COSTITUZIONE ITALIANA E PATTI EUROPEI
Ad ascoltare l’inno di Mameli “ Iddio creò l’Italia schiava di Roma “. Se sia vero, credo più semplicemente che ciò sia stato opera della Storia. Oggi comunque l’Italia non è più schiava di Roma ma di Bruxelles e di Francoforte -.
Una classe di politici, espressione di un’elite incapace di risolvere i problemi del Paese, pensò che questi potessero trovare soluzione nella creazione di un vincolo esterno. Per fare questo non si è esitato a svendere pezzi importantissimi di sovranità popolare; in particolare la politica monetaria e creditizia e il controllo sul sistema bancario. Il tutto violando la Costituzione.
Sotto quest’ultimo aspetto, non sostengo a priori e in assoluto che non si possa cedere pezzi di sovranità popolare. Contesto lo strumento utilizzato. Le cessioni, che sono state fatte, intaccano i vitali interessi del Paese. Il loro inserimento nel nostro ordinamento è avvenuto con lo strumento della ratifica, cioè con una legge ordinaria, che è approvata a maggioranza, senza che si possa discutere nel merito o apportare modifiche.
La Corte Costituzionale, con una famosa sentenza del 1973 n. 183, respinse l’istanza d’incostituzionalità, che era stata avanzata contro il trattato della C.E.E. del 1957, richiamandosi all’art.undici della Costituzioni con argomentazioni, a mio modesto avviso, più politiche che giuridiche. L’articolo, di cui la Corte si avvalse, afferma: 1 “ l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. 2) “ in condizioni di parità con gli altri Stati, consente alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni.” Nel 1948 l’Italia era un paese sconfitto e distrutto. Vi erano alcuni problemi territoriali ancora irrisolti, come i confini con la vecchia Jugoslavia (Trieste) e con l’Austria (Sud Tirolo). Molto probabilmente fu questo il motivo insieme con quello di consentire al Paese di aderire al nuovo organismo per la pace (ONU), che spinse i “padri costituenti “ a inserire il secondo comma dell’art. citato.
Sempre la stessa Corte nel 1971 però, aveva respinto le istanze d’incostituzionalità contro la legge sul Divorzio, sollevate dalla magistratura ordinaria e dal Vaticano, in conformità al principio secondo cui “leggi derivanti da un trattato non possono derogare a principi fondanti della Costituzione”. Dei patti Lateranensi, inseriti al punto 7 della Costituzione, per la Corte aveva rilievo costituzionale solo lo strumento della loro eventuale modifica. In pratica, una loro modifica unilaterale da parte dello Stato Italiano avrebbe richiesto una legge costituzionale mentre; con l’intesa delle parti sarebbe stata sufficiente la ratifica con legge ordinaria, cosa che, infatti, avvenne con la revisione del 1983.
A ben guardare, con il trattato di Maastricht, con quello relativo all’euro e con il Bail- in, siamo andati ben oltre nelle cessioni di sovranità rispetto a quello del 1957. Quelli in essere vanno a intaccare, a mio avviso, uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione e precisamente il secondo comma dell’art.1 …”la sovranità appartiene al Popolo”, che la esercita nelle forme e nei limi della Costituzione. Il Popolo, nelle democrazie necessariamente rappresentative come la nostra, esercita questo suo diritto attraverso un Parlamento democraticamente eletto.
1° domanda. Una momentanea maggioranza parlamentare, approvando con una semplice ratifica un trattato internazionale, può disporre di pezzi di sovranità, che vanno a limitare fortemente gli strumenti per governare il Paese, che ledono i suoi interessi vitali? 2°domanda. Non sarebbe surreale che un Popolo si trovasse assoggettato a un’entità esterna senza avere dato uno specifico mandato in tal senso o senza essersi pronunciato con un democratico referendum?
Certo, si potrebbe obiettare che i trattati internazionali possono essere modificati ed anche annullati unilateralmente. In quest’ultimo caso però, si può andare incontro a conseguenze anche drammatiche (es. una dichiarazione di guerra) o dovere risarcire dei danni o subire delle sanzioni economiche o dei ricatti della/e controparte/i
Proviamo al riguardo (solo a immaginare se si riesce), a quali conseguenze drammatiche andremmo incontro se l’Italia volesse uscire dall’euro!
I trattati in questione comportano gravi limitazioni di sovranità. I nostri governi (presenti e futuri) hanno ora a disposizione solo lo strumento impositivo (il meno gradito) per gestire l’economia. E l’art.47 della Costituzione è da ritenersi abrogato, visto che il controllo sul sistema bancario è ora di competenza della Bce? Ecco perché era necessario che questi “famigerati accordi” fossero stati approvati almeno con legge costituzionale. Più opportuno, che se si fosse fatto ricorso a referendum popolare.
Francia e Paesi Bassi, non a caso, nel 2005 sottoposero a referendum la Costituzione con la quale si voleva sostituire i trattati europei. Costituzione che, non essendo stata approvata dai popoli dei due paesi, restò’ lettera morta. Sono passati 16 anni e nessuno più in Europa parla di elaborare una Costituzione! Sarà un caso?
E allora cosa fare? Da escludere un’uscita dell’Italia dall’Euro (anzi solo parlarne) perché ci toccherebbe affrontare problemi enormi e conseguenze inimmaginabili. Si può e si deve però cercare di allentare il nodo scorsoio che sta lentamente da oltre vent’anni strangolando la nostra economia e non solo. C’è tanto da discutere e ridiscutere con gli organismi europei a cominciare dal ruolo della Bce e delle sue politiche.
Problema. Chi mandiamo a trattare? Gli europeisti “a prescindere” o “ personaggetti” come Dimaio/ Salvini/ Meloni ecc. ecc? “Mala tempora currunt” Ci aspettano anni non facili (per non essere pessimista).


