Fonte: La Repubblica
Foa: “La mobilitazione per Gaza è utile e necessaria, stiamo andando verso la pulizia etnica”
La scrittrice e storica ebrea: “Il governo Meloni è troppo benevolo con Netanyahu perché la premier è schierata con le posizioni di Donald Trump”

Anna Foa, storica, ebrea, autrice del pamphlet “Il suicidio di Israele”, lei andrebbe alla manifestazione per Gaza?
«Sì, certamente. Ogni mobilitazione è utile, necessaria, anche se dubito che possa servire a far fermare concretamente le bombe di Netanhayu».
Cosa consiglia per renderle più efficaci?
«Proverei a invitare qualche dirigente dell’opposizione, o qualche esponente di quel movimento di soldati che si rifiutano di arruolarsi per andare a Gaza».
Bisogna sostenere l’opposizione in Israele?
«Sì, le manifestazioni contro il governo che si svolgono lì sono molto partecipate, e possono, prima o poi, portare a un rovesciamento».
Anche da noi c’è un risveglio delle coscienze pubbliche.
«Questo perché c’è stato un salto di qualità nella guerra in corso. L’uccisione dei bambini sta indignando il mondo. La gente sente acutamente il bisogno di fare qualcosa».
Lei come vive la tragedia di Gaza?
«Mi emoziono ogni volta che ne leggo o vedo la tv. Mi sento male. Ma allo stesso tempo cerco di scriverne e parlarne in maniera razionale».
Che armi ha la diplomazia?
«Il nostro governo e la Ue potrebbero riconoscere lo Stato di Palestina. Un gesto simbolico, certo, ma dal grande significato politico».
È favorevole a interrompere le relazioni commerciali con Israele?
«Ero contraria fino a quando l’altro giorno la Ue si è detta pronta a rivedere le relazioni. Oggi penso che sia un passo necessario. Mi addolora però, perché non vorrei che ciò portasse a un allentamento dei rapporti con chi si oppone a Netanhayu. Invece queste voci vanno sostenute. Penso all’intervista di David Grossman lo scorso 22 maggio Repubblica: è stata importantissima».
Il governo Meloni si è detto contrario a sanzioni commerciali. Pensa che sia troppo benevolo con Netanyahu?
«Decisamente sì».
Perché Meloni tace?
«Perché è schierata, con qualche oscillazione, con le posizione di Trump».
Che nome dare a quel che Israele sta facendo a Gaza?
«Io la parola genocidio finora non l’ho usata, ma quello che vediamo penso che ci si avvicini molto. Stiamo andando nella direzione di una pulizia etnica».
Cosa le ha fatto cambiare idea?
«La monetizzazione delle risorse sanitarie e alimentari, legate a uno spostamento della popolazione, per indurla ad abbandonare la Striscia».
Cosa intende con monetizzazione?
«I punti di rifornimenti alimentari sono passati da quaranta a quattro. È un modo per aumentare il potere israeliano sugli abitanti di Gaza».
Cosa vuole esattamente Netanyahu?
«Non vuole che finisca la guerra, perché sarebbe anche la sua fine. Quindi continua a bombardare. Quelli attorno a lui vogliono la Grande Israele, con pochi palestinesi ridotti in uno stato di apartheid».
Cosa fare per specificare che si tratta di una manifestazione non contro Israele, ma contro il suo attuale governo?
«Servirebbe uno slogan efficace, tipo “Salviamo Israele”».
Il suo libro è finalista allo Strega saggistica. Che reazioni ha avuto nel suo mondo?
«Molti l’hanno ritenuto troppo duro. La comunità ebraica romana mi ha praticamente messa al bando. Sono uscita dalla loro chat, però gli echi delle ingiurie mi arrivano lo stesso. Mi danno della traditrice, taluni dell’antisemita».
Come si può preservare il diritto alla critica politica, senza passare per antisemiti?
«Dopo il 7 ottobre è sempre più difficile ragionare laicamente, sostenere la tesi che Israele debba vivere al sicuro senza che ciò l’autorizzi a macchiarsi dei peggiori crimini».
L’antisemitismo resta un problema, però.
«Proprio per questo l’accusa va maneggiata con cura, per riuscire a vederlo davvero laddove ci sia davvero».
Cosa pensa di chi sostiene che quello di Hamas sia stato un atto di resistenza?
«Non penso affatto che sia stata resistenza. È stata una mattanza. E lo scopo è speculare a quello che persegue Netanyahu».


