L’EQUILIBRIO NECESSARIO  PER OSSERVARE  IL PASSATO

per Filoteo Nicolini

L’EQUILIBRIO NECESSARIO  PER OSSERVARE  IL PASSATO

La Lettura di domenica 26 marzo presenta un interessante dialogo tra l’artista cinese Ai Wei wei e Emilio Isgrò sul seme dell’arte che al germogliare può contrastare il Potere. La conversazione affronta temi scottanti come la parola negata e ritrovata, la censura e la cancel culture. Su quest’ultimo tema Ai Wei wei dice testualmente: ”La considero simile a quanto avvenne in Cina durante la Rivoluzione culturale quando si cercò di distruggere la nostra memoria. Anche se i ricordi del passato non sono così piacevoli, restano parte di noi. Nessuno ha il diritto di dire cosa cancellare o no, nessuno può cambiare il passato. La cosiddetta cancel culture è un suicidio: significa non avere rispetto per se stessi. Dobbiamo avere il coraggio di affrontare il passato. E se non lo facciamo, del passato diventiamo vittime”.

Sono parole che condivido pienamente. Vi sono molti modi di ignorare il passato, di negarlo, stravolgerlo, modificarlo. Basti pensare a quello che l’Europa ha fatto in Africa e nelle Americhe. Mi viene appunto alla memoria un fatto occorso nel Venezuela all’epoca del primo governo Chàvez. Era credo il 2002 e in occasione di una festa della Repubblica Bolivariana fu abbattuta la statua di Cristoforo Colombo che troneggiava nella Plaza de Venezuela indicando con la mano estesa le terre lontane. Colombo toccò terra continentale per la prima volta sulla costa di Paria durante il suo terzo viaggio. La statua fu dunque abbattuta durante una manifestazione a favore della Resistenza indigena, ed al suo posto furono collocate delle enormi statue di rappresentanti dei nativi in armi.

Scrivevo in occasione di una visita a Caracas nel 2017: “Ho visto come le statue di Guaicaipuro e i suoi alleati della Resistenza occupino lo spazio visivo che prima era di Colombo, la cui rappresentazione è oggi assente. Ma l’assenza dei rappresentanti della Resistenza fu giustamente il motivo della protesta. Ora manca il rappresentante dell’invasione, conquista o incontro che dir si voglia. Io all’ammiraglio Colombo lo metterei al lato, magari piccolino e in abiti rinascimentali, e così rimarrebbe più equilibrato il quadro di fronte alla massiccia presenza guerriera, e non si perderebbe visione storica né si negherebbe nuovamente l’evento. Ma la mia è solo un’opinione.”

In un’altra occasione l’anno dopo osservavo nuovamente nel mio diario: “…mi dispiace l’assenza di Colombo, una sua piccola statua di basso profilo potrebbe rendere comprensibile la necessità storica che si cela nel passato quando lo contempliamo con obbiettività”.

Abbiamo certamente un passato colonialista, razzista, suprematista, guerriero. È bene contemplarlo con obbiettività ed equilibrio, senza negazionismi né comode parzialità. Che cosa dire per esempio della statua di Umberto I a via Nazario Sauro a Napoli? C’è un illuminante articolo di Tommaso Montanari apparso sul Venerdì di Repubblica a proposito. Da ragazzo si passeggiava sul Lungomare ed era una esperienza stupefacente vedere quella rappresentazione da generale austriaco con i baffoni e in completa uniforme militare col cappottone fino alle ginocchia, ritratto in posizione dominante dall’alto dei suoi 3 metri su un enorme piedistallo. Ancora oggi mi è sgradevole. Che lettura ci voleva suggerire? Un esempio di virtù, di fiducia nelle istituzioni monarchiche, l’Italia che difende i suoi confini contro l’invasore?

Qualcosa andrebbe fatto per equilibrare tale visione storica alla luce della sensibilità presente, forse una gara tra artisti per un intervento parallelo in quello spazio pubblico molto frequentato. Da un lato preservare quel patrimonio culturale, e allo stesso tempo almeno una targa che contestualizzasse l’epoca raffigurata.

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