Fonte: La Stampa
Quella che chiede la pace a Gaza è una piazza che dà speranza
Non si era vista da molto tempo in questa nostra Italia depressa e sfiduciata una manifestazione così grande. Gli organizzatori danno un numero elevatissimo di presenze, trecentomila, ma anche facendo l’usuale tara a questo genere di valutazione i numeri restano altissimi.
Manifestazione pacifica, tranquilla, nessuna parola d’ordine antisemita. Almeno a quanto io ho potuto vedere a distanza, attaccata alla diretta streaming. E proprio la paura di parole d’ordine di giustificazione del 7 ottobre, di appelli a distruggere Israele “dal fiume al mare”, aveva spinto Renzi e Calenda ad organizzare un’altra manifestazione a Milano il 6 giugno. Ma nulla di quanto si era temuto si è verificato a Roma. Vi hanno partecipato molti esponenti dell’ala riformista del Pd, i socialisti, Giorgio La Malfa, Bertinotti, e anche numerosi ebrei, a cominciare dai giovani del LEA, il Laboratorio Ebraico Antirazzista. Ed io stessa e Gad Lerner, che ha riaffermato il suo essere sionista, senza che nessuno nella piazza minimamente smettesse di applaudirlo. Una piazza partecipe quindi ma democratica, che ti dava la sensazione di aprirsi a capire, non solo di sventolare definizioni come bandiere al vento.
E fra le voci ebraiche, la voce emozionante di un giovane israeliano che ha rifiutato per motivi etici di servire a Gaza ed ha subito dure conseguenze per questo. Non è il solo, ce ne sono molti, sono fra i più esposti fra gli oppositori del governo in Israele, ma anche quelli che più possono diventare una forza capace di trainare le proteste della società israeliana. Bisogna appoggiarli. L’Europa occidentale non lo ha fatto, negli anni Settanta ed Ottanta, nei confronti dei dissidenti dell’Urss; lasciandoli praticamente soli. Non ripetiamo lo stesso errore.


