I due imperi zoppicanti

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
I due imperi
Se, e dico se, la pace fosse considerata un valore da perseguire, un’idea da realizzare, un impegno quotidiano, e non un cedimento codardo al “nemico”, di fatto una resa, probabilmente molti discorsi cadrebbero, e cadrebbe anche tanta retorica interventistica e bellicista. Si tratterebbe di un punto di vista che aiuterebbe a decifrare con più attenzione e più nel dettaglio quel che sta accadendo in Ucraina. Che non è un puro conflitto locale, tra un semplice aggredito e un semplice aggressore (che pure è un pezzo della vicenda), ma un confronto, nemmeno troppo sottotraccia, tra un Impero-potenza declinato (la Russia) e uno declinante (gli USA), come ha scritto oggi Marco Revelli sul manifesto. Imperi zoppicanti, incerti sul loro futuro, ma pronti a utilizzare un campo “terzo” come l’Ucraina e l’Europa quale loro palestra bellica.
Costruire la pace non vuol dire soltanto fermare le armi subito (come chiedono due terzi circa dell’opinione pubblica europea), non vuol dire solo salvare un popolo dai propri carnefici, ma lavorare alla tessitura di nuovi equilibri internazionali, che vedano l’Europa continentale, se possibile, protagonista del cambiamento, piuttosto che docile cagnolino atlantista. Certo, direte voi, è questo il punto debole, il fatto che l’Unione Europea non appaia affatto in grado di svolgere questo compito, perché da tempo curvata verso la cura dei puri interessi economici delle èlite, con uno schema neoliberale a fare da sfondo. Ma questo è il prezzo per aver scelto quegli interessi piuttosto che le ragioni della politica e un proprio profilo autonomo. L’Europa delle élite, l’Europa atlantica non è pronta a queste sfide, paga pegno a una politica piccola piccola e tutta ancillare, che ha scelto come propria caratura quella di esporsi sino allo sfinimento all’egemonia atlantica.
Eppure il nodo è questo. Uno dei compiti al termine del conflitto, sarà proprio quello di mettere mano al groviglio storico-attuale riconquistando il nostro continente alla grande politica e alla pace. Rifondando daccapo la UE, manifestamente incapace di capire le esigenze effettive dei propri popoli. E ciò a partire dal nucleo storico dell’Unione, azzerando virtualmente l’ondata anomala di allargamenti avuti in questi decenni economicisti. Lo dico con pessimismo, si badi. Vedo tutte le difficoltà del caso. Parlo di possibilità che sembrano più che altro delle impossibilità. Ed è questo il punto critico vero.
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