Corruzione in Ucraina: water d’oro, droni fasulli e kg di dollari

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Cosimo Caridi
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Corruzione in Ucraina: water d’oro, droni fasulli e kg di dollari

Sei valigie, 200 chili di banconote, in viaggio verso il confine ungherese. Erano passate solo quattro settimane dall’invasione russa, quando la modella ucraina Anastasia Kotvitska varcava la frontiera a Vilok su una Opel Vivaro, accompagnata dalla madre. Secondo le autorità di Budapest, all’interno delle valigie c’erano 28,8 milioni di dollari e 1,3 milioni di euro. Le guardie ucraine non intervennero, mentre sul lato ungherese le valigie vennero aperte e fu avviata un’indagine. Il marito di Kotvitska, Igor Kotvitsky, ex deputato e magnate legato all’uranio, è uno degli uomini più ricchi dell’Ucraina: il caso da allora è diventato un simbolo inquietante degli enormi capitali che si muovono in contanti nel Paese.

Ma i quasi quattro anni di guerra sono costellati di inchieste sulla corruzione che è una piaga in Ucraina. Dopo l’ultimo caso da 100 milioni di euro, ieri un colpo d’ala di Volodymyr Zelensky ha scosso il governo: ha rimosso due ministri strettamente legati a lui – German Galushchenko (Giustizia) e Svitlana Grynchuk (Energia) – escludendoli anche dal Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale. Galushchenko era il suo uomo di fiducia, già ministro dell’Energia prima di assumere la Giustizia; Grynchuk lo aveva sostituito all’Energia. Zelensky perde una parte significativa del suo centro di potere. Le accuse sono pesanti: secondo Nabu (l’Ufficio Nazionale Anticorruzione) e Sapo (Procura Anticorruzione), fornitori di Energoatom (la società nucleare statale ucraina), avrebbero versato tangenti tra il 10 e il 15% sui contratti per evitare penalizzazioni. Al centro dello scandalo c’è Timur Mindich, imprenditore ritenuto in stretti rapporti con Zelensky, accusato di orchestrare una rete di influenza per facilitare l’accordo su appalti strategici. Secondo i media, gli importi mobilitati sono enormi, si parla di decine di milioni, e il coinvolgimento politico arriva ai vertici. Il sodale di Zelensky, perquisito qualche giorno fa in uno dei suoi quattro appartamenti avrebbe un bagno con tanto di water dorato.

Ma non è solo il caso Kotvitska o le mazzette su Energoatom. Nabu e Sapo hanno scoperto un grosso schema di appropriazione indebita nella fornitura di droni e sistemi di guerra elettronica. Secondo l’indagine, nel 2024-2025 alcuni uomini politici, funzionari e figure della Guardia nazionale avrebbero favorito fornitori pre-selezionati, firmando contratti a prezzi gonfiati e ottenendo kickback fino al 30%. In un caso specifico, sono stati acquistati droni, 400 DJI Mavic 3 e 1.300 Autel Evo Max 4T, a prezzi superiori del 70-90% rispetto al mercato. Le perdite per lo Stato ammonterebbero a quasi a 2 milioni di euro

Già in passato l’Ufficio nazionale anticorruzione ha denunciato anche appaltatori che avrebbero gonfiato i prezzi per forniture di beni essenziali per le truppe al fronte, con costi esorbitanti per i beni più comuni (patate, cereali) – in un caso chiamato “Defense Ministry Egg Case” – generando profitti illeciti per decine di milioni di euro. Secondo il rapporto ufficiale di Nabu, sono stati manipolati i cataloghi di fornitura per massimizzare le spese, e solo dopo l’esposizione mediatica il governo ha rivisto alcune procedure.

Sempre nel settore della difesa, è emerso un altro scandalo: il ministero aveva commissionato lo sviluppo del sistema di comando “Dzvin” a un’azienda priva di reale esperienza, a un costo molto superiore e con prestazioni inferiori alle attese. Il risultato: fondi spesi, sistema inefficiente e responsabilità non pienamente chiarite. Un’altra inchiesta di Nabu riguarda i reparti logistici delle forze armate: alcuni dirigenti avrebbero manipolato appalti per favorire ditte compiacenti nell’acquisto di parti per l’aviazione. Offerte migliori sono state ignorate, e contratti sono stati firmati a condizioni sfavorevoli, con un danno al bilancio anche in questo caso calcolato in milioni di euro. Non è solo l’energia o la difesa: la corruzione permea anche il sistema della giustizia. In passato decine di procuratori sono stati accusati di abuso tramite falsi certificati di invalidità per evitare la coscrizione.

In più, come denunciato da giornalisti investigativi, esistono collegamenti tra appalti statali, circoli oligarchici e figure dell’entourage di Zelensky, che alimentano una rete di potere sempre più intrecciata. Nonostante la retorica anti-corruzione, emergono crepe: Nabu ha aperto un’indagine su Rustem Umerov, ministro della Difesa, per presunto abuso di potere nel gestire l’agenzia degli appalti delle armi (Dpa). Secondo le denunce, Umerov avrebbe cercato di neutralizzare l’efficacia dell’agenzia, che dovrebbe aumentare la trasparenza negli acquisti bellici. Questo scontro minaccia non solo la stabilità interna, ma anche la fiducia degli alleati occidentali nella governance delle forniture militari. Un altro capitolo, molto corposo, non riguarda i fondi statali, ma i giovani che corrompono gli uffici di leva per non prestare servizio militare. Il danno non è per le casse dello Stato, ma fa emergere la diffusione del fenomeno della corruzione. Tutto questo non si gioca solo sul terreno ucraino, ma ha un riverbero europeo. Circa metà del budget 2026 di Kiev dovrebbe arrivare dall’Ue. In un Paese dove gli scandali sembrano strisciare fino ai vertici, l’invio massiccio di fondi senza meccanismi di controlli rigidi è un rischio enorme, non solo politico ma anche morale.

L’Unione europea stessa ha istituito strumenti di trasparenza – un portale web per tracciare le operazioni finanziarie e i beneficiari degli aiuti sopra i 100.000 euro. Ma anche questo sembra insufficiente, se dietro permangono reti di influenza e favoritismi. L’Ucraina ha richiesto di usare i fondi non solo per armamenti, ma anche per coprire il deficit di bilancio, le spese sociali e la ricostruzione. A Bruxelles ci si interroga sulla possibilità di controllare l’allocazione corretta di questi fondi. Dietro questi scandali emerge un dato politico: la corruzione in Ucraina non è un incidente di guerra, è un problema strutturale. Prima del conflitto, gli oligarchi, lo Stato e le élite politiche avevano già costruito una macchina clientelare potente.

La premier ucraina, Yulia Svyrydenko, ha annunciato un’azione drastica: un audit completo su tutte le imprese statali, a partire proprio da quelle più strategiche come Energoatom. Per l’Europa, la posta in gioco è altissima. Se Kiev vuole consolidare il sostegno internazionale, non basta difendere i confini: deve anche dimostrare di saper difendere i propri conti.

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