Il Pd e la costituzione: Un cane che si morde la coda

per mafalda conti
Autore originale del testo: Fausto Anderlini
Cane che si morde la coda
E daje al vecchio balordo tornato Caimano….In realtà quella di Berlusconi è una ovvia constatazione politologica. Ove fosse varata una riforma presidenzialistica come potrebbe restare al suo posto un Presidente eletto con altro ordinamento, e last but not least da un parlamento superato da una riforma costituzionale che ne ha ridisegnato il profilo ? Sarebbe una forma di accanimento giurassico.
Del resto non si capisce cosa il Pd abbia da lamentarsi. De te fabula narratur. Col tempo è sempre più venuto configurandosi come il ‘partito del Presidente’, letteralmente rannicchiato sotto il suo abito talare secondo un rapporto di sconfinata deferenza.
La costituzione materiale, pur senza derogare del tutto da quella formale che assegna comunque alla Presidenza un ruolo più che arbitrale, è venuta via via trasfigurandosi toccando il top nei mandati di Napolitano e Mattarella, entrambi espressione del Pd. Parlamento vieppiù annichilito e bypassato dalla decretazione d’urgenza e dagli appelli fiduciari, premierato neutro, di tipo tecnico, su diretto mandato presidenziale, imposto a forze politiche incapaci di dar luogo a proprie maggioranze. Una politica a guida presidenziale perennemente schiacciata su una emergenzialità a largo spettro (economica, pandemica, internazionale….) e il ricorso a forme posticce di ‘unità nazionale’ mai nate da un moto spontaneo di convergenza ma imposte in un modo o nell’altro dal Quirinale.
L’eccezione che diventa regola e progetto politico. Una repubblica presidenziale di fatto, che molti autorevoli politici non hanno esitato a palesare come propria preferenza e obiettivo durante il governo Draghi augurandosi una procastinazione sine die del duo Mattarella-Draghi. Che peraltro aveva già mostrato chiari segni di crisi dal momento che entrambi ambivano alla stessa carica quirinalizia. Ancora adesso tutto quello che il Pd (e il seguito dei centristi pazzi) si augura da queste elezioni è una condizione di stallo che renda necessario il ripristino della formula. Una soluzione adattiva in fondo gradita al Pd in salsa veltro-renziana, soprattutto dopo aver tentato senza riuscirci, di stravolgere la costituzione nel nome di un monocratismo incentrato sul Premier come ‘Sindaco d’Italia’.
Il Presidenzialismo impugnato minacciosamente dalla destra (peraltro non meglio definito se non in una indistinta vocazione plebiscitarista, e con un’area di attenzione che va ben al di là della destra) non è che l’esito naturale di trasformazioni tendenziali cui il Pd si è acconciato con sempre maggiore dipendenza. E adesso blatera al pericolo e si straccia le vesti per l’offesa al Presidente quando quasi tutti i buoi sono usciti dalla stalla e non ha fatto nulla per impedirlo. Sicchè dopo questo sistematico picconamento e soprattutto dopo quello che a ragione può essere denominato il ‘disastro mattarelliano’, un fronte di difesa costituzionale a guida Pd è quanto di più inconsistente e fragile si possa immaginare. Un cane che si morde la coda.
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