GABRIELA MISTRAL, MAESTRA RURALE E PREMIO NOBEL DI LETTERATURA.
La scelta di uno pseudonimo è un atto di genesi, si cancella un nome per abbordarne un altro, nel passaggio da un registro civile e una famiglia per approdare a uno nuovo che si allontanerà dalla contingenza. Lucila Godoy Alcayaga nasce a Vicuña nel Cile nel 1889, e l’uso dello pseudonimo Gabriela Mistral inizia con le prime pubblicazioni a partire dal 1913. Lucila per farsi conoscere si inventa un nome mentre firma Godoy Alcayaga come maestra rurale. Scrittura e biografia si intercambiano da allora e sono in simbiosi. Le tappe della vita di Lucila sono segnate da una origine umile e rurale, la morte prematura del padre, la vocazione per il magistero e una serie di morti che ne marcano la gioventù, il suicidio di suo nipote e del suo amato, che si riflettono nei poemi dolorosi Los sonetos de la muerte*, e poi la maternità frustrata. È basicamente autodidatta, risponde alla sua vocazione e assume la figura di maestra che, come donna, la presenta pubblicamente e la aiuta per accedere al mondo della cultura. Nei primi libri compaiono canzoni di ninna nanna che si è voluto interpretare come frutto della sua vocazione materna frustrata. Si è detto che la tragedia dei suoi amori fu la sua musa, insieme alla morte mondana e il claustro laico in cui si confinò. Dava l’impressione di ascetismo, evitando maquillage e vestendo sobriamente con i capelli raccolti e vestiti grigi come il saio di un frate, quasi una sfida all’anatomia. La critica volle vedere nella sua arte poetica uno stile poco perfezionato, addirittura dotato di rudezza maschile. Ma in fondo la sua è assenza di artificio, indifferenza tra l’autentico e l’apparenza.
La raccolta Tala* si svolge intorno all’esperienza della perdita e comincia con il poema Muerte de mi madre*. All’assenza della madre seguono assenze descritte negli altri poemi, le carenze, gli abbandoni e le privazioni. La morte della madre si ripete nella raccolta Lagar* dove scrive: “perdidamente la sigo, y camino sin hallarla*”. Stare separata e perciò inferma nell’anima la colloca di fronte alla madre scomparsa, di fronte al figlio, di fronte all’amore perduto. Con la madre vede un soggetto che si fuga e una corsa disperata per pervenire a lei, in un cammino che gira in tondo e circonda ma non la raggiunge. “O te busco, y no sabes que te busco, o vas conmigo, y no te veo el rostro, o en mì tù vas, en terrible convenio, sin responderme con tu cuerpo sordo.”* La figura si dissolve nella nebbia e diviene minacciosa come la Medusa che non può essere guardata senza che sopravvenga la morte, quale guardiana tra il mondo dei vivi e dei morti.
Il poema La mujer esteril* canta la donna che non culla un figlio sul petto e tutto il suo cuore è invaso da un dolore immenso, mentre la visione di una mendicante in gravidanza dal seno in fiore la copre di vergogna. Appartiene alla raccolta Desolaciòn*, libro che lei stessa definisce amaro, perché vi sanguina un doloroso passato nel quale la canzone stessa ha sanguinato. Lo lascia dietro di sé nell’abisso oscuro per risalire verso altopiani spirituali dove la luce la attende, e canterà le parole della speranza come lo ha voluto il Misericordioso per consolare l’umanità. La maternità non realizzata traspare in vari poemi: nella raccolta La Escuela* appare El Himno*, La Maestra rural*, Manitas* e altre. Mistral compone inoltre Canciones de cuna* in forma poetica dove raggiunge vertici di emozione e amore.
Il dolore che accompagna Mistral si riflette nella raccolta Alucinaciòn e Historias de loca*. Las mujeres locas* sono l’abbandonata, l’altra, la ansiosa, la desiderata, la fuggitiva, la umiliata.
All’America dedica poesie come El sol del Tròpico, La Cordillera, Mar Caribe, El Maìz, Tamborito panameño*.
Riceve il Premio Nobel per la letteratura nel 1945, prima donna latino-americana.
FILOTEO NICOLINI
Los sonetos de la muerte (I sonetti della morte)
Tala (Potatura)
Muerte de mi madre (Morte di mia madre)
Lagar (Luogo dove si pigia l’uva)
Perdidamente la sigo, y camino sin hallarla (La seguo perdutamente e cammino senza trovarla)
O te busco, y no sabes que te busco, o vas conmigo, y no te veo el rostro, o en mì tù vas, en terrible convenio, sin responderme con tu cuerpo sordo (O ti cerco, e non sai che ti cerco, o vai con me, e non vedo il tuo volto, o tu vai in me, in terribile convegno, senza rispondermi con il tuo corpo sordo)
La mujer esteril (La donna sterile)
Desolaciòn (Desolazione)
La Escuela (La Scuola)
El Himno (L’Inno)
La Maestra rural (La Maestra rurale)
Manitas (Manine)
Canciones de cuna. (Canzoni di culla)
Alucinaciòn e Historias de loca (Allucinazioni e Storie di donna folle)
Las mujeres locas (Le donne folli)
El sol del Tròpico (Il sole del Tropico)
La Cordillera (La Cordigliera)
Mar Caribe (Mare dei Caraibi)
El Maìz (Il Mais)
Tamborito panameño (Tamburino del Panamà)


