Da Leopardi a Cioran la noia è stata riconosciuta stato d’animo che nasce da prolungata condizione di monotonia e uniformità della vita. È l’insoddisfazione perenne di ciò che si ha già, quella continua ripetizione del quotidiano vivere senza riuscire a romperne le barriere. Oggi si vuole di continuo evitare la noia, ci si vuole sempre distrarre. Cosa significa distrarsi? Significa allontanarsi dai propri enigmi, fuggire da ciò che è scomodo e richiede impegno. L’insoddisfazione e il malessere interiore, la noia che inconsciamente ci accompagna, sono alimentate a mio avviso anche da una serie di chiavi interpretative della realtà che ci costringono in una camicia di forza cognitiva.
A questo punto la noia può essere creata apposta per mezzo di un esercizio mentale. Possiamo immaginarlo mentalmente, possiamo anche eseguirlo a nostra scelta come esercizio, almeno iniziare e provare. Basta afferrare l’idea sottesa. Si tratta di provocare in noi stessi la noia artificiale.
Immaginiamo di riflettere su un triangolo diviso in 4 parti uguali ed osservare che il triangolo intero è più grande delle sue parti. Concluderemo dicendo che l’intero è più grande delle sue parti. Se però la frase “L’intero è più grande delle sue parti” fosse il tema di una conferenza di 1 ora in cui si ripete e si ribadisce continuamente il concetto, sarebbe un’esperienza molto molto noiosa. Potremmo poi anche riferirci all’ambiente fisico ed osservare che la sedia, il tavolo e la poltrona hanno delle date dimensioni d’ingombro. Riassumeremmo dicendo che “I corpi fisici hanno un ingombro”. Anche qui ci attende una conferenza lunga ed estenuante in una aula adiacente, il cui unico argomento è “I corpi fisici hanno un ingombro “. Ne usciremo terribilmente annoiati e stravolti dalla ripetizione.
Ci tocca purtroppo un’altra conferenza monotematica in cui l’oratore si sofferma a ripetere che “I giudizi non hanno colorazione ” per un’ora in asfissiante ripetizione. All’ascolto reiterato che la frase è giusta e non potrebbe essere altrimenti, già esausti e abbattuti ne saremmo ancor più annoiati.
Per completare il ciclo, nell’aula accanto il docente ha disegnato una retta per arrivare da un punto all’altro insieme a varie linee curve. Mediante l’osservazione si constata che la retta è la via più corta, mentre tutte le altre sono più lunghe. A questo punto il docente ci costringe ad entrare e ci ripete per un’ora che la retta è la via più corta tra due punti, con il risultato di averci ulteriormente annoiati a morte.
La noia artificiale che ci siamo imposti ci riserva però una interessante sorpresa, che sarà rivelata nel prossimo articolo.


