Fonte: Il Fatto Quotidiano
Mariniello (docente di Diritto penale internazionale): “Per Gaza e Ucraina le istituzioni mondiali usano criteri diversi”
DEL TEAM LEGALE ALL’AJA – “Essersi mossi subito per Kiev e non per i morti della Striscia vuol dire crederle vittime di serie B”
“Per i crimini commessi in Ucraina 43 Paesi si sono rivolti alla Corte penale internazionale, mentre per la Palestina alcuni come Gran Bretagna e Germania hanno espresso opposizione formale alle indagini, dandoci un messaggio: ci sono alcune vittime che meritano giustizia, altre no. L’Italia sostiene l’operato delle commissioni di inchiesta delle Nazioni Unite in tutti i conflitti, ma l’unica eccezione la fa per la Palestina. Al Consiglio dei diritti umani a Ginevra puntualmente si astiene senza motivazioni. È la politica del doppio standard, per Israele stiamo creando un eccezionalismo a livello giuridico internazionale”.
Lo dice Triestino Mariniello, professore di Diritto penale internazionale all’università John Moore di Liverpool, parte del team per la rappresentanza legale delle vittime di Gaza alla Cpi.
“L’impunità in Palestina regna non dal 7 ottobre 2023, ma dal 1948. Le più gravi violazioni del diritto internazionale già da decenni sono documentate da decine di report Onu, organismo il cui Consiglio di sicurezza ha l’obbligo di ristabilire la pace, ma è ora impotente, bloccato da una scelta politica Usa che pone veto contro la proposta di cessate il fuoco proposta dal Brasile. Meri opportunismi politici Usa consentono alle autorità israeliane di compiere uno dei più grandi massacri del dopo guerra. Biden dice che non c’è possibilità di cessate il fuoco: insieme alle vittime di Gaza sta morendo la legalità internazionale ”.
Il procuratore Khan è stato a Rafah.
Troppo poco, troppo tardi. Ai sensi dello statuto potrebbe far rientrare le indagini delle stragi a Gaza nell’ambito di quelle aperte nel marzo del 2021, ma è a sua discrezionalità. Sull’Ucraina l’ufficio della procura si è mossa in tempi record su spinta degli Stati che hanno fornito finanziamenti ad hoc, ci sono 40 investigatori sul territorio; in Palestina non c’è nessun membro eppure si è rivolta alla Corte nel 2009 dopo l’operazione Piombo Fuso: dopo 14 anni non è mai richiesto un mandato d’arresto. L’unico organismo in grado di fornire giustizia alle vittime palestinesi è un’istituzione penale sovranazionale che non teme di perseguire crimini commessi da leader di Stati potenti. Il sistema giudiziario israeliano, spesso vantato come modello imparziale, protegge i responsabili dei presunti crimini internazionali. Nessuna organizzazione interazionale ha mai accertato accountability, responsabilità commesse dalle autorità israeliane e questa impunità credo sia la causa principale della violenza. Gli Usa, che per la prima volta nella storia hanno deciso di sostenere l’operato della Cpi per l’Ucraina, scrivono che bloccheranno qualsiasi aiuto economico alle autorità palestinesi se vi faranno ricorso.
Kiev dal 2022 ha spesso chiesto il riconoscimento di genocidio. Chi lo chiede per Gaza?
Le indagini della Cpi in Ucraina non comprendono il crimine di genocidio, ma non è escluso che si allarghi il raggio. Per Gaza, insieme a centinaia di esperti, tra cui ci sono studiosi dell’Olocausto, abbiamo pubblicato un appello pubblico per il rischio genocidiario dopo le dichiarazioni di autorità e ministri israeliani. I palestinesi sono definiti “bestie umane”, “animali”, non esistono “civili innocenti”: a Gaza sono tutti colpevoli. Questo fenomeno storico non è nuovo: il linguaggio deumanizzante è la fase caratteristica che precede lo sterminio, la pulizia etnica. Ho paura che questa non sia la prima, né l’ultima guerra contro Gaza e continuare con un silenzio ulteriore sarà un grave colpo alla già minata credibilità delle istituzioni interazionali, forse quello finale.


