Armi in aiuto a Kiev: l’Italia impone il segreto, tedeschi e inglesi dicono tutto

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: GIACOMO SALVINI
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Il governo tedesco, britannico e in parte quello francese hanno reso note le armi che stanno mandando in Ucraina per aiutare l’esercito a respingere l’invasione russa. Quello italiano no. Né i cittadini né il Parlamento – che svolge una funzione di controllo sull’operato del governo – può sapere che tipologia di armamenti l’Italia ha già iniziato a mandare nell’est Europa e quanto il governo ha deciso di spendere. Tutto secretato.

La fornitura è stata autorizzata prima con un decreto varato lunedì dal Cdm e poi con la risoluzione approvata dal Parlamento a larga maggioranza. Ma nei due testi non era presente l’elenco delle armi e la relativa spesa. Informazioni invece inserite nel decreto interministeriale della Difesa, Economia ed Esteri firmato martedì sera dai ministri Lorenzo Guerini, Luigi Di Maio e Daniele Franco. Subito operativo visto che proprio mercoledì e giovedì dall’aeroporto di Pisa, l’hub scelto per la consegna di materiale bellico, sono partiti due voli militari – due C-130j Hercules II della 46esima Brigata Aerea – atterrati all’aeroporto polacco di Rzeszów-Jasionka. La missione dei due velivoli è top secret. Come il resto della fornitura. Finora, infatti, tutte le notizie relative alle armi che l’Italia manderà all’esercito ucraino sono uscite come indiscrezioni non ufficiali sui giornali, come l’articolo del Corriere.it di giovedì in cui si dava conto di alcuni possibili armamenti contenuti nel decreto interministeriale. Anche sulla spesa si danno letteralmente i numeri: c’è chi parla di 50 milioni, chi di 100, chi arriva addirittura a 200. Il ministero della Difesa si è poi affrettato a smentire: “Ogni ipotesi pubblicata è da considerarsi basata su valutazioni prive di qualsiasi riscontro ufficiale e oggettivo”. L’episodio però ha fatto arrabbiare moltissimo alcune forze di maggioranza (più Fratelli d’Italia) che in una riunione congiunta delle commissioni Esteri e Difesa della Camera, giovedì sera, hanno chiesto al governo di rendere noto, almeno ai parlamentari, gli armamenti e la relativa spesa. La richiesta è arrivata dal meloniano Salvatore Deidda a cui si è associata Emanuela Corda di “Alternativa” ma soprattutto Roberto Paolo Ferrari della Lega ed è d’accordo anche il relatore dei decreti Ucraina, il 5S Giovanni Aresta. Tutti hanno chiesto che il ministro Guerini informi le commissioni competenti, anche in modo secretato, sulle armi da inviare. Ma giovedì sera il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulé ha spiegato che, almeno per ora, il governo non è intenzionato a rendere note al Parlamento queste informazioni “per non dare un vantaggio competitivo agli avversari”. Posizione sostenuta apertamente solo dalla dem Lia Quartapelle che ha proposto di informare le Camere solo a emergenza finita, dopo l’approvazione dei relativi decreti. E fonti della Difesa confermano che il governo sarà disponibile a rendere note le armi “quando sarà venuta meno l’esigenza di riservatezza”. Nel 2014 però, come ha evidenziato il sito Analisi Difesa, quando Roma armò le milizie curde contro quelle dell’Isis la lista delle armi fu resa nota.

Un silenzio totale che invece non c’è nei più grandi Paesi europei che stanno rifornendo l’esercito ucraino. In Germania la ministra della Difesa Christine Lambrecht domenica ha firmato un comunicato in cui si elencano le armi da spedire: “Si prevede di fornire 1.000 missili anticarro portatili (Panzerfaust 3) e 500 missili terra-aria Stinger”. La Gran Bretagna a fine gennaio aveva già mandato 2.000 missili anti carro e Boris Johnson ha annunciato che il governo inglese ne invierà ancora, mentre il governo francese mantiene riservatezza sugli armamenti, anche se il ministro della Difesa Florence Parly giovedì ha spiegato alla BFM tv che saranno mandate armi difensive all’esercito ucraino.

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