Giuseppe Conte: “Meloni fa poco e male su tutto. Ha consenso grazie a tv e giornali. L’Ulivo? Noi dobbiamo durare”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Daniela Preziosi
Fonte: Domani

Giuseppe Conte: “Meloni fa poco e male su tutto. Ha consenso grazie a tv e giornali. L’Ulivo? Noi dobbiamo durare”

L’ex premier è il più alto nelle preferenze degli under 25 secondo il sondaggio Swg/Domani: «Li ringrazio per la fiducia. Ma lancio loro un appello: partecipate, siate protagonisti della battaglia per cambiare le cose. Dobbiamo cancellare l’ipoteca Meloni sul vostro futuro». Sulla sicurezza: «Noi non inseguiamo la destra, non soffiamo sulle paure, per noi è anche coesione sociale». «La premier vuole cambiare la legge elettorale? Vuol dire che ha paura. M5s si batterà contro, e mi auguro tutto il campo progressista».

L’intervista con Giuseppe Conte non può che partire dal sondaggio di Swg per Domani sul tema del rapporto degli under 25 con la politica. Il presidente di M5s risulta il leader preferito dai ragazzi sondati. «Li ringrazio per la fiducia. Ma lancio loro un appello: partecipate e siate protagonisti della battaglia per cambiare le cose. Dobbiamo cancellare l’ipoteca firmata da Meloni e dai vertici europei sul loro futuro: spese militari folli, che significano tagli al diritto allo studio, alla casa e alla salute. Non dobbiamo arrenderci, non possiamo offrire loro un futuro da precari, sottopagati o costretti a indossare la mimetica».

Lei critica Giorgia Meloni, che però resta alta nei consensi. Perché?

Perché la destra ha in mano direttamente e indirettamente una mostruosa concentrazione di tv e giornali. Tengono alta la propaganda e scaricano ogni colpa sull’opposizione, mentre stanno campando di rendita grazie ai 209 miliardi del Pnrr. Ma dopo tre anni e quattro manovre di bilancio si iniziano a vedere i danni della loro incapacità. La crescita crolla a zero. La pressione fiscale è la più alta degli ultimi dieci anni. C’è il record dei poveri. Sei milioni di cittadini rinunciano a curarsi. Oltre 300mila sbarchi di migranti in tre anni. E un flop totale sulla sicurezza: nel 2024 sono aumentati molti reati come scippi e rapine.

La sicurezza è un tema su cui la destra va forte. Inseguendoli su questo tema, non c’è rischio che i cittadini preferiscano l’originale?

Noi non scopiazziamo nessuno. E soprattutto non soffiamo sulle paure. Le nostre proposte rispondono a un bisogno profondo che riguarda anche l’incertezza economica ed esistenziale delle persone. La nostra è una battaglia anche contro l’emarginazione, volta a recuperare quel senso di coesione sociale che contribuisce ad aumentare la percezione di sicurezza. Non è solo un problema di ordine pubblico. La loro propaganda ideologica nasconde un totale fallimento. Come per l’immigrazione: fallimento del blocco navale, fallimento dei centri d’Albania. E del piano Mattei, di cui nessuno parla più: si deve essere perso nel Mediterraneo. Quanto alla sicurezza, è una delle tre emergenze nazionali, assieme alla crisi che vivono famiglie e imprese.

Sull’immigrazione il Pd ha rottamato la sua “era Minniti”. Invece lei si sente più vicino a quel Pd?

Noi ci sentiamo vicini ai bisogni delle persone. Le nostre proposte sono serie e di buonsenso e nascono dalla consapevolezza di dover gestire i flussi migratori senza esserne sopraffatti, in modo da poter costruire politiche di integrazione senza creare eserciti di disperati, senza prospettiva di lavoro.

Lei è ritroso ad accettare la convocazione di un tavolo di coalizione?

La disponibilità a dialogare c’è sempre stata e lo dimostrano i tanti temi su cui abbiamo raggiunto la massima condivisione con le altre forze progressiste: salario minimo, congedo parentale, riduzione dell’orario di lavoro. Non siamo all’anno zero. Ovviamente, però, resto in linea con quello che la mia base mi ha chiesto, di essere una forza definitivamente collocata nel campo progressista, dove però le alleanze non devono mai essere uno schema precostituito a prescindere dai contenuti.

Sì, i temi, e le regionali. Però fin qui un’alternativa di governo non si è vista. Intanto come la chiamerebbe: campo progressista, centrosinistra, campo largo?

Queste diatribe lessicali mi appassionano poco. L’importante è che sia un progetto di marcata impronta progressista.

Vi riunirete dopo le regionali o poi, dopo il referendum?

Il progetto progressista sarà l’esito di un ampio processo di confronto.

Ma dall’altra parte stanno insieme da trent’anni. Non siete in ritardo?

L’importante è farsi trovare pronti. Se ci sarà un anticipo della fine della legislatura, accelereremo i tempi.

Nascerà un comitato dei partiti per il No al referendum della giustizia?

Stiamo lavorando, non c’è ancora una decisione. Per noi sarà una battaglia fondamentale.

Massimo D’Alema evoca l’Ulivo, Romano Prodi evoca l’Ulivo, Ernesto Ruffini pure. Lei ai tempi dell’Ulivo, e dell’Unione, cosa ha votato?

Ho sempre seguito con grande attenzione il filone dei cattolici democratici. Anche se in passato ho anche votato Radicali, una volta. Ma queste evocazioni hanno poco senso in un contesto come oggi, completamente diverso, e sono state comunque esperienze non brillanti per la loro durata. Dobbiamo costruire un progetto solido per realizzare un programma di vera trasformazione della società.

E allora parliamo dei vostri contrasti. Se lei fosse al governo ora, interromperebbe gli aiuti militari a Kiev?

Su questo, e sul pacchetto sicurezza, la destra è del tutto sfilacciata. Lo scontro fra il ministro Crosetto e il vicepremier Salvini – che cerca di racimolare un po’ di consenso – è fortissimo. Per ciò che mi riguarda, io non condivido nulla di quello che si è fatto e si sta facendo. Se fossimo stati al governo avremmo da subito costretto tutti a misurarsi con una prospettiva negoziale senza lasciare questa prerogativa nelle mani di Trump. È l’Europa a dover porre fine al conflitto: non diamo una delega esclusiva agli Usa che giustamente fanno i loro interessi e mettono sul piatto anche vantaggiosi accordi con le parti in conflitto, che si tratti di Ucraina o di Russia.

Trump non riesce a costringere Putin a un negoziato. Secondo lei perché?

Molti governi europei, compresa l’Italia, non accettano il fallimento della scommessa militare della vittoria sulla Russia. Bisognava da subito coinvolgere la Cina e altri player globali per mettere Putin con le spalle al muro.

Per lei Putin ha intenzione di fare pace?

Ma nessuno è nella testa di Putin. La pace è un obiettivo che va costruito tenendo conto di tutti i player funzionali a questo scopo, con determinazione e volontà.

Che pensa della promessa di condono per la Campania fatta dalla destra?

Se riaprono il condono di Berlusconi del 2003 vuol dire che sono proprio disperati.

E della polemica sulla barca di Roberto Fico?

È una polemica miserabile, di chi non ha argomenti e proposte forti per convincere gli elettori. Questi attacchi saranno per loro un boomerang, i campani sanno bene chi è Fico e conoscono la sua storia, ha restituito dai suoi stipendi 700mila euro alla collettività e ha tagliato i vitalizi alla Camera. Gli esponenti di destra che oggi lo attaccano per decenza dovrebbero solo tacere.

Circola l’idea che lei voglia rifare il premier. Provo a chiederglielo: vuole rifare il premier?

(Ride). Sono il leader di una forza politica che potrebbe legittimamente aspirare a partecipare a questa competizione, no? Non mi sembra una colpa. Ma non sarò un ostacolo nella scelta del migliore o della migliore candidata. La anticipo: quando sarà il momento parleremo dei criteri.

Primarie o un passo indietro suo e di Elly Schlein, a favore di un altro o un’altra meno divisiva: Gaetano Manfredi, Silvia Salis, Ernesto Ruffini?

E dovremmo ora definire a tavolino il criterio? Sarebbe prematuro.

Giorgia Meloni prepara una legge elettorale fatta apposta per farvi litigare sulla premiership e per scipparvi la vittoria nei collegi del Sud. Secondo lei questa legge passerà?

È il segno che la destra si rende conto che il paese sta reagendo molto male ai loro tre anni di governo. Detto questo, contrasteremo in ogni modo furbizie e astuzie per recuperare un vantaggio che evidentemente ritengono di aver perso. E in ogni caso sappiano sin d’ora che qualsiasi modifica dovessero apportare alla legge elettorale troveranno grande determinazione e capacità di reazione da parte del Movimento e, mi auguro, di tutto il campo progressista.

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