Autore originale del testo: Fabio Martini
CARI COLLEGHI GIORNALISTI, L’OPINIONISMO FAZIOSO
STA DELEGITTIMANDO UNA PROFESSIONE E ORA SI SCOPRE
UN’AGGRAVANTE: ALCUNI SONO RETRIBUITI CON I SOLDI
DEL CONTRIBUENTE. QUANTE RAGIONI AVREBBERO I POPULISTI…
Nella striscia ininterrotta di talk show che informano i cittadini sulle vicende della politica, c’è di tutto: la conduttrice faziosa e il conduttore professionale, il programma che cerca di capire e quello che cerca la rissa. I giornalisti sono ospiti fissi e oramai si sono quasi tutti accomodati sulle rispettive “curve”, fanno parte come tifosi di una delle parti in gioco. Da loro ci si attende il “numero” perché sono orgogliosi di appartenere ad una squadra: governisti o anti-governisti. Un disastro per chi ancora pensa che i giornalisti debbano raccogliere informazioni ed eventualmente fornire letture degli eventi. A partire dai fatti e da un know how professionale e rigoroso. Le reti private, a cominciare dalla 7, invitano e retribuiscono chi credono: non hanno obblighi legislativi o deontologici. Salvo sotto elezioni.
Per la Rai è diverso. C’è un obbligo “statutario” al pluralismo reso evidente da sentenze della Consulta e da un dato empirico: la Rai vive grazie al canone, che notoriamente è bipartisan e impone pluralità. Grazie alle denunce di Michele Anzaldi apprendiamo che alcuni giornalisti del “Fatto quotidiano” ricevono un ingaggio per poter esprimere le loro opinioni legittimamente faziose e partigiane. Giusto che possano farlo in dibattiti alla pari. Che siano pagati dal contribuente per svolgere un lavoro giornalistico, ci sta, ma che siano retribuiti soltanto per esprimere opinioni, è anomalo.
Verrà un giorno in cui anche gli anti-populisti capiranno quante ragioni avevano i populisti nel denunciare i privilegi delle elites. Il fatto che alcuni giornalisti populisti e demagoghi si siano fatti casta, non significa che non avessero ragione prima. Quando la denunciavano.
