Il pensionato

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Il pensionato
Il 1° maggio scorso, mentre il mondo festeggiava la festa del lavoro, io andavo in pensione. Finiva così, con un paradosso, la mia avventura col Comune di Roma. Avevo varcato la soglia di via del Campidoglio 1, la prima volta quasi 40 anni fa. Ero un ragazzo molto giovane e poco sapevo del Segretariato Generale, cui ero stato destinato. Ho poi trascorso sul Colle Capitolino così tanti anni, che per me quella è stata una seconda casa. Posso dire di aver vissuto, insieme e nello stesso tempo, sia in borgata (dove abito) sia in Caput Mundi (dove ho lavorato), in una sorta di doppia cittadinanza e doppio passaporto. Se sapeste che panorama dalla mia finestra! Questa esperienza è poi confluita nel mio libro di poesie, “Roma e Non Roma”, dove ho raccontato anche la mia strana schizofrenia urbana. Amo Roma, perché non è possibile altrimenti. Aver lavorato al suo servizio mi rende onore e ha accresciuto, se possibile, quell’amore originario.
Devo ringraziare molte persone, con cui ho lavorato e che mi sono state accanto. Prima di tutto i miei colleghi (amici), in special modo quelli che hanno diviso con me l’ultimo decennio. Per primi Giorgio e Rita, per me fratello e sorella, con cui ho condiviso ogni sorte nel bene e nel male, come si dice. Poi Massimo, Marco, Santi, Federica, Francesca, una combriccola che per anni ha difeso, tra l’altro, Via dei Fori Imperiali dalle automobili, messo in ordine la viabilità e la sosta sul Colle, protetto le piazze storiche (che a Roma sono una specie di tesoro), avviato bellissime esperienze come quella del lavoro sociale (verde, viabilità) dei detenuti, gestito progetti speciali e lavorato a eventi anche grandi come il Giubileo, nonché le preziosissime agende di Assessori e Dirigenti del Gabinetto del Sindaco. Ringrazio anche Marco, che fu il primo amico che ebbi in Campidoglio: lo trovai seduto alla scrivania accanto alla mia con l’Unità in tasca, e tanto mi bastò.
Ringrazio poi Walter Tocci, con cui ho lavorato otto anni quando era Vice Sindaco (e che Vice Sindaco!). Un grande assessore, un grande compagno, politico e intellettuale sopraffino, innamorato di Roma, grande risorsa per la nostra città. Ancora oggi gli sono debitore. Ringrazio Roberto Morassut, la sua umanità e affabilità, con cui ho trascorso altri otto anni molto proficui, lavorando anche al nuovo piano regolatore di Roma. Ringrazio Miguel Gotor, che mi rammarico di aver incontrato solo al termine della mia “carriera” da comunale. Sono certo che lascerà il segno nelle politiche della cultura a Roma, e comunque sa che può sempre contare su di me. Un saluto e un ringraziamento, infine, va anche a Virginia P., una dirigente del Comune dotata di grandi capacità e di grande umanità.
In quasi quarant’anni ci sono stati momenti belli e momenti brutti. Di una sola cosa però mi rammarico. Quella di aver lasciato il Comune di Roma dopo tanti anni di lavoro e di passione, (guadagnando, tra l’altro, stipendi non proprio memorabili), senza che nessuno abbia avuto il pensiero di salutarmi, anche con una semplice lettera, magari ciclostilata, magari con i puntini su cui scrivere il mio nome a fronte di un testo standard. Niente, nemmeno una riga. L’Amministrazione Comunale, intenta a dare fondo a tutti i risvolti possibili offerti dalla Bassanini, con una miriade di esterni che ogni volta, by spoil system, vengono catapultati a posti di responsabilità talvolta senza averne titoli e competenze, mi ha semplicemente ignorato.
Ho detto rammarico, ma vi confesso che si tratta di vera e propria amarezza. Direte, ma che ti importa. Beh, se non mi fosse importato, non sarei stato lì per quarant’anni a portare acqua da gregario, seduto nell’ombra in quarta fila, perché così è stato giusto fare. Ho scritto migliaia di lettere, testi, prefazioni, introduzioni, documenti, articoli. Una lettera, anche finta, anche ciclostilata, forse me la meritavo. Diciamo. Mi riferisco all’amministrazione in generale, ovviamente, non a chi, tra tutti coloro che ho già citato, invece un saluto anche caloroso me lo ha fatto con tutto il cuore.
PS, da pensionato non è che adesso vado ai giardinetti o a fare l’umarello eh? Tranquilli! 😃
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