Italia Longeva, associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità Attiva, è una organizzazione senza fini di lucro istituita nel 2011 dal Ministero della Salute con la Regione Marche e l’IRCCS INRCA per consolidare la centralità degli anziani nelle politiche sanitarie e di welfare, e fronteggiare le crescenti esigenze di protezione della terza età, fascia di popolazione che la pandemia ha mostrato essere ancora più fragile di quanto si potesse nella più pessimistica delle ipotesi. immaginare.
Italia Longeva ultimamente ha presentata la “Indagine 2021 sull’assistenza a lungo termine in Italia” evidenziando dati interessanti sulla diffusione delle cure domiciliari in Italia e sulle difficoltà incontrate dal sistema durante la pandemia.
Le cure domiciliari rappresentano un’opzione sostenibile e alternativa al ricovero ospedaliero, laddove sussistano condizioni di eleggibilità, e il carico assistenziale sia sostenibile e compatibile con l’erogazione di cure sociosanitarie presso il domicilio del paziente. Nel sistema di cure domiciliari vengono ad integrarsi numerose competenze professionali di carattere sociale e sanitario. Tra di esse i medici di medicina generale, gli infermieri, i fisioterapisti, gli assistenti sociali, medici specialisti, e psicologi. Il fine ultimo è quello di garantire ai pazienti l’assistenza necessaria presso la propria abitazione, luogo ideale della guarigione, o per agevolare la dimissione ospedaliera, completando e proseguendo in tale maniera trattamenti complessi, altrimenti eseguibili esclusivamente in ambiente ospedaliero o in struttura residenziale.
Oggi sono assistiti a casa 385mila cronici ultra 65enni, numero molto lontano da quello che sarebbe necessario per garantire un’esistenza adeguata di tante persone fragili e delle loro famiglie. Infatti, indicano una copertura del 2.7% degli ultra sessantacinquenni, non confrontabile con il valore del 10% posto come obiettivo dal Piano Nazionale di ripresa e resilienza.
Le indicazioni del PNrr mirano, infatti, ad allinearci entro il 2026 ai valori di altri paesi europei; in Germania il 13% degli anziani riceve cure domiciliari. Peraltro, nei paesi del Nord Europa 1 over80 su 3 è assistito a casa.
Lo scenario è preoccupante, anche perché un cambiamento così drastico della qualità e quantità del servizio dovrebbe essere raggiunto in 4 anni.
Abbiamo, oggi, nel nostro paese, la capacità progettuale e realizzativa per raggiungere questo ambizioso obiettivo? Con il pessimismo non si compiono progressi, però ritengo sia doveroso richiamare gli estensori del PNrr, probabilmente lontani dalle problematiche di realtà in questo campo, al fatto che i soldi non comprano le competenze né sul piano programmatorio, né su quello della realizzazione di servizi. Solo la coscienza dei nostri limiti potrebbe indurre, ad esempio, ad impostare immediatamente un sistema per la formazione su larga scala degli operatori necessari per realizzare il Piano. Deve essere costruito un piano formativo serio e approfondito, che chiama a collaborare gli esperti più qualificati per formare i molti attori che nei vari campi dovranno portare avanti un’impresa così complessa.
Mino Dentizzi


