaccino, in quanto non saremmo a conoscenza dei suoi effetti sul lungo termine. Ma se attendessimo quegli effetti, oggi probabilmente vivremmo in una specie di lebbrosario. Il detto di Keynes (“nel lungo periodo saremo tutti morti”, Covid o non Covid) è lapidario a questo riguardo. Certo, non si tratta mica di somministrare un siero qualunque nel corpo delle persone, ma nemmeno bistrattare totalmente la comunità scientifica come se fosse composta da una congrega di incapaci. Dovremmo invece essere felici del fatto che, in un tempo molto ridotto, sia stato possibile preparare dei vaccini efficaci sul piano pratico. Dati alla mano. Si parla tanto di libertà e di dittatura sanitaria, ma la verità è opposta: grazie al vaccino stiamo riconquistando margini di libertà di azione sempre più ampi, che ci consentono di tornare a socializzare come da mesi non accadeva.
Ma il Green Pass è soltanto un pezzo della discussione pubblica, il più rumoroso, quello più attuale. Per il resto si ciarla di niente o quasi. Mentre i temi veri sembrano custoditi, anzi serrati in un nocciolo inespugnabile, attorno al quale balla la schiuma della chiacchiera quotidiana. Si badi, non è che discutere di Green pass sia sbagliato, tutt’altro. Il fatto è che se ne discute in modo deleterio, come nel peggior bar di Caracas (con tutto il rispetto). Dico di più. Questo modo di affrontare i grandi temi pubblici (come quello della sanità, della cura, delle misure di profilassi) genera mostri: l’assalto alla sede nazionale della CGIL è figlio legittimo di questa caciara mediatica, di questa onda compulsiva che travolge l’opinione pubblica o almeno una parte di essa. Quell’assalto squadristico è il naturale risultato di un modo ridicolo di affrontare le questioni generali, che di certo non aiuta nella comprensione, ma ingenera caos su caos e annebbia menti già provate.
Dicevo del nocciolo composto dai grandi temi, che restano invece allineati e coperti, fuori della portata dell’opinione pubblica. Per primo il Recovery, e poi le riforme previste dal governo, e poi le grandi scelte da cui dipenderà il nostro avvenire come Paese. Di questo dovremmo discutere, su questo si dovrebbe intervenire. Ma mancano dati, manca informazione, ci si fa scudo delle malefatte e delle cialtronerie per rinviare il momento in cui il Paese possa saperne di più. Da quando la comunicazione ha reso ancella la politica, gli spin doctor (e la grande stampa padronale) non stanno lì solo a dare l’effetto alle notizie, di modo che si volgano a favore dell’esecutivo, ma lavorano per celarle tout court, per mimetizzarle dietro una nebbia di circostanze svianti e anestetizzanti. Un gioco a nascondino che per la democrazia è mortale.
Il dibattito pubblico, così, appare oggi in forma di chiacchiera, i social sono i naturali alleati di questo can can senza senso, i cittadini si trovano a discutere di cronaca nera o rosa o non si sa che, invece di prestare attenzione a ciò che conta davvero: le risorse di cui disponiamo, gli indirizzi dell’azione di governo, le scelte che si stanno facendo nel segreto di uno stanzino delle fotocopiatrici, il fatto che uno stato d’eccezione abbia preso in ostaggio la democrazia rappresentativa. È questo il nocciolo che dovrebbe venire alla luce, il resto è solo una sorta di fumo avvolgente e pervasivo. Una specie di rumoroso silenzio.


