Senza Vergogna: Lavoro precario/Rdc

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Caterina Cavarretta
Tiziana ha 55 anni e dopo aver perso – parecchi anni fa – un contratto a tempo indeterminato nel settore tessile, si è dovuta arrabattare tra un lavoro precario e un altro.
Sola, con una figlia adolescente e un reddito familiare bassissimo, è beneficiaria del reddito di cittadinanza.
Qualche settimana fa riceve una chiamata dall’ufficio di collocamento di Como. È una proposta di lavoro.
Tiziana è contenta. Mi telefona. “Caterina mi controlli il contratto?”
L’offerta di lavoro è come cameriera in un bar. Tiziana mi porge il contratto ma mi anticipa: non è quella la vera proposta.
L’ ascolto.
Tiziana comincia: “Il titolare mi chiede 8 ore di lavoro, 4 in busta paga e 4 in nero. In totale mi propone 900 euro netti al mese, in parte nel cedolino e in parte fuori. Lavoro festivo, domenicale, supplementari obbligatori e non pagati. Orario flessibile”
Tiziana mi fissa ed io, per la prima volta, credo, nella mia vita, rimango senza parole.
Se Tiziana rifiuta l’offerta decade dal beneficio del reddito. Se accetta si vincola allo sfruttamento più bieco.
Tentiamo una trattativa.
Fallisce.
Il titolare lo sa, questa volta ha il coltello dalla parte del manico.
Nel frattempo, il reddito è già stato sospeso.
O accetta o accetta. E questo, dalle mie parti, si chiama ricatto.
Queste norme – che regolano la vita di tantissime famiglie fragili – sono solo alcune delle disposizioni contenute nel decreto lavoro, varato dal governo Meloni.
Decreto “lavoro” lo hanno chiamato.
Senza vergogna.
Caterina Cavarretta
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