Autore originale del testo: Federico Leo Renzi
In questa settimana stiamo assistendo ad un fenomeno paradossale: la Scienza (cioè il CTS) fa un inversione di 180° e propone quello che fino a ieri definiva antiscienza: tamponi anche per i vaccinati (che oggi scopriamo essere infettivi), la taratura del green pass sul massimo della copertura vaccinale (quindi la sua validità dovrebbe durare fra i 5 e i 3 mesi), ammettendo così che il green pass non è una misura sanitaria ma un certificato vaccinale usato come un attestato di immunità, il ritorno dell’idea che anche i vaccinati possano finire in lockdown.
La cosa che ci interessa notare non è che la Scienza difatto abbia ammesso che le misure prese fino ad oggi e propagandate come risolutive per la pandemia non funzionino o funzionicchino, ma che questa ammissione non abbia generato alcun problema nei suoi propagandisti e nei suoi fedeli: anche se la Scienza oggi dice una cosa e domani il suo contrario, pretende il nostro adeguamento senza dubbi né tanto meno critiche, poiché è l’unica detentrice della Verità, qualsiasi cosa sostenga.
Per paradosso quindi quelli che ieri criticavano come irrazionali determinate misure ed omissioni, ed oggi si vedono confermare la bontà delle loro critiche, non vengono “riabilitati” come esseri pensanti, ma definiti ancora eretici, oscurantisti, populisti. Perché il problema non è il contenuto razionale delle tue proposte, ma la quantità di fede che dimostri nei confronti della Scienza e del governo dei migliori. Ciò che distingue una posizione dettata dalla Scienza e una antiscientifica non è quindi il metodo, la bontà dell’analisi dati, il rigore logico fra premesse e conclusioni, ma la pura fede, esattamente come nelle religioni.
Nel frattempo la pandemia continua ad infuriare, la campagna vaccinale procede spedita per l’inoculazione della terza dose mentre scopriamo che dovremmo aver già completato la quarta per essere adeguatamente coperti dalla variante Omicron, e si riesumano gli stessi identici discorsi del “Salvare i consumi di Natale” e poi quelli di Pasqua che pensavamo sepolti un anno fa, con l’arrivo dei vaccini.
Questo ci porta ad una poco consolante conclusione: il Draghistan è un regime postdemocratico economico-sanitario, ma in cui né l’economia né la scienza paiono darci ciò che promettono, richiedendo al suddito di colmare il gap fra promessa e realtà con la fede. Esattamente come hanno sempre richiesto gli stati confessionali.


