LA TEOLOGIA ALLA PROVA DEL KARMA E DELLA REINCARNAZIONE
Dice bene Vito Mancuso sulla Stampa di oggi sabato 10 maggio: le religioni devono risvegliare l’Umanità, non possederla. Il dibattito già si sta accendendo dopo l’elezione del nuovo Pontefice e le sue prime parole, quello “sparire in Cristo” e “la mancanza di fede porta con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona, la crisi della famiglia ed altre ferite sociali”. Personalmente conosco anime compassionevoli, altruiste, dedicate al prossimo, che posseggono un eccellente senso della vita e dei compiti personali da svolgere in questa incarnazione. Ma queste persone non ostentano altra fede se non quella che si può riassumere in una ricerca di spiritualità vera e autentica. Come dire, lo spirito è dappertutto, e non bisogna per forza varcare la soglia della chiesa parrocchiale per occuparsene.
Che questa epoca si distingua dalle precedenti lo si può vedere da un fatto che balza agli occhi di tutti: l’attuale crisi della vita religiosa in occidente, una crisi salutare a mio avviso, perché lascia intravedere l’evoluzione delle anime. Senza osservare l’evoluzione della coscienza si rimane purtroppo in un limbo cognitivo. È un dato così diffuso che non possiamo ignorare, perché rivela come l’anima cosciente, la nostra parte più spirituale, stia venendo alla luce. La nostra anima è evoluta dal lontano passato. Chi vive in un determinato momento dell’evoluzione umana acquisisce determinate visioni, e solo chi verrà dopo potrà giudicarle e superarle. È sempre riservato a chi verrà dopo a vedere le cose in modo più radicale, più vero, rispetto a chi le deve pronunciare in un certo periodo storico. Non si può sfuggire a questo fatto; se si riconoscesse consapevolmente che anche ciò che viene detto ora, anche quello che acquisiamo come una conoscenza avanzata, non deve essere inteso come una somma di dogmi assoluti, ebbene, avremmo fatto un passo nella direzione giusta per afferrare l’evoluzione della coscienza, che procede insieme con l’evoluzione della conoscenza. Basti pensare a ciò che la rivoluzione scientifica ha portato in termini di conoscenza, anche se essa si è volta esclusivamente al mondo materiale, e qui si intravede il primo vero ostacolo per la ricerca spirituale. Non è un mistero che stiamo divenendo sempre più individui isolati mentre sviluppiamo l’individualità cosciente, e ne sorge come riflesso una certa atrofia della vita religiosa tradizionale, se questa non si adatta alla nuova realtà ma vuole conservare una forma che rimanda a periodi precedenti.
In un certo senso, intorno a noi deambulano i fantasmi del passato. Nelle comunità religiose deambulano i fantasmi del passato se non si coglie l’evoluzione dell’anima. Nei secoli passati i principi religiosi, i dogmi e i concetti furono “adeguati” allo sviluppo dell’anima; oggi invece per l’influenza della individualità cosciente i messaggi religiosi, sempre più volti all’apostolato sociale, raggiungono i cuori ma lasciano indietro l’aspirazione alla conoscenza spirituale. Gli impulsi per la vita spirituale ora devono basarsi sull’intima comprensione attraverso lo sforzo individuale di rendere comprensibile Cristo. Se nel passato si faceva ricorso a dogmi e rigidi principi, la situazione è cambiata, perché è sulla base di esperienze vissute personalmente che si sviluppa la vita spirituale propria, libera e individuale.
Possiamo riuscire a rinnovare la vita religiosa se in base a una esigenza interiore sentiamo la necessità vitale di allargare la nostra conoscenza ordinaria per vivere con l’anima nell’elemento che non è contenuto nella percezione dei sensi. Purtroppo, sulla base delle nostre abitudini, non ne vogliamo sapere, ne abbiamo paura. Oggi, parlando di spirito alle persone, si nota che esse si difendono. Le persone vogliono rimanere quello che sono e non badare alla attività di pensare ma abbandonarsi agli avvenimenti che si susseguono. Con tale passività si immobilizza quanto ci attende per essere conosciuto.
Abbiamo invece particolare bisogno di allargare la conoscenza, proprio perché la filiazione divina possa essere posta su solide basi. La religione progredirà cominciando a considerare il karma e la reincarnazione come due capisaldi. E noi tutti sapremo che quello che sentiamo come qualcosa di strano nelle nostre vite è l’Io oriundo dalle vite precedenti. Non solo una incertezza teorica, ma una sensazione che può essere angosciosa, se non la comprendiamo a partire dalle vite ripetute. Abbiamo bisogno di riconoscere e concepire le nostre vite come l’estensione di vite vissute in precedenza.
La religione dovrà ammettere la chiaroveggenza come chiave per illuminare i misteri dell’incarnazione del Cristo e della sua Resurrezione.
Non possiamo “sparire in Cristo”, ma possiamo elevarci dal nostro ego inferiore per vivere pienamente nel nostro Io, per emanciparci dall’impulso luciferico.
FILOTEO NICOLINI
IMMAGINE: Trionfo della Morte, Bruegel.


