TEMPERAMENTI
Introduzione
Ognuno di noi è un enigma, gli altri sono un enigma per noi, questo è un dato indiscutibile. E ogni enigma è particolare, perchè esiste un grande spettro di comportamenti nella nostra vita sociale, a cui avvicinarci non solo con la ragione ma anche col sentimento e la sensibilità. Infatti, quello che possiamo percepire esteriormente è solo una piccola parte dell’essere che abbiamo di fronte. Ma per fortuna, intravediamo cose simili che ricorrono nelle nostre sperienze di contatto con gli altri, e possiamo indicarli come temperamenti, a loro volta sfumati e variegati. Quando incontriamo una persona, sentiamo che qualcosa viene al nostro incontro, qualcosa che sorge dall’intimo e che le dà quella colorazione particolare. Per esempio, io ho una vicina minuta e allegra, che però in certe occasioni si altera, alza la voce, dà segni di ira, esplode letteralmente, fino a quando si esaurisce quella repentina fiamma.
La verità è che ciascuno si presenta con un temperamento proprio di base, anche se gli stessi temperamenti sono sottilemente mischiati e solo possiamo dire che predomina questo o quell’aspetto. Anche così, è consuetudine dividere i temperamenti umani in quattro grandi categorie: il flemmatico, il melanconico, il collerico e il sanguigno. Fino a che punto il temperamento indica qualcosa di generale nella natura umana, e fino a che punto appartiene al nucleo intimo dell’essere umano? Quando esaminiamo qualcuno, egli presenta aspetti generali, ma anche aspetti strettamente individuali. Sappiamo innanzitutto di appartenere alla corrente ereditaria, che ci riporta ai nostri genitori e di lì agli avi e antenati. Molte cose possono infatti essere chiarite quando risaliamo agli antenati. Goethe diceva di avere avuto dal padre la statura e la condotta seria nella vita, e la natura allegra e il piacere di favoleggiare dalla madre. Quindi, si riferiva alle qualità morali come qualità ereditate. Quello che incontriamo nei discendenti ci chiarisce qualcosa di un individuo, però solo su un certo aspetto, ci mostra solo un lato dell’entità umana. Una certa spiegazione materialistica vorrebbe, intanto, far risalire tutto alla corrente ereditaria, finanche le qualità geniali e temperamentali, cercando vestigi e indizi in quell’antenato. Ma se penetriamo più a fondo nella natura umana, al di là delle caratteristiche ereditate, incontriamo qualcosa di peculiare ed essenziale che non può risalire alla corrente ereditaria.
È quello che che portiamo con noi dal mondo spirituale prima della nascita che si unisce alla corrente ereditaria, è qualcosa che proviene da tutt’altre regioni e che passa di esistenza in esistenza. È il frutto delle vite anteriori, la legge delle vite terrestri che si ripetono. Così come dobbiamo risalire ai genitori e agli avi per capire le caratteristiche esterne di una persona, dobbiamo retrocedere a vite anteriori per comprenderne la sua più intima essenza. Allora troveremmo le cause di quello che oggi ci appaiono disposizioni, talenti e qualità. Quindi, c’è la confluenza di due correnti, quello che si riceve dalla famiglia e quello che è originario dell’essenza più intima e che trasportiamo con noi di esistenza in esistenza, fino ad essere collocato alla fecondazione nella corrente ereditaria. E allora è necessario che si realizzi un certo equilibrio, un adattamento, perchè il nucleo essenziale in linea di principio non ha nulla a che vedere con quello della famiglia in cui si sta inserendo e che di lì a poco va a ereditare. Il temperamento è quello che risulta dalla confluenza tra la linea ereditaria con la linea che rappresenta l’individualità spirituale.
Assiomatica
Il temperamento di una persona appare allora come la fisionomia della sua individualità più intima, tinta con quello che prende dalla linea ereditaria. Le due correnti si tingono reciprocamente, come il blu e il giallo formano il verde. L’equilibrio si stabilisce per la relazione con le nostre parti costitutive, il corpo fisico, il corpo delle forze vitali, il corpo delle emozioni e delle sensazioni, e l’Io. Il corpo fisico è quello che riconosce anche il materialismo, in congiunto delle leggi fisiche che abbiamo in comune con la natura esterna. Il corpo delle forze vitali è il costruttore che plasma e tiene in vita il corpo fisico. Le sole forze fisiche e chimiche distruggerebbero il corpo fisico se non agisse continuamente il corpo vitale, come infatti lo fanno alla morte, quando il corpo vitale viene a mancare. Ne vediamo un riflesso fisico nel sistema ghiandolare. Come terzo membro, abbiamo il portatore di tutto ciò che è piacere e dolore, allegria e sofferenza, gli istinti, gli impulsi, le passioni, i desideri e le brame, le sensazioni. Ne vediamo il riflesso fisico nel sistema nervoso. Questo corpo viene detto astrale ed è per così dire l’antenna delle nostre emozioni e sensazioni. Finalmente, abbiamo il portatore della nostra auto coscienza, l’Io. È quello che ci dà la capacità di dire “Io” e di far risuonare in ciascuno di noi questa consapevolezza. Il corpo fisico si esprime negli organi dei sensi; il corpo vitale come detto si riflette sul sistema ghiandolare; il corpo astrale si esprime nel sistema nervoso e l’Io nel sangue.
Quindi, le due correnti si uniscono e si tingono reciprocamente. È come se, alla discesa dal mondo spirituale, il nucleo essenziale si circondasse con una sfumatura mentre eredita la sua parte genitoriale; il temperamento equilibra l’eterno con il temporaneo. Se non potessimo modellare la nostra essenza interiore, come discendenti saremmo appena copia dei nostri progenitori, e qui risiede il mistero dei temperamenti. Succede che i quattro membri costitutivi interagiscono mutuamente e ne risulta una miscela variata, con il risultato che di norma uno di essi acquista il predominio sugli altri e imprime la sua sfumatura, e questa ci appare come temperamento.
Conclusione
Quando lo spirito umano sta per reincarnare, è pronto per incorporare secondo la sua essenza un certo eccedente in uno dei suoi quattro membri, a causa di precedenti esperienze. Se per il suo destino l’Io dell’essere si sia fortificato al punto che le sue forze possono predominare e regnare sugli altri membri, sorge il temperamento collerico. Quando soccombe specialmente alle forze del corpo astrale, nasce il temperamento sanguigno. Quando è il corpo vitale ad attuare in eccesso sugli altri membri imprimendo la sua natura su di essi, sorge il temperamento flemmatico. E quando il corpo fisico è specialmente predominante, al punto che l’Io non è capace di superare certe resistenze di questo corpo, nasce il temperamente melanconico.
Di conseguenza, nel temperamento melanconico è il corpo fisico che dà il tono esterno. Nel temperamento flemmatico è il sistema ghiandolare che conferisce la tonalità al corpo fisico. Nel temperamento sanguigno, invece, è il sistema nervoso che imprime la tonalità al corpo fisico. Nel temperamento collerico, dove l’Io esercita un potere speciale sulla vita delle sensazioni e del pensiero, prevale la pulsazione del sangue, espressione diretta dell’Io. Con questo, la persona collerica si comporta come un essere che vuole imporre il suo Io in tutte le circostanze. Dalla circolazione vigorosa del sangue deriva l’aggressività del collerico e la sua natura fortemente volitiva. Se invece è la parte cosiddetta astrale a preponderare, la manifestazione fisica dipende essenzialmente dal sistema nervoso, col suo sali e scendi di sensazioni e sentimenti oscillanti, pensieri e immagini. In tal caso, avremmo una vita oscillante di immagini e rappresentazioni, un caos. Le forze dell’Io, per fortuna, non permettono che le immagini si mescolini di forma fantasiosa e così può sorgere un certo ordine. Infatti, è il sangue che pone limiti all’attività del sistema nervoso, il sangue è in un certo senso il domatore del sistema nervoso. È auspicabile che ci sia equilibrio tra l’Io e il corpo delle emozioni e sensazioni, o fisiologicamente parlando, tra il sistema sanguineo e il sistema nervoso. Altrimenti, nel temperamento sanguigno senza freni c’è entusiasmo repentino, quel passare da una viva impressione ad un’altra, da una percezione o un’idea all’altra, mostrando una estrema volubilità.
Quando invece predomina il corpo vitale, la persona si sente tentata a rimanere comodamente nel suo interiore. Mentre il corpo astrale cerca all’esterno sensazioni e l’Io è interessato soprattutto ad agire sull’esterno, il corpo vitale ha una sua vita interiore, e se prevale, può succedere che la persona viva di preferenza in questo benessere interno quando nel suo organismo sta tutto in ordine, Allora si sente poco spinto a dirigersi all’esterno e ad esercitare un volere vigoroso. Quanto più la persona si senta a suo agio nel suo interiore, sentirà consonanza col mondo esterno, e siamo in presenza di un essere flemmatico.
Il tema naturalmente è qui solo accennato e spero di poterlo trattare ulteriormente in un prossimo studio.
FILOTEO NICOLINI
Immagine: C.Carrà, I BAGNANTI


