IL 17 FEBBRAIO E’ STATO L’ANNIVERSARIO DELLA MORTE SUL ROGO DI GIORDANO BRUNO

per Filoteo Nicolini
Autore originale del testo: FILOTEO NICOLINI

IL 17 FEBBRAIO E’ STATO L’ANNIVERSARIO DELLA MORTE SUL ROGO

DI GIORDANO BRUNO

 

Rimane molto da scoprire come l’essere umano si sia collocato rispetto all’Universo nei tempi remoti e unito al Cosmo, o in via di disgiunzione da esso. Il sapere del passato ci appare datato e poco comprensibile a causa della nostra corta visione. La figura di Bruno (1548-1600) deve essere giustamente vista insieme a quella di Copernico (1473-1543) e di Galileo (1564-1642), tutti essi soggetti ai pregiudizi e i dogmatismi. Che cosa successe quando Copernico affermò che la Terra non era in riposo ma girava intorno al Sole? Si pensò a torto che la Religione fosse in gioco, che fosse messa a repentaglio la fede e la pietà dal modo di concepire le cose celesti. La rivoluzionaria visione copernicana indicò la liberazione dal legame terreno, quando in un certo senso il pensare si elevò al di sopra della Terra e fissò il suo punto di osservazione nel Sole. Oggi è prassi in fisica scegliere il sistema di riferimento come più ci piaccia e convenga. Ma la portata dell’ardire copernicano fu straordinaria. Infatti, si mise in discussione l’abitudine mentale che vuole farci credere, oggi come allora, che il modo di pensare sia imposto dalla semplice percezione sensoriale.

Che cosa di più “reale” del fatto che il Sole, la Luna, le Costellazioni e i Pianeti girino intorno a noi che abitiamo la Terra? Non è poi l’evidenza indiscutibile di tutti i giorni e le notti? Eppure…questa credenza è una illusione, smontata da Copernico. Il suo modo di pensare contraddice l’evidenza e afferra l’essere reale delle cose!

Prima di Copernico si determinavano i movimenti delle stelle sulla base di ciò che si vedeva. Con Copernico si apprese poco a poco a trarre conclusioni indipendenti dalla percezione sensibile. Bruno accetta e rilancia la visione copernicana perché in essa vede conferma della sua intuizione sulla possibilità di superare i limiti della conoscenza, direi, sull’obbligo responsabile di fare uso delle doti potenziali che il Creatore ci ha dato. Prima di Giordano Bruno la gente guardava ai Cieli e parlava delle sfere celesti nel modo in cui apparivano. Parlavano della volta blu dei Cieli come del confine ultimo dell’Universo.

Bruno affermò che la volta blu era stata creata a causa di una limitazione della conoscenza. Sono i vostri occhi che hanno creato questo confine invalicabile, disse. Allora estese la sua visione oltre quei limiti e si spinse fino a indicare che i mondi stellari trovano ricettacolo nella vastità infinita degli spazi. Il firmamento spaziale non ha limiti nella intuizione di Bruno. In lui troviamo una visione dell’Universo che viene espressa in immagini maestose; Bruno cerca di adattare l’essere umano dentro questo quadro maestoso, e cerca di riconoscere l’Universo nell’essere umano, e viceversa. La sua immaginazione è densa di bellezza e grandezza.

Da un lato si innalza negli infiniti spazi, dall’altro si immerge nelle profondità dell’anima umana. Commovente il suo anelito a raffigurare l’essere umano nell’Universo spaziale e nel descrivere la natura dello spazio. Rimane però imprecisa l’immagine dell’essere terreno in connessione con il Cosmo, perché Bruno non arrivò all’illuminazione che gli avrebbe rivelato l’esistenza prima della nascita e dopo la morte. La monade è una necessità metafisica, ma rimane tutta da scoprire la sua evoluzione.

Il carattere della filosofia vede nei secoli XVI e XVII l’auto coscienza dell’anima rafforzata, mentre si va affermando la convinzione che il pensiero è creazione libera dell’essere umano, che l’anima si sviluppa e si esplica nella corrente del pensiero. Questa è l’Era del risveglio dell’autocoscienza. Ma allo stesso tempo si vanno perdendo di vista i mondi spirituali, nella misura in cui si rafforza il pensiero e le basi sui cui poggiano d’ora in poi le ricerche scientifiche.

Bruno si colloca decisamente e appassionatamente nel campo che assegna all’anima il ruolo determinante. Il singolo può imparare a guidarsi da solo alla luce della libertà dell’indagine e affidandosi al metodo del ricordare cosciente che conduce all’immaginazione.

Ogni conoscenza acquisita trasforma colui che conosce, ecco la prima lezione di Bruno. Ogni anelito alla conoscenza è una prova che non ci troviamo nella vera realtà da cui siamo stati separati. I limiti della conoscenza sono allo stesso tempo la soglia che ci separa dal mondo spirituale, e divenendo cosciente ripetutamente di questi limiti Bruno scopre in questa coscienza anche la facoltà di varcarne i limiti. La conoscenza non è qualcosa di compiuta e terminata, completa in sé, ma ha carattere di evoluzione. Oltre l’orizzonte della abituale vita mentale cosciente ci sono regioni in cui l’essere umano può penetrare se sviluppa la vita dell’anima.

Il Mondo di Bruno consiste di esseri fondamentali, piccoli, animati, auto coscienti psichicamente ovvero le monadi, non create e indistruttibili. In Bruno c’è la coscienza che quello che aleggia dietro i fenomeni della Natura deve essere necessariamente concepito in modo tale da permettere che l’Io sia possibile in questa concezione. L’Io deve essere una monade, altrimenti non sarebbe reale. E’ l’irruzione cosciente dell’Io nella visione del Mondo, la monade è una necessità, solo la monade può essere entità reale.

L’Io deve formare una concezione di sé tale che la sua realtà sia assicurata, e deve concepire il Mondo di forma tale che l’Io possa essere reale in esso. E Dio diviene il Potere che vive e agisce in tutte le monadi dietro lo scenario del mondo percettibile. L’anelito di Bruno per collegare l’essere umano nel Cosmo animato vibra ancora nella sua suggestione maestosa!

Bruno in definitiva, tralasciando altre suggestive intuizioni, ci apre agli Spazi infiniti, al Firmamento spaziale senza limitazione. Annuncia con ardente entusiasmo, l’entusiasmo del prigioniero che vede crollare le pareti della sua prigione, l’esplosione delle sfere che ci separano dagli ampi spazi aperti e dagli inesauribili tesori del Cosmo sempre cambiante, eterno e infinito. Per Bruno, movimento e cambio sono segni di perfezione e non di carenza. Un Universo immutabile sarebbe un Universo morto, un Universo vivo deve essere capace di muoversi e cambiare. Un Universo in evoluzione spirituale, ecco la metafora dell’Universo cambiante!

La lezione di Copernico e Bruno oggi si arricchisce di una nuova domanda.

Avrà limiti il Firmamento del tempo?

Al di là dei limiti della nascita e della morte non si estende anche il tempo in cui l’eternità dell’anima umana è radicata e passa di vita in vita?

FILOTEO NICOLINI

(Riflessioni basate sull’Opera di Rudolf Steiner)

 

 

 

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