Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La politica può attendere
Da un po’ di tempo parto dal postulato che in questo momento la democrazia rappresentativa (con quel che ne consegue) sia stata messa da parte, e che viga una sorta di stato d’eccezione. A queste condizioni è particolarmente arduo elaborare un’analisi, perché la caratteristica dello stato d’eccezione è che non lascia nessuno spazio alla scelta, o meglio, se un deliberato c’è, questo, di certo, non è frutto di una contesa politica autonoma tra i partiti (quali, peraltro?). Draghi sta lì perché ce lo hanno messo non coloro che lo hanno votato in Parlamento per un riflesso pavloviano (i quali credo non avessero scelta, appunto), ma altri, quelli che fino a ieri si facevano rappresentare dalla politica, mediavano con la politica, e oggi hanno deciso di fare da sé: il mondo delle imprese in primis, compresi i suoi intellettuali organici che fanno gli opinionisti, gli editorialisti, i tecnici d’apparato. Una sorta di bricolage politico a opera di dilettanti dell’esecutivo, ma professionisti nell’accaparramento delle risorse pubbliche sotto ogni forma: sgravi, bonus, trasferimenti, elargizioni, regalìe, ecc.
Se questo è il postulato, ne deriva che anche il gioco dell’oca delle elezioni presidenziali si svolgerà (si sta già svolgendo) sotto questa egida. Il toto-nomi per il Quirinale lascia, quindi, il tempo che trova. Il candidato Draghi ha già vinto se si troverà un affidabile clone per Palazzo Chigi. Sennò ci resterà Draghi stesso volente o nolente. Alle elezioni credo poco, a meno che non impazziscano tutti (dal mondo delle imprese agli editorialisti, passando per l’intera borghesia liberale italiana) e decidano di suicidarsi collettivamente. Il PNRR, che è poi l’unica cosa che conta al mondo per questa schiera, è troppo importante per concedere una “rissa elettorale” (leggi elezioni) ai partiti che, d’altronde, non mi sembrano nemmeno così centrali nel dibattito politico (politico?) per dettare l’agenda. Leggo che Letta sta dicendo che bisogna esser pronti nel momento in cui Draghi salirà il Colle più alto per riprendere in mano l’iniziativa politica. Ma se Draghi salirà al Colle, non credo che i draghisti molleranno l’osso di Palazzo Chigi così facilmente, anzi. La partita del PNRR è troppo seria per fare un passo indietro ora. Un bocconcino di risorse pubbliche così allettante non c’era mai stato. La politica può attendere.


